Lost in Space – Stagione 1: recensione della serie tv Netflix

Riprendendo le tracce dello show andato in onda dal 1965 al 1968, Netflix diletta gli spettatori con Lost in Space, la serie in onda dal 13 aprile, che si rivela essere un riuscito mix fra fantascienza e avventura per famiglie.

Lost in Space è una serie di fantascienza Netflix del 2018, adattamento dell’omonimo show trasmesso dal 1965 al 1968 e già adattato nel 1998 in un film con protagonisti William Hurt e Gary Oldman. I protagonisti della serie sono Molly Parker, Toby Stephens, Parker Posey, Maxwell JenkinsIgnacio Serricchio, Mina Sundwall e Taylor Russell.
Lost in Space cinematographeIn un prossimo futuro, con una Terra sempre più inaridita e inospitale, la famiglia Robinson viene selezionata per fare parte di una missione, con lo scopo di testare la possibilità di sopravvivenza del genere umano in altri pianeti. Il militare John (Toby Stephens), la moglie Maureen (Molly Parker) e i figli Judy (Taylor Russell), Penny (Mina Sundwall) e Will (Maxwell Jenkins) impattano però in un pianeta sconosciuto e pieno di pericoli, fra cui un misterioso e inquietante robot alieno. I Robinson si trovano così costretti a farsi forza a vicenda, per superare le difficoltà e trovare un modo per salvare la missione e di conseguenza l’intera umanità.

Lost in Space cinematographe

Netflix continua la sua cavalcata nella fantascienza televisiva rispolverando uno storico show di avventura per famiglie e infondendogli un tocco più fresco e al passo coi tempi, costituito da una narrazione non lineare e una particolare attenzione al tema della pacifica integrazione fra culture e mondi diversi. Il tutto esaltato da personaggi tridimensionali e ambigui al punto giusto e da un sincero gusto per l’avventura più semplice e allo stesso tempo universale, che mette al centro la famiglia e il fascino dell’ignoto per farci riflettere su chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

Lost in Space: fra socializzazione e manipolazione

Districandosi fra temi sempre più attuali come i cambiamenti climatici e la sempre più realistica e necessaria colonizzazione di altri pianeti, Lost in Space tesse lentamente una trama che mette al centro di tutto l’esigenza di cooperazione e la socializzazione fra persone e creature agli antipodi, miscelando abilmente questi temi con gli istinti più subdoli dell’animo umano, come il desiderio di vendetta e l’irrefrenabile impulso di manipolare il prossimo, ben rappresentati da un’ottima ed enigmatica villain come il personaggio ben interpretato da Parker Posey.

Il canovaccio che si estende lungo i 10 episodi che compongono la prima stagione di Lost in Space vede principalmente i membri della famiglia Robinson messi di fronte a pericoli e disavventure di vario tipo, che li portano a mettere da parte attriti e incomprensioni e cooperare per superare le avversità. Lo schema viene inframezzato da inserti incentrati sul passato sulla Terra dei principali personaggi, con un ricorso al flashback talmente insistente, ma efficace, da rendere inevitabile un confronto con l’acclamato Lost, che proprio sul ricorso a questa tecnica narrativa ha basato buona parte delle proprie fortune.

Lost in Space fra originalità e fedeltà al passato

A dare un tocco intimo e profondo al racconto è inoltre il particolare rapporto che si instaura fra il piccolo protagonista Will e l’intrigante e allo stesso tempo spaventoso robot alieno, che, più che il seminale E.T. di Steven Spielberg, porta alla mente la dolcemente pericolosa amicizia alla base del capolavoro d’animazione Il gigante di ferro. Fra suggestioni, doppi giochi, una buona dose di mistero e qualche funzionale e ben gestita sequenza d’azione, Lost in Space mantiene alti tensione e ritmo per tutta la sua durata, scavando nel profondo di personaggi ben scritti e interpretati e ponendo al contempo solide basi per un futuro sviluppo del racconto.

A gettare un ponte fra il tono più leggero e scanzonato della serie originale e le atmosfere più tese e drammatiche di questa sorta di reboot è il personaggio di Ignacio Serricchio, che con sagaci battute e pose a metà fra l’eroico e lo spavaldo si pone (facendo le debite proporzioni) come l’Han Solo dello show, tenendolo lontano dalla noia e dalla ripetitività. Lodevole inoltre la capacità degli sceneggiatori di rielaborare temi e personaggi della serie del 1965 in chiave moderna e del tutto originale, arricchendo però la narrazione con molteplici ed espliciti riferimenti all’illustre predecessore, che saranno sicuramente apprezzati dai fan di lunga data dell’universo di Lost in Space.

Lost in Space: un riuscito mix fra fantascienza e avventura per famiglie

La cura per le scenografie e una fotografia che richiama esplicitamente le luci e i colori degli Star Trek di J. J. Abrams aiutano a chiudere un occhio su qualche passaggio narrativo forzato, come le decisioni discutibili di alcuni personaggi che indirizzano la storia dove necessario per gli sceneggiatori o il mancato approfondimento di alcuni risvolti di quanto avvenuto sulla Terra prima dello schianto della famiglia Robinson sul pianeta. Piccole leggerezze e sbavature che non attenuano l’impressione di essere di fronte a un rifacimento ben centrato e di ottima fattura, che potrebbe scavarsi una propria personale e originale strada nel panorama della fantascienza contemporanea.

Lost in Space cinematographe

Con una narrazione improntata sui personaggi e un ottimo equilibrio fra mistero, tensione e rivelazioni, Lost in Space si rivela un prodotto solido e vincente, che fortifica la già ampia offerta di serie originali Netflix con un riuscito mix fra avventura, fantascienza e dramma familiare destinato a fare presa su un’ampia fetta di pubblico.

La prima stagione di Lost in Space sarà disponibile per gli abbonati a Netflix a partire dal 13 aprile.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6

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