I Misteri di Pemberley: recensione della miniserie tv

Arriva in Italia la miniserie, seguito ideale di Orgoglio e Pregiudizio, I Misteri di Pemberley. La nostra recensione.

Dal 21 dicembre, su laF (canale 135 di Sky) va in onda la miniserie, composta da tre episodi, intitolata I Misteri di Pemberley, in originale Death Comes to Pemberley, un drama in costume inglese che in patria, su BBC One, ha raggiunto gli 8 milioni di telespettatori. L’ispirazione è il romanzo Morte a Pemberley di P.D. James, scrittrice britannica ritenuta l’erede della celebre autrice di Assassinio sull’Orient Express, Agatha Christie. I Misteri di Pemberley è una storia che è un omaggio a Jane Austen, dalla cui opera – Orgoglio e Pregiudizio – prende gli iconici personaggi, qui narrati in versione noir. I misteri di Pemberley ci porta nel Derbyshire d’inizio Ottocento: a sei anni dal loro matrimonio, Elizabeth e Darcy vedono le loro vite sconvolte da un omicidio nei boschi della cittadina.

I Misteri di Pemberley: l’evento che dà inizio alla storia

Tutto comincia con un’accesa discussione tra George Wickham, accompagnato dalla moglie Lydia, e il Capitano Denny, sulla carrozza con cui stanno andando a Pemberley per un ballo. I due uomini decidono di uscire dal veicolo e scompaiono nel bosco, dove poco dopo si sentono degli spari. Wickham viene trovato accanto al corpo insanguinato di Denny tra le braccia, incolpandosi per quanto accaduto.

Questo evento è inizio di una serie di indagini e di un processo da cui partono vicende legate ad esso, con molti ritorni e omaggi ai personaggi del romanzo originale, con nuovi intrecci e nuovi rapporti. La serie quindi nasce e prende corpo all’ombra del libro da cui trae ispirazione e a cui fa continuamente riferimento nelle premesse, nei dialoghi ma da esso sa anche distaccarsi per colorarlo di giallo. Fa questo Daniel Percival che colpisce per ambientazioni – elemento che ruba spesso la scena facendo perdere di forza il resto – ricostruzione di un’epoca e luci che avvolgono la materia. Al centro ci sono Elizabeth e Darcy che tra matrimoni combinati, un mistero da risolvere e la loro vita, riescono a non soccombere anche in virtù del loro amore che rimane saldo nonostante tutto.

I Misteri di Pemberley: l’evento che dà inizio alla storia

Se il lavoro di Percival sotto molti aspetti risulta un buon esordio dall’altra è molto lento, figlio sicuramente dell’epoca che ritrae. La vicenda procede a piccoli passi e poi, alla fine, paradossalmente si scioglie in maniera frettolosa; c’è poca empatia con i personaggi che non coinvolgono a pieno nonostante la bravura degli interpreti. Nei panni di Darcy c’è Matthew Rhys (The Americans), Matthew Goode (Watchmen) è John Wickham, Jenna Coleman è Lydia Wickham, è nella parte anche Maxwell Martin che dà corpo ad una complessa Elizabeth Darcy. Si erge su tutti Chatsworth House che aveva preso parte anche al film Orgoglio e Pregiudizio.

C’è poi un altro problema ed è quello del ricorso ai flashback che sono molto presenti e spesso sono intere riscritture dell’opera della Austen, ma se nel libro hanno una grande importanza, spiegare ciò che un lettore potrebbe non sapere, qui perdono di forza, perché spesso interrompono il fluire delle vicende e confondono chi guarda.

Ci sono molte opere in costume che riescono a conquistare e a avvincere lo spettatore, portandolo con sé lungo le varie stagioni – si pensi a Downton Abbey o a The Crown che hanno fatto innamorare tutto il mondo con le loro storie di amori, intrighi – non si può dire la stessa di I Misteri di Pemberley che se risulta abbastanza convinte negli aspetti tecnici, difetta in quelli emotivi.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.7