The Boys Presents: Diabolical – recensione della serie animata di Prime Video

The Boys Presents: Diabolical grazie all'animazione riesce ad arrivare laddove il live action non può, passando per citazioni, scene splatter e follia supereroistica. 

The Boys, la serie che più di ogni altra si è fatta manifesto di una certa dissidenza verso il governo Trump. La seconda stagione, in maggior luogo, ha rappresentato l’America dell’allora presidente, ricalcandone visioni e complotti. Il Patriota interpretato da Antony Starr è una versione parodistica e dotata di superpoteri di Trump, la cui ideologia è stata personifica in Stormfront (Aya Cash). Insomma, The Boys ha saputo rimaneggiare il materiale originale dei fumetti di Garth Ennis e Darick Robertson per raccontare l’attualità. Questo è un ottimo esempio di adattamento televisivo che, della propria irriverenza e violenza mai fine a sé stessa ha fatto il proprio marchio di fabbrica. In attesa della terza stagione, Prime Video porta nel proprio palinsesto uno spin-off animato in otto episodi, ognuno dei quali autoconclusivo.

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Ogni storia ha un proprio stile d’animazione, come ad esempio Love, Death & Robot o Star Wars: Vision. The Boys Presents: Diabolical ricalca la forma narrativa della serie madre, andando però a investigare diversi lati della Vought American, l’agenzia che ha creato i “supereroi”. Il prodotto si dimostra da questo punto di vista ben congeniato, visivamente d’impatto e in alcuni momenti divertente. Tuttavia, la nostra è sempre una risata a metà, quasi mesta. Le scene comiche nascondono in realtà molto di più: raccontano il nostro presente. Non solo, la serie ricalca l’assurdità dei poteri, non sempre in linea con la visione erotica degli eroi. Alcuni personaggi sono ben distanti dalla classica rappresentazione dei super. Sono gli outsiders, gli emarginati, coloro che vengono nascosti dalla società. Sono coloro che vengono definiti difettosi, uno scarto di laboratorio. The Boys Presents: Diabolical gli dà un nome e un volto: è la rivolta dei freaks.

The Boys Presents: Diabolical e il pazzo mondo dei supereroi creati dalla Vought

The Boys Presents: Diabolical - Cinematographe.it

The Boys Presents: Diabolical nel suo formato antologico riesce a scandagliare il fondale di possibilità della storia madre. L’animazione, invece, è pura sperimentazione del possibile, del lasciarsi andare a briglia sciolta. Alcuni episodi funzionano più di altri, mentre altri ancora non posseggono lo spessore giusto. Nel complesso la serie è un piacevole passatempo, un modo per ridere e allo stesso tempo pensare al mondo in cui viviamo. La prima puntata è una versione splatter della comicità targata Looney Tunes. Suoni, personaggi e gag vengono ripescati a piene mani dai cartoni della Warner Bros. Diverso è il caso del secondo episodio, quello più vicino alla rivolta dei freaks.

Io sono il tuo pusher è invece un chiaro omaggio ai fumetti da cui la serie è tratta. I personaggi di Butcher e Hughie riprendono le fattezze delle loro controparti cartacee. Nella versione italiana le voci sono le stesse dei doppiatori della serie; un inception citazionistico. Passiamo poi Boyd in 3D un episodio non troppo originale nella sua contestazione dell’edonismo social, fatto di apparenze e ambiguità. I due protagonisti della storia vorrebbero rispecchiare gli stereotipati canoni di bellezza imposti da una certa società, finendo per esserne schiacciati. Il tutto in realtà finisce per avere risvolti totalmente diversi da quelli inizialmente supposti, in un ribaltamento non nuovo ma comunque efficace.

Da Awkwafina a John e Sun-Hee, i migliori episodi di questa stagione

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I veri protagonisti di The Boys Presents: Diabolical sono il quinto e il sesto episodio. BFFS scritto da Awkwafina segue la logica di Boyd in 3D ma in un’ottica molto diversa. La protagonista, dopo aver ingerito il composto V, ottiene il potere di creare degli escrementi senzienti. Quest’ultimi, o meglio ultime, diventano le sue migliori amiche. Siamo su un piano diverso di ciò che la società vorrebbe dal singolo, Sky decide di creare le proprie amicizie, andando oltre la semplice apparenza. La ragazza dà forma alla propria cerchia di rapporti, qualcuno che esce dal suo corpo e quindi affine alla sua personalità. L’episodio è un susseguirsi di momenti assurdi e divertenti, seguendo lo stampo surreale di The Boys.

John e Sun-Hee, il settimo episodio, è forse il più intimo e ragionato. Si avvicina all’animazione e a un senso del racconto di Miyazaki. Il tumore di Sun-Hee si fa manifesto, e la lotta contro il cancro diventa un’accesa battaglia tra l’anziana donna e il proprio nemico. Il marito John, invece, deve affrontare il trauma della perdita, il dolore e il senso di impotenza difronte all’inevitabile. Qui The Boys Presents: Diabolical si discosta dalla classica irriverenza per andare oltre, prendendosi anche più seriamente. Diametralmente opposte sono la sesta e l’ultima puntata. La narrazione esegue una brutta frenata, mancando di originalità. Nel particolare, One Plus One Equals Two non riesce a dirci molto altro sul personaggio di Patriota che la serie originale non abbia già fatto. Lo stesso principio vale anche per Nubian vs Nubian, la versione The Boys del Kramer contro Kramer con Maryl Streep e Dustin Hoffman.

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Tirando le somme possiamo affermare che The Boys Presents: Diabolical è un prodotto interessante, conforme alla pazza visione dello showrunner Eric Kripke, colui che ci ha fatto dono di Supernatural. Non tutto è perfetto e all’altezza delle aspettative, eppure alcuni episodi riescono comunque a lasciare un segno profondo nell’immaginario collettivo dei fan.

La serie è disponibile integralmente su Prime Video.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.9