L’alluvione: recensione della serie TV polacca Netflix

La recensione della miniserie catastrofica ideata da Anna Kępińska che rievoca l’alluvione che mise in ginocchio la città di Breslavia nel luglio del 1997. Dal 5 ottobre 2022 su Netflix.

In età contemporanea, oltre alle tragiche conseguenze legate ai conflitti bellici che sconvolsero il mondo intero, la Polonia e nello specifico la terza delle sue città più popolate, ossia Breslavia, è stata messa a dura prova da due terribili eventi: da una parte l’epidemia di peste nera portata dal colonnello Bonifacio Jedynak nel 1963 che spinse le autorità locali a isolare circa 2.000 persone, dall’altra l’alluvione che nel luglio del 1997 recò ingenti danni, devastazioni e innumerevoli vittime. A venticinque anni di distanza da quest’ultimo, per portata battezzato “alluvione millenario”, Netflix ha prodotto una miniserie in sei episodi (da 40’ cadauno) dal titolo L’alluvione, in cui si raccontano i terribili giorni vissuti dalla popolazione durante la calamità.

L’alluvione romanza i fatti realmente accaduti prima, durante e immediatamente dopo l’immane tragedia

L'alluvione cinematographe.it

Rilasciata il 5 ottobre 2022 sulla piattaforma a stelle e strisce, la miniserie prodotta e ideata da Anna Kępińska, per la regia di Jan Holoubek e Bartłomiej Ignaciuk, romanza i fatti realmente accaduti prima, durante e immediatamente dopo l’immane tragedia, inserendo nella cronaca le storie di personaggi che sono invece il frutto dell’immaginazione degli sceneggiatori Kasper Bajon e Kinga Krzemińska. Il tutto, però, attingendo a piene mani da interviste realizzate dal team creativo a centinaia di sopravvissuti e testimoni, che hanno permesso alla scrittura di non perdere di vista quanto accaduto in quelle maledette giornate di luglio. L’alluvione si concentra sulle scelte che gli scienziati hanno dovuto prendere all’alba del disastro per tentare di limitare i danni a cose e persone, con le autorità locali guidate per l’occasione da Jakub Marczak (Tomasz Schuchardt) e dall’idrologa Jasmina Tremer (Agnieszka Zulewska). Il risultato è una corsa contro il tempo nella quale la tragedia privata della protagonista si fa largo tra le maglie di quella collettiva. La trama della serie si sviluppa orizzontalmente lungo questa doppia direttrice che finisce giocoforza con l’entrare in rotta di collisione al termini del quarto episodio, quando la minaccia smette di essere tale e la massa d’acqua del fiume Odra travolge l’intera Breslavia.

La serie polacca ricostruisce gli eventi dando largo spazio alla componente catastrofica e usando come base gli stilemi del disaster-movie

L'alluvione recensione

Scegliendo come basi quelle del disaster-movie idrogeologico, che tra i suoi precedenti può annoverare pellicole come Vajont, The Wave e The Impossible, la serie polacca ricostruisce gli eventi dando ovviamente largo spazio alla componente catastrofica. Nel corso dei sei episodi si assiste da prima all’innalzamento del livello delle acque e poi alla calamità naturale che metterà in ginocchio la città. Nel mezzo le disavventure della protagonista, la già citata idrologa Jasmina Tremer che, mentre tenta di salvare il salvabile in una situazione che si fa sempre più disperata, deve fare i conti con il suo passato e con i fantasmi che tornano a tormentarla. Il ritorno nella sua terra natia per impedire che venga spazzata via dalla furia delle acque si trasforma anche nell’occasione per riavvicinarsi alla sua famiglia, in primis alla figlia che ignora la sua esistenza e la sua vera identità. Dinamiche, queste, che non sono nuove sul grande quanto sul piccolo schermo, ma che qui sono funzionali al racconto e non filamenti accessori di una trama meramente spettacolare come spesso accade in gran parte dei film o delle serie catastrofiche mainstream.

L’alluvione estende l’orizzonte drammaturgico agli stati d’animo e alle emozioni intorno agli eventi per creare un racconto universale

L'alluvione cinematographe.it

L’alluvione non punta solamente sul suddetto elemento, anche perché per motivi riconducibili al budget i VFX fanno più volte un buco nell’acqua, ma estende l’orizzonte drammaturgico agli stati d’animo e alle emozioni intorno agli eventi per creare un racconto universale che parla di decisioni difficili, conflitti generazionali e tensioni tra l’individuo e la collettività, tra la città e la campagna. Ciò consente alla scrittura di colmare le lacune della messa in quadro, riportando a galla l’esito quando questo si trova in difficoltà tecniche.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.2

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