Landscapers – Un crimine quasi perfetto: recensione finale della serie Sky

Landscapers di Sinclair e Will Sharpe è una miniserie crime in cui si evince una forte passione per il cinema e il racconto filmico.

Su Sky è giunta a conclusione con gli ultimi due episodi Landscapers – Un crimine quasi perfetto. La serie, fin dalle prime battute, si è dimostrata un prodotto coraggioso quanto stravagante nel suo raccontare la vera storia di Christopher e Susan Edwards. La sceneggiatura di Ed Sinclair utilizza il processo a carico dei due coniugi come mero pretesto per raccontarne invece l’amore che li unisce. Sono una coppia omicida, almeno per il giudice che la dichiarato la sentenza a minimo venticinque anni di reclusione. Ma non per loro, non per gli Edwards che ancora oggi rivendicano la propria innocenza. Ed è alla loro visione dei fatti, o almeno alla loro visione della realtà, che Will Sharpe si affida per ripercorrerne i passi. Abbiamo un crime investigativo in cui la psicologia dei personaggi sovrasta ogni cosa, il loro sguardo sul mondo diventa quello della camera, alternando visioni oniriche e spazi metacinematografici. In tal senso, la sovversione della quarta parete si fa materia filmica, quanto soprattutto spazio d’indagine narrativo. Non sempre lo svelamento dell’obbiettivo viene utilizzato nel migliore dei modi, ma in Landscapers ne possiamo osservare una vera e propria ragion d’essere.

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Tuttavia, la serie non avrebbe una tala portata senza la presenza di Olivia Colman e David Thewlis. Insieme, i due, sono il vero motore del racconto. Will Sharpe è conscio della loro potenza sullo schermo, e così si concentra sui loro volti, su movimenti piccoli delle mani e del corpo, eppure così importanti. Un insieme di piccoli gesti e sguardi che rendono il rapporto tra gli Edwards qualcosa di veramente profondo. Se da una parte non possiamo negare una certa morbosità nella coppia, dall’altra è innegabile il sentimento profondo chela unisce. La presenza scenica dei due interpreti è l’olio che fa muovere tutti gli ingranaggi, la batteria che alimenta il tutto. Senza, ci saremmo ritrovati davanti ad un costrutto ben realizzato, ma senza vita. Detto ciò, la bravura di Colman non risiede in brevi sfoghi altisonanti, ma nel costruire passo per passo un personaggio altro da sé. In ogni movenza e parola l’attrice costruisce in toto la propria Susan. Landscapers nel raccontare l’amore tra gli Edwards, dichiara in realtà l’amore per il cinema da parte dei suoi ideatori.

Landscapers e il processo a Susan e Chris Edwards

Landscapers - Cinematographe.it

I primi due episodi di Landscapers ci mostravano la vita degli Edwards in Francia, il ritorno in Inghilterra è l’inizio delle indagini. Gli ultimi due, invece, si addentrano nel meccanismo interrogativo della polizia per poi arrivare all’inevitabile processo. È un gioco di fatti e inganni, di realtà costruite e indizi evidenti. Il racconto di Susan e Chris passa la palla alle deduzioni dei detective, in un botta e risposta in cui l’emotività la farà da padrone. Nelle prime battute ad essere definita fragile è l’innocente Susan, ma il passato del marito rivelerà come anch’egli sia un’anima delicata, e come la vita abbiamo lasciato su di lui cicatrici indelebili. Sono entrambe vittime del dolore, della sofferenza che solo la morte e la solitudine possono creare. Questo di certo non li giustifica, ma delinea il profilo di due persone mosse da sentimenti e impulsi. È come dice l’avvocato di Susan alla donna: “Io ti capisco, non so come ma ti capisco. Sappi che delle tante cose che ti sono successe nella tua vita, alcune non sono state colpa tua”.

Le parole dell’avvocato interpretato da Dipo Ola, sono la visione dello spettatore a casa; o meglio ciò che la serie vorrebbe trasmettere. Il senso di Landscapers ha racchiuso tutto lì, in quell’unica frase. Non sappiamo come, ma capiamo Susan e di conseguenza Chris. Sharpe alterna momenti reali a costruzioni visive, a spazi cinematografici. Di rilievo è lo svelamento del set, del bungalow in cui si stanno girando le “finte” riprese dell’interrogatorio. Qui la detective Lancing (Kate O’Flynn) si fa seguire dalla camera all’interno del set, fino ad arrivare ad una nuova stanza che sarà il teatro della morte dei Wycherley, i genitori di Susan. La insegua un’impaurita Susan, che in quel luogo non ci vorrebbe tornare. Quella camminata si fa metafora del viaggio tra i ricordi di Susan, proprio come la memoria umana è fatta di spazi e stanze. Ciò che risiede nel mezzo, invece, è proprio come in un set: ci sono gli strumenti con cui costruiamo la realtà. Cinema e vita si fondono così in un legame indissolubile. È solo uno dei tanti esempi che si potrebbero prendere dai quattro episodi che compongono la miniserie. Landscapers fonde la storia degli Edwards con la loro passione, e li vediamo quindi in bianco e nero (come nella Hollywood anni ’50), oppure in abiti western, come i film che tanto amano i due coniugi.

La chimica perfetta tra Olivia Colman e David Thewlis

Landscapers - Cinematographe.it

Landscapers non è di certo unico nel suo genere, sono molti i film e le serie di questo stampo, basti pensare al Natural Born Killers di Oliver Stone; anche se al regista premeva raccontare il filo invisibile che unisce media e violenza. L’originalità della serie risiede nella gentilezza con cui racconta la propria storia. Se pensiamo a Sinclair e Sharpe immaginiamo una nonna che cuce dolcemente a mano delle calzine per i nipoti. Ma, al di là della tenerezza che unisce gli Edwards, i due ideatori non si risparmiano dal darci dei veri e propri colpi allo stomaco. Quello di Landscapers è un racconto crudo, in cui si parla di corpi abbandonati per giorni in una stanza, di abusi e dipendenza da alcool. Tutto ciò, ovviamente, non passa e non viene lasciato in secondo piano. È tutto parte di una storia più grande, di una realtà più complessa di quanto un semplice articolo possa raccontare. Un omicidio è stato compiuto e le prove conducono inesorabilmente a Susan e Chris. Ma chi sono? Perché lo hanno fatto? Questo è ciò a cui tende la miniserie, e non alla mera spettacolarizzazione dei fatti e delle indagini. Non è una caccia all’uomo come in Seven e neppure una rappresentazione dei cattivi come in Peaky Blinders o Gomorra.

L’amore tra Susan e Chris viene anche messo in discussione durante il processo, in quella separazione nella visione western tra i due. Ma saranno le finte lettere di Gérard Depardieu a rivelare ancora una volta il profondo legame che li unisce, in quella cavalcata insieme verso l’ignoto. Landscapers, lo ribadiamo, non è però un prodotto per tutti, almeno non per coloro che ricercano un stile crime più classico. I vari passaggi metacinematografici potrebbero far storcere il naso ai più, a chi vorrebbe una narrazione lineare senza fronzoli e merletti. Ma chi invece verrà sedotto dalla serie, scoprirà come tutta quell’attenzione sarà infine ricompensata. Colman e Thewlis sono un colpo al cuore e una carezza sul viso, un’attrice e un attore che ancora una volta dimostrano il loro grande talento, che sia al cinema o in televisione, che sia per registi noti oppure no. Infine, possiamo affermare che la partnership tra Sharpe e Sinclair ha dato vita ad un prodotto davvero interessante, e speriamo sia solo l’inizio di una durata collaborazione.

Composta da quattro episodi, Landscapers – Un crimine quasi perfetto è disponibile interamente su Sky e NOW.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

4.2