The Rig: recensione della serie TV Prime Video

Una serie che rispetta la grammatica narrativa del genere

Immerso nel Mare del Nord scozzese, l’equipaggio della piattaforma petrolifera Kinloch Bravo aspetta con gioia e goliardia lo scadere del loro turno e il conseguente rientro sulla terraferma. The Rig si apre con questo presupposto, prontamente sfidato dagli eventi: una fitta nebbia circonda la piattaforma e tutte le comunicazioni con il mondo esterno diventano improvvisamente impossibili. Trovandosi isolati e in balia dell’oceano, tutta la squadra di operatori deve far fronte alla crisi come può, senza lasciarsi trascinare dalla tensione crescente tra i singoli individui. Nonostante tutti i componenti del gruppo si tengano saldi alla propria razionalità, il mare infuriato li mette davanti a una dura evidenza: la forza che è stata risvegliata e che li sta minacciando è capace di mettere in pericolo non soltanto l’intera Kinloch Bravo, ma anche il resto dell’umanità.

Il racconto di The Rig è la trama della prima serie targata Prime Video interamente prodotta in Scozia, dove il colosso streaming ha deciso di ambientare gli eventi di questo thriller sovrannaturale. Nei sei episodi da 50 minuti ciascuno che formano la prima stagione della serie, The Rig sfrutta lo sfondo di un racconto quasi mitologico per affrontare problemi relazionali e sociali molto terreni, immediatamente ricondotti alle dinamiche dei diversi personaggi, costretti a confrontarsi con la varietà umana esistente da una convivenza forzata che (ormai) non ha più i confini imposti dalla quotidianità lavorativa.

The Rig: la prima serie scozzese targata Prime Video

Il luogo e l’ambiente circostante sono i padroni della scena di The Rig, visto che con la loro presenza solo apparentemente statica influenzano le vite dei protagonisti (e probabilmente non solo le loro). Non a caso gli sceneggiatori hanno scelto di ambientare la serie su una piattaforma, che porta nella sua stessa natura l’essenza dell’isolamento e dell’abbandono o adattamento, spesso coatto, alle forze circostanti. Questa sorta di “non luogo” amplifica la tensione creata dalle dinamiche umane, diventando un vero e proprio motore degli eventi che si sviluppano davanti ai nostri occhi, nonostante proprio le azioni primitive vengano celate agli spettatori (la nebbia, prima di ogni altra cosa, nascondo tutto ciò che realmente muove l’azione). Nell’amplificarsi delle vicende tra i vari personaggi si innescano su questo sfondo diverse opposizioni, che vedono l’equipaggio frammentato in infinite specificità a seconda della matrice utilizzata: si oppongono per esempio il mondo degli aziendalisti a quello degli ultimi arrivati, così come i “colletti bianchi” che possono gestire la situazione con un minimo di riparo dalle intemperie sono contrapposti agli operai e ai manovali che si trovano a combattere praticamente a mani nude direttamente contro gli agenti loro contrari.

La bella coincidenza nel cast di The Rig

Dal canto suo la produzione di The Rig non si avventura nell’esplorazione di territori particolarmente nuovi o irriverenti, anzi sembra piuttosto attenta a rispettare aspettative e grammatica visiva imposte dal genere, ma vale la pena sottolineare un cast degnamente impegnato a dare vita a una storia realistica, almeno dal punto di vista delle relazioni umane. Tra gli interpreti principali spiccano senza dubbio Emily Hampshire nei panni di Rose, la portavoce aziendale (per questo guardata con sospetto dai più) e personificazione del pensiero scientifico, Iain Glen che dà vita a Magnus, il capo dell’equipaggio e responsabile della piattaforma.
Breve curiosità: tra gli attori troviamo anche Martin Compston, il cui padre lavorava realmente su una piattaforma petrolifera. Nonostante siano molte le speranze riposte in questa serie da parte della produzione locale, non si hanno ancora notizie di un eventuale rinnovo.

La serie, creata da David Macpherson e diretta da John Strickland e Alex Holmes, vede nel cast AIain Glen, Emily Hampshire, Martin Compston, Calvin Demba, Owen Teale, Richard Pepple, Mark Bonnar, Rochenda Sandall, Emun Elliott, Stuart McQuarrie, Abraham Popoola, Molly Vevers, Mark Addy, Nikhil Parmar, Cameron Fulton.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 1
Emozione - 2

2.3