From: Stagione 2 – recensione della serie Paramount+ di John Griffin

L’horror si fa soap, sparisce l’inquietudine, si risveglia l’emozione. Non più la paura dell’oscurità, piuttosto della luce. Non c’è sceriffo che tenga di fronte alla lezione stragista di Beautiful

La comunità della città e del bosco di From, interessante caso seriale horror ideato da John Griffin e diretto da Jack Bender, Brad Turner, Jennifer Liao e Jeff Renfroe è tornata per una seconda stagione, dopo aver generato in grande silenzio, tanto di pubblico, quanto di critica un’ottima prima stagione considerata dai pochissimi estimatori come uno dei migliori prodotti horror recenti, non soltanto televisivi, ma anche cinematografici.

Ciò che sprigiona inquietudine, ferocia, curiosità e sorpresa della prima stagione, non soltanto è la sua chiarissima impronta Kinghiana che rimanda a Desperation, La nebbia, Le notti di Salem, Uscita per l’inferno, Cose Preziose e La tempesta del secolo, ma anche e soprattutto la questione small town mistery e ancor più zombie ribaltata al contrario e capace di ragionare con grande maturità e spietatezza sulle logiche narrative proprie dell’iconico Io sono leggenda di Richard Matheson, svestendole di qualsiasi natura action e riadattandole ad un immaginario drammatico, disperato e per questo realmente spaventoso.

Nuovi arrivati, vecchi amori

From 1 - recensione, Cinematographe.it

Non è un segreto, al termine della prima stagione di From, un bus tipico della provincia americana varca le soglie della città degli svaniti, o di coloro che potrebbero essere morti pur senza saperlo, o ancora vittime prescelte o pedine maniacalmente selezionate per prendere parte ad un sadico gioco di sopravvivenza e terrore la cui soluzione resta ancora nell’ombra, o meglio, nell’oscurità.

Un finale di stagione che avrebbe potuto senz’altro permettere all’universo narrativo di From un’espansione tematica piuttosto ampia, se non addirittura sconfinata, eppure così non è stato. Complice una scrittura drammaturgica loffia e molto poco ispirata, tutto ciò che i nuovi arrivati hanno da svelarci è un vecchio amore e niente più. Non vi è reale conflitto, né tantomeno esplorazione identitaria, razziale, oppure ancora una volta spaventosa, poiché ci era presto evidente quanto gli umani fossero ben più pericolosi delle creature della notte, John Griffin però non sembra averlo considerato e From – Stagione 2 non può far altro che aprirsi alla soap.

Oscuri e misteriosi portali nei tronchi degli alberi compaiono, svaniscono, perciò incuriosiscono nel corso della prima stagione, eppure ad attirare l’interesse dello spettatore – o così dovrebbe essere – nei confronti di questa nuovissima seconda stagione, non è più il misterico e l’orrifico d’eredità Lynchiana, piuttosto la sfera emotiva dei vecchi e nuovi personaggi, inizialmente respingenti e solo in seguiti comprensibili, se non addirittura amabili.

Poco importa se alcuni di loro hanno ucciso, o perduto persone care a causa di quelle temibili creature notturne dalle parti dello zombie e del vampiro, poiché tutto ciò che accade qui è intreccio psicologico familiare e passionale che nulla ha da invidiare a prodotti seriali come The O.C., One Tree Hill, Beautiful e a sorpresa perfino Grey’s Anatomy.

La paura dell’altro e dell’oscurità è improvvisamente svanita, ed i timori, oppure confronti e contrasti avvengono esclusivamente rispetto alla natura individuale di ciascun protagonista che non si ritrova più partecipe di una coralità destinata alla sopravvivenza in un mondo di terrore, morte e desolazione, bensì alla messa in salvo della propria coscienza, passionalità e desiderio emotivo.

Il conflitto tra il carismatico, burbero eppure amabile sceriffo Boyd (Harold Perrineau) ed il figlio adolescente Ellis (Corteon Moore), una delle tracce narrative probabilmente più convincenti, mature e drammatiche della prima stagione è infatti una delle primissime vittime – queste sì, realmente piante dal pubblico – della deriva da soap di From – Stagione 2 che muta ben presto quel conflitto, in un legame incredibilmente sentito, profondo, inattaccabile e ritrovato.

Eppure, tornando con la mente ai traumi e alle coscienze devastate della prima stagione riesce davvero complicato considerare corretta e motivata la struttura narrativa di questa seconda, all’interno della quale tutto è apparentemente risolto, tanto che perfino l’elemento più preoccupante e drammatico rischia di passare in secondo piano.
Non c’è sorpresa che tenga, tutto ciò che interessa a From – Stagione 2 sono i nuovi arrivati, o meglio, i vecchi amori.

Il mio sangue è il tuo. L’uomo è donna e la donna è uomo. Riflessioni di genere e poi di morte

From: Stagione 2 - Cinematographe.it

Se non altro a mantenere viva una scintilla solitaria ancorata coraggiosamente e fortunatamente all’horror, genere d’appartenenza diretta della prima stagione di From, vi è la riflessione su ciò che lo sceriffo Boyd si trascina da quell’ormai lontana eppure chiacchieratissima esperienza nei boschi e poi nel pozzo all’interno del quale l’episodio conclusivo della prima stagione conclude la sua narrazione.

Boyd ne è uscito, eppure il sangue e il corpo non sembrano essere più gli stessi, ecco dunque che il body horror diviene elemento centrale di uno o due episodi – i più convincenti e ancora una volta angoscianti – che non sembrano affatto voler lavorare sull’immaginario horror di Cronenberg, Lyne e Smith, dunque sulle mutazioni, i fluidi corporei, il sangue e via dicendo, piuttosto su questioni spirituali e di definitivo abbandono e isolamento rispetto a quell’ultima traccia di umanità rappresentata a tutti gli effetti dalla grande famiglia disfunzionale e violenta della città senza nome di From.

Il sangue diviene presto elemento drammatico, di salvezza, e non più destinato a terrorizzare e scioccare lo spettatore, costretto ad osservare gli scenari di morte, così spaventosi eppure attrattivi della prima stagione, fatti di corpi mutilati, smembrati e divorati dalle creature della notte, nient’affatto interessate a nascondere le tracce della propria esistenza, al contrario, ossessionate dall’apparire e dal lasciare bene in mostra ciò che resta delle inevitabili scorribande notturne tra le strade desolate e disperate della cittadina boschiva, forse architettata da qualcuno come una trappola, oppure esistente unicamente come luogo di morte e dannazione eterna.

Al di là del sangue, ma non dei legami emotivi protagonisti di questa seconda stagione, sorprende il fatto che a sostituire il carattere disfunzionale del racconto familiare così forte e presente nella prima stagione, corrisponda non tanto una soluzione dei conflitti e delle crisi, piuttosto una riflessione continua sul ribaltamento di genere, secondo il quale i personaggi maschili divengono in realtà femminili e così all’opposto. Nessuna grande e inaspettata sorpresa dunque, poiché già era lecito attendersi questo svelamento, considerato l’arco di costruzione dei personaggi principali, da Boyd a Donna (Elizabeth Saunders), fino a Jim Matthews (Eion Bailey) e Fatima Hassan (Pegah Ghafoori).

From – Stagione 2: valutazione e conclusione

from 2 recensione cinematographe.it
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Niente più misterico, niente più terrore, tutto ciò che resta è crisi passionale ed emotiva e da From difficilmente ci si sarebbe potuti – e dovuti – attendere una deriva di questo genere. La sensazione è quella di ritrovarsi dinanzi ad un’enorme occasione sprecata che se in più di un caso confonde e annulla l’interesse dello spettatore, in qualche sporadico momento gli permette invece di osservare spiragli di intensità narrativa e orrorifica decisamente convincente e di grande attrattiva. Spiragli appunto…

La seconda stagione di From è disponibile sul catalogo Paramount+ a partire da venerdì 2 giugno 2023.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.6