Gomorra 3: recensione del finale di stagione della serie Sky

Siamo arrivati al finale di stagione di Gomorra 3, la serie Sky che ha conquistato pubblico e critica italiani e esteri. Ecco la nostra recensione

Attenzione: la recensione contiene degli enormi spoiler del finale di stagione di Gomorra 3!

Il cuore pulsante di Gomorra è sprofondato nel mare del porto di Napoli, sotto le luci brillanti della città, con una pallottola nel petto. È una morte che doveva arrivare, che avevamo ipotizzato fin dall’inizio di questa terza stagione, ma che ci ha feriti in maniera profonda e personale. Sì, perché anche se Ciro (Marco D’Amore) era l’om’e’merd per eccellenza, anche se era crudele, senza scrupoli, malvagio nel profondo, era il centro di tutto. Ciro era il motore di Gomorra. E il motore si è spento.

gomorra 3 Cinematographe

Gomorra 3 è stata una stagione prevedibile. La guerra che si è scatenata tra i vecchi simboli del Sistema – rappresentati da ‘O Stregone – e le nuove leve della camorra (con un passato nobile), piene di adrenalina e risentimento verso l’antico, verso quello che è stato e che non gli permette di essere. Sangue Blu e i suoi ragazzi hanno cercato nell’alleanza con Gennaro Savastano (Salvatore Esposito) il modo per diventare quello che volevano, per riprendersi quello che, secondo una contorta legge mafiosa, gli sarebbe spettato di diritto. Questa legge è guidata dall’ingordigia, dal bisogno di prevaricare ad ogni costo.

Il filo rosso di Gomorra 3 è stata, infatti, la sete di potere. Quella di quei ragazzi voraci, pieni di buoni propositi, ma azzoppati dall’entusiasmo (armato di mitra) della giovane età.  Quella di Scianel (Cristina Donadio), ammazzata da Patrizia (Cristiana Dell’Anna) che in questa stagione ha dimostrato di essere il fattore risolutivo, non una semplice pedina nelle mani di Don Pietro (e che, in fondo, non è così cattiva). E, infine, quella di Gennaro che, certo, ha lottato per riavere sua moglie e suo figlio, ma che in testa aveva lo spauracchio del padre. Don Pietro è morto, ma la sua ombra si staglia prepotente sulla vita del figlio che, in fondo, desidera solo essere più grande di quel padre che non lo ha mai amato abbastanza. Quello che più si avvicina a una figura paterna per lui è l’uomo che ha ucciso quel padre ingombrante: Ciro. A volte ci dimentichiamo di come era iniziato Gomorra, di quel momento in cui – davanti al funerale a porte blindate di Attilio, mentore dell’Immortale – Genny guarda Ciro e gli confessa di vedere in lui un esempio, l’unico vero affetto della sua vita.

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E i due, in fondo, si volevano davvero bene, nonostante i proiettili sparati in faccia. Il loro rapporto si era spostato, evoluto, modificato. Quelle lacrime che scorrono sui loro visi al chiaro di luna sullo yacht sono reali. Ciro è sceso all’inferno ed è risalito, si è redento – per quanto sia possibile redimersi da una vita come la sua – e ha portato a termine il suo ciclo, salvando la vita a quello che, in fondo, considerava un re da servire. Ciro ha permesso a Genny di sopravvivere per vendicarlo e per impedire che il piccolo Pietro crescesse orfano, sensazione che lui conosce fin troppo bene.

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La grande speranza è che la prossima stagione di Gomorra, la quarta, sia l’ultima. E questo per un motivo molto semplice. Quando ami qualcosa devi lasciarlo libero, non soffocarlo. La serie Sky, come Ciro, ha fatto il suo corso. Ha vissuto uno sviluppo narrativo affascinante, complesso, coinvolgente e unico nel suo genere. Ha portato alla televisione italiana un prodotto splendido, discusso, ma sempre e comunque degno della migliore concorrenza straniera. Ma se Gomorra 3 ha dimostrato qualcosa è che il rischio di allungare il brodo è sempre dietro l’angolo. Ci sono stati momenti vuoti o eccessivamente sorprendenti, inseriti giusto per il gusto di spiazzare i suoi spettatori, per pigrizia, per non prendersi la briga di raccontare a dovere. La serie rischia di perdere il suo equilibrio che, finora, aveva mantenuto in maniera impeccabile.

Gomorra 3 Cinematographe

Arrivati a questo punto una quarta stagione è necessaria, ma dovrà essere definitiva. Almeno per quanto riguarda Gomorra per come lo conosciamo ora. Non è più possibile raccontare le guerre scissioniste napoletane semplicemente cambiando gli addendi in gioco, il quale non farebbe altro che diventare stantio. E Gomorra, questo, non se lo merita. Permetteteci di dire addio ad uno dei migliori prodotti televisivi italiani in maniera degna, come si deve, non rimpiangendo il passato e quello che era (come spesso accade con le serie di successo), ma apprezzando come si deve quello che, alla fine, è diventata.

 

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.5

4.3