The Crown – stagione 6: recensione della seconda parte della stagione finale

Gli episodi finali della serie sulla Corona inglese tra ricordi, perdite e uno sguardo verso il futuro

Dopo aver salutato più di un anno fa la vera Regina Elisabetta II, venuta a mancare l’8 settembre 2022, è arrivato il momento di congedarsi anche dalla sovrana di The Crown, dopo un inchino e ovviamente senza darle mai le spalle come impone il galateo reale. L’amatissima serie creata da Peter Morgan chiude i battenti dopo 6 fortunate stagioni che hanno fatto appassionare milioni di spettatori in tutto il mondo alle vicende della casa reale inglese più di quanto molti pensassero. Le ultime sei puntate sono disponibili su Netflix dal 14 dicembre. Tra fatti storici assodati e vicende personali romanzate la serie ha raccontato dal 1947 fino ai giorni nostri un universo precluso alla maggioranza, diviso tra la Storia e il privato di persone nate in un’ambiente straordinario costrette a piegare la loro vita a un solo volere: quello della Corona.
Ne ha pagato le spese Diana della quale nella prima parte di questa stagione abbiamo assistito alla tragica fine, soffocata per anni, prima del divorzio da Carlo, dalle fredde logiche di Palazzo; ma anche lo stesso Carlo che per anni ha dovuto rinunciare a vivere davvero il suo grande e vero amore Camilla Parker Bowles, e ancora prima la principessa Margaret e la stessa regina.

The Crown 6 – Padri e figli

Negli ultimi episodi assistiamo al dolore profondo e composto del giovane William (Ed McVey) dopo la scomparsa dell’amata madre, la sua sempre misurata reazione contro il padre Carlo (Dominic West), considerato in qualche modo responsabile della sua morte. Vediamo un umano e doloroso confronto fra padre e figlio, ma anche la differenza fra due generazioni di genitori: Carlo, affettuoso, che cerca suo malgrado di fare il bene dei suoi figli così presto feriti dalla vita, disposto ad ascoltarli e a sostenerli, e il Principe Filippo (Jonathan Pryce), sempre distaccato con il figlio maggiore, come mostrato nelle precedenti stagioni, che qui prende coscienza dei propri errori, e con un bellissimo discorso al nipote William gli chiede di essere comprensivo con Carlo. È la stagione sicuramente dei ricordi, delle riappacificazioni, degli abbracci a lungo cercati, dei confronti “umani” che qui vengono dagli uomini della famiglia, il Principe consorte sempre un passo dietro alla sovrana, il figlio che le ha dato tante preoccupazioni, e il nipote adorato, e che spesso non abbiamo visto fare a Elisabetta, sempre “sottomessa” al suo ruolo irreprensibile di regina.

The Crown 6 – Fedeltà e sacrificio per la Corona

The Crown 6, cinematographe.it

Tutti dobbiamo convivere con il non avere una voce. Tutti abbiamo sacrificato e soppresso chi siamo, si perde sempre parte del nostro io naturale”, nella sesta puntata della terza stagione la regina Elisabetta II, interpretata all’epoca dal premio Oscar Olivia Colman, spiegava in questo modo l’impegno di un sovrano e di un reale a un giovane Carlo (Josh O’Connor), desideroso di esprimere la sua personalità, le sue idee, ma costretto a sopprimerle in quanto futuro re d’Inghilterra, con il dovere assecondare le logiche reali. Un concetto che ritorna prepotentemente nella sesta stagione di The Crown, come a sottolineare che la vera protagonista di questa serie e delle vite dei reali sia in realtà la Corona, come lo stesso titolo ci ha sempre suggerito.

Io vivo di pane come voi, provo desideri, assaporo il dolore e ho bisogno di amici. Così asservito, come potete venirmi a dire che sono un re?”, recitava Carlo nella stessa puntata facendo sue le parole del Riccardo II di William Shakespeare, sentendosi sempre più sopraffatto dal peso di un destino, di un ruolo spettatogli per nascita, dal peso della monarchia

Nella toccante puntata 8 di questa ultima stagione, intitolata Ritz, scopriamo quanto questo fardello, considerato da molti solo un privilegio e una fortuna, abbia condizionato la vita di Elisabetta II (Imelda Staunton). Per tutto l’episodio la sorella Margaret (Lesley Manville) rievoca un ricordo per lei molto caro, la notte dell’8 maggio 1945, quando l’intera Inghilterra festeggiava la fine della seconda guerra mondiale. Le giovanissime sorelle insieme a due amici fidati sgattaiolarono fuori dal palazzo reale per andare a divertirsi all’hotel Ritz, vivendo finalmente quella libertà che la guerra, e il loro rango, gli avevano impedito di fare. È in quelle ore spensierate, nella frenesia della festa, che viene fuori la vera natura della futura regina, scatenata nelle danze, sorridente, disinibita, non più composta e timida, come se in quei momenti felici avesse messo da parte l’irreprensibilità che il suo futuro ruolo richiede.

The Crown 6, cinematographe.it

L’entità del sacrificio che hai fatto. Quanta parte della vera te hai dovuto rinchiudere e nascondere”, le dice Margaret dal suo letto nel 2001, ormai anziana e malata, ma sempre fiera, ironica e amorevole verso sua sorella, la sua regina, che a quella vita di impegni e rinunce avrebbe preferito quella semplice, in campagna, con i suoi amati cavalli, quella vita che avrebbe avuto se il corso della storia d’Inghilterra fosse stato diverso, se suo zio Edoardo VIII non avesse abdicato per amore, lui davvero libero da quel legame soffocante con la Corona. Quella Corona in nome della quale Elisabetta è arrivata a ferire profondamente anche le persone più amate, come suo figlio Carlo, o come sua sorella Margaret, “imponendole” di non sposare l’uomo della sua vita, il colonnello Peter Townsend, perché divorziato, cosa inaccettabile negli anni ’50 dalla royal family, e che nonostante questo giurò sempre fedeltà alla sorella. “Sarò sempre dalla tua parte”, le dice la principessa in una delle scene più emozionanti di queste ultime puntate, poco prima di andarsene per sempre.

La monarchia non è razionale. O democratica, o logica, tantomeno giusta”, dice la regina alla sua famiglia riunita per decidere se accettare le proposte del primo ministro Tony Blair (Bertie Carvel) per modernizzare la Corona riducendo le spese inutili di “un sistema feudale anacronistico e non rappresentativo, basato su mille anni di privilegi ereditari”, come dice al marito la first lady Cherie, facendosi portavoce di un pensiero molto diffuso all’epoca tra i sudditi. Ma come abbiamo imparato anche noi non sudditi della Corona la tradizione è la sua forza, la famiglia reale è uno status symbol che contiene quella magia e quel mistero che affascinano la gente comune, e che ha il dovere di “elevare le persone in un altro regno, non riportarle alla realtà”, ai problemi di tutti i giorni. Un po’ come è successo per i milioni di spettatori di The Crown, appassionatisi a vicende di persone così lontane da loro, come se assistessero a una favola di altri tempi.

Salutando il passato incontro al futuro

The Crown 6, cinematographe.it

Chissà cosa ci riserverà il futuro?”, si chiede la giovane Elisabetta all’alba di un nuovo giorno, il 9 maggio 1945, dopo aver salutato una nuova era di pace. Il suo futuro lo abbiamo visto in The Crown e nella realtà, ma la casa reale ne attende un altro, e quello ha il volto di William, figlio di Carlo e della compianta Diana Spencer. Anche lui l’erede ideale: impeccabile, affidabile, simile alla madre, l’amatissima “principessa del popolo”, in contrasto con il ribelle e problematico fratello minore Harry. William, più di Carlo, è il naturale “proseguimento” di Elisabetta. Come lei accetta stoicamente il suo futuro ruolo, e i doveri di un erede al trono, più del padre che ha sempre scalpitato per una maggiore libertà. “Non sarà facile non avere responsabilità e troppa libertà, ma non pensi che ogni tanto preferirei non essere quello giudizioso e affidabile? Ed essere invece l’amabile ribelle?”, dice William ad Harry durante una discussione in cui il fratello minore si lamenta di essere preso di mira dalla stampa per la sua condotta poco reale, paragonandosi alla madre, cosa che l’attuale Duca di Sussex ha davvero fatto, lamentando nel suo libro confessione, Spare, la violenta invadenza dei media nella sua vita privata.

È come se Elisabetta sentisse questo legame, questa somiglianza con William, e vedesse chiaramente cosa lo attende, cosa dovrà sacrificare, paragonandosi a lui da giovane. Tanto da decidere di tenerlo al riparo dall’esposizione mediatica il giorno delle celebrazioni del suo 50esimo giubileo nel 2002, come si vede nella penultima puntata della serie, proprio ora che William ha trovato l’amore in Kate Middleton (Meg Bellamy), un rapporto appena nato che ha bisogno di essere al riparo dalle grinfie dei tabloid, dei paparazzi, prima che diventi inevitabilmente “proprietà pubblica”, con tutte le conseguenze del caso. Un rapporto così speciale tanto che la sovrana aveva pensato di chiedergli di starle accanto e sostenerla sul balcone di Buckingham Palace per il saluto ai sudditi perché spaventata per l’eventualità di non vedere nessuna folla o di essere addirittura fischiata a causa del malcontento generale verso la casa reale di quegli anni. Il suo forse per la prima volta è un gesto da semplice nonna, un regalo che fa al nipote per permettergli di vivere il più a lungo possibile quella normalità che lei rimpiange. Quella di quando insieme a Filippo, giovani sposi, vivevano a Malta, vicino La Valletta, in una casa chiamata Villa Guardamangia, tra gli anni più felici della sua vita, quando andava a fare la spesa come qualsiasi altra persona, organizzava cene e picnic lontana dai riflettori. Voglio lo stesso per te”, dice la regina a William, augurandogli con un dolce regalo una volta trasferitosi in una casa a Hope Street con Kate e altri due amici che sia la “sua” Villa Guardamangia. William al suo fianco su quel balcone alla fine ci sarà per sua libera scelta, devoto sì, alla regina, ma soprattutto amorevole e protettivo verso la sua nonna, prendendo così idealmente il posto di coloro che per 50 anni di regno le sono state affianco senza riserve: Margaret e la Regina Madre, venute a mancare poco prima di festeggiare con lei questo traguardo. Una regina e un futuro sovrano, una nonna e un nipote.

The Crown 6: valutazione e conclusione

Con una sempre appassionante narrazione che, partendo dai fatti di una monarchia riesce a parlare di vicende personali che diventano universali, The Crown è riuscita a “umanizzare” con sei stagioni i reali d’Inghilterra, e ad avvicinarli anche a chi era lontano da loro geograficamente ed emotivamente. Questa ultima stagione conferma l’altissima qualità del racconto reale fatto da Peter Morgan, sceneggiatore di grande esperienza per film come The Queen di Stephen Frears (Oscar a Helen Mirren), l’accuratezza delle scenografie e dei costumi, la colonna sonora puntuale ed emozionante e soprattutto il grande lavoro del casting director Robert Sterne che anche stavolta, come nelle precedenti stagioni, ha scelto interpreti impeccabili e appassionati a partire da Imelda Staunton, Dominic West, Jonathan Pryce e i giovani Ed McVey e Meg Bellamy. Uno gioiello che rimarrà negli annali delle serie tv, e che nello stesso tempo possiamo considerare grande cinema. God save the Queen, the King…e Peter Morgan.

Leggi anche The Crown 6: recensione della prima parte dell’ultima stagione

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.3