I mostri di Cracovia: recensione della serie fantasy Netflix

Dalla Polonia una serie fantasy che chiama in causa le affascinanti tradizioni e leggende del folklore slavo, ma il risultato lascia molto a desiderare. Dal 18 marzo 2022 su Netflix.

Con il passare delle stagioni l’industria polacca dell’audiovisivo sta guadagnando sempre più terreno su Netflix, con quest’ultimo che a sua volta ha incrementato e di molto gli investimenti in loco. Lo dimostra il numero via via crescente di progetti cinematografici e televisivi prodotti, acquisiti e distribuiti in questi anni dal colosso dello streaming a stelle e strisce battenti bandiera bianco-rossa, ai quali se ne aggiungeranno degli altri da qui alle prossime settimane. L’ultimo in ordine di tempo ad entrare nel catalogo della grande N, consentendo al broadcaster di continuare a esplorare le tendenze del cinema e della televisione polacchi contemporanei, è la serie I mostri di Cracovia, disponibile dal 18 marzo 2022 con i suoi otto episodi da 50 minuti circa cadauno in modalità binge watching. A dirigerla due registe e sceneggiatrici di talento come Kasia Adamik e Olga Chajdas. A loro il compito arduo di portare sullo schermo uno show appartenente a un genere piuttosto scivoloso da maneggiare, del quale si ricordano pochi esempi davvero riusciti sulla media e lunga distanza, ossia il fantasy.   

I mostri di Cracovia trascina lo spettatore in un mondo di credenze popolari, animato da mostri antichi e divinità assetate di sangue

I mostri di Cracovia cinematographe.it

La protagonista una studentessa al primo anno di medicina al prestigioso Collegium Medicum di Cracovia. Il suo nome è Alex (Barbara Liberek), una ragazza perseguitata da un tormentato passato, ma che grazie alla sua tenacia e alla sua perseveranza è riuscita a lasciarsi alle spalle la vita nel suo paesino natale per realizzare le proprie ambizioni. L’occasione arriva quando il misterioso professor Zawadzki (Andrzej Chyra) la seleziona per entrare a far parte di un gruppo di alunni dotati che indagano sull’attività paranormale  e combattono i demoni. La protagonista si trova così scaraventata in un mondo di credenze popolari, animato da mostri antichi e divinità assetate di sangue. Un universo, questo, posizionato al centro esatto di un regno soprannaturale, dominato da forze benevole che si contrappongono alle eminenze maligne.

In I mostri di Cracovia si consuma l’ennesimo capitolo dell’eterna lotta tra il bene e il male

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A giudicare dal plot e dalle poche righe di sinossi che lo accompagnano, ciò che propongono le autrici de I mostri di Cracovia è l’ennesimo capitolo dell’eterna lotta tra il bene e il male, che si fronteggiano sulla malconcia Terra per avere la ragione l’una sull’altra. E Zawadzki con il suo manipolo di studenti dotati, del quale entra a fare parte dopo un’iniziale reticenza che dura meno di due episodi anche Alex, rappresenta l’ultimo baluardo per la sopravvivenza della razza umana, altrimenti destinata a soccombere e a sprofondare negli inferi. Insomma quello che va in scena è un copione classico per quanto concerne il genere in questione, con tutti gli stilemi e i temi caratteristici che puntualmente si affacciano nel corso dei capitoli. Il ché rende la serie un prodotto fruibile ad ampio spettro, che non presenta, eccetto uno che andremo a mettere in evidenza da qui a breve, degli elementi in grado di differenziare questo da altri show analoghi inscrivibili nella famiglia allargata della fantascienza. Motivo per cui se cercate originalità, sappiate che la manciata di briciole che potrete raccogliere dalla visione dipende esclusivamente dal suddetto elemento.

Lo script acquisisce interesse solo grazie all’inserimento nella trama di riferimenti alle tradizioni e alle leggende del folklore slavo

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Chajdas e Adamik, già al timone di 1983, aggiungono alla pietanza presa in prestito dal ricettario fantasy, ingredienti mistery e horror per allargare gli orizzonti narrativi e drammaturgici della storia narrata. E fin qui nulla di nuovo o inedito da segnalare, se non fosse che lo script acquisisce interesse solo e soltanto grazie all’inserimento nella trama di riferimenti alle tradizioni e alle leggende del folklore slavo, nel quale capita raramente di imbattersi sul medium televisivo. Ciò porta lo spettatore abituale frequentatore del genere a entrare in contatto con qualcosa di diverso dal classico stilema “angeli-demoni” alla occidentale. Non è la prima volta che la serialità fantasy affonda le proprie radici narrative e drammaturgiche nella mitologia e nel folklore. Restringendo il campo a quelli targati Netflix basta pensare infatti a Curon. Meno frequente è invece fare i conti con quello slavo. Il ché non può che generare curiosità, la stessa che spingerà molti abbonati della piattaforma a dare una possibilità alla serie, per poi iniziare a nutrite dubbi sempre più grandi sulla sua riuscita già dal finale della pilota. Basta il primo giro di quadrante per capire quanti e quali problemi affliggono l’operato delle due registe polacche, che cercano in tutti i modi di correre ai ripari e portare la nave sana e salva in porto.

La confezione de I mostri di Cracovia è penalizzata da effetti davvero poco speciali che qualitativamente lasciano molto a desiderare

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Purtroppo i limiti che vengono a galla sono piuttosto evidenti e riguardano tanto la scrittura quanto la sua messa in quadro. Quest’ultima è lo specchio che riflette tutte le difficoltà di una confezione all’insegna del vorrei ma non posso, con effetti davvero poco speciali che qualitativamente lasciano molto a desiderare. E sappiamo quanto importanti sia la riuscita dei VFX per prodotti come questi. Quando la qualità viene meno, la messa in scena e la componente visiva ne risentono tantissimo. Sta qui uno dei punti deboli di I mostri di Cracovia, uno dei tanti che insieme alle debolezze strutturali, alla povertà dell’impianto scenico (la fuga dall’obitorio infestato dai demoni è la dimostrazione evidente) e agli alti e bassi degli interpreti, compresa la performance della Liberek, contribuisce a vanificare le buone premesse iniziali, non sfruttando a dovere il suo interessante incipit fino a perdersi in una trama farraginosa e scarsamente coinvolgente.             

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.9

Tags: Netflix