Everything Now: recensione della serie coming-of-age Netflix

Salute mentale, adolescenza, amore e normalità. Everything Now è un'intensa serie coming-of-age con protagonista Sophie Wilde, su Netflix dal 5 ottobre 2023.

Parlando di Everything Now, su Netflix dal 5 ottobre 2023, la cosa migliore è cominciare dalle etichette. Coming-of-age, sarebbe a dire racconto di formazione. Dramedy, forma ibrida, in bilico tra dramma e commedia. Serie teen, apertamente queer: vita adolescente e una rappresentazione di identità e sessualità fluida e disponibile, com’è (o almeno come dovrebbe essere) la vita. Il problema delle etichette è il punto di forza delle etichette: la spietata, esasperata sintesi di una realtà complicata. Qualcosa di importante le etichette ce la dicono ugualmente, su questa serie in otto episodi creata da Ripley Parker. Ci raccontano di un’ambizione importante, della volontà di essere tante cose contemporaneamente. Il cast è giovane e nutrito. Protagonista è la brava Sophie Wilde, australiana d’origine, londinese per l’occasione. Il suo 2023 è un anno da urlo: prima Talk To Me, poi questo. Il cammino del suo personaggio è segnato da parole importanti come morte, amore, libertà, felicità, normalità, salute mentale. La prima parola chiave, quella con cui comincia la serie, è però un’altra: anoressia.

Everything Now: Mia e i suoi amici, una lista di cose molto importanti da fare

Everything Now - Cinematographe.it

Mia (Sophie Wilde) è appena uscita da una clinica psichiatrica, c’è stata sette mesi, l’anoressia l’aveva messa all’angolo. Esce con il beneplacito del dottor Nell (Stephen Fry). A casa trova tutto come al solito, o quasi. Con il padre, Rick (Alex Hassell), ha un rapporto più lineare rispetto alla madre, Viv (Vivienne Acheampong), totem di perfezione e successo; difficile instaurare un dialogo con lei. Il fratellino, Alex (Sam Reuben), parla poco e deve accontentarsi della seconda fila, che in pole position ci sono sempre e comunque i problemi di Mia. Soprattutto la ragazza ritrova gli amici, quelli veri. Becca (Lauryn Ajufo), Cam (Harry Cadby) e Will (Noah Thomas). Mia è mancata sette mesi, che non sono un’eternità per un adulto, ma quando hai quasi 17 anni è un’altra storia. Sono successe tante cose, nel mondo di fuori e nella vita delle persone che le stanno intorno. Cerca di adeguarsi, Mia, di stare al passo. Nel farlo, commette due grossi errori.

Prima di tutto, si illude di poter tornare alle cose com’erano prima del ricovero. Non è possibile. Poi, secondo errore, cerca di avere tutto e subito: sesso, amore, libertà, droga, alcol. La strada più rapida per l’indigestione. Everything Now chiarisce subito che il problema della protagonista è doppio e riguarda il corpo e l’anima. La ragazza non si piace e cerca di infierire sul suo corpo sfiancandolo fino a farlo sparire, da qui il rifiuto del cibo: un modo come un altro per scacciare la vergogna, il senso di fallimento. Per tirarsi fuoi dai guai, deve trovare il coraggio di guardarsi allo specchio, capire chi è e cosa vuole veramente, smetterla di volere il male del suo corpo, cercare un contatto autentico con gli altri e accettare i rischi e le promesse del contatto. Una bella sfida, che la ragazza cerca di risolvere nel modo più elementare possibile: stilando una lista di cose da fare.

Cose piccole, grandi, importanti, superflue. Ma necessarie, vitali; soprattutto, cose da fare insieme. Everything Now usa la lista e ne fa punteggiatura per una narrazione volutamente frammentata, episodica all’ennesima potenza. A dare coerenza all’insieme, l’esplorazione dei problemi intimi e pratici di una generazione di giovani cuori che prende le misure alla vita e scopre che crescere è un mestiere complicato. Non c’è solo Mia a colorare la mappa dei desideri e dei bisogni di Everything Now. Tutti cercano qualcosa. Vale per Bec, cervellona costretta dalla vita a crescere in fretta. Per Noah, un’eplosione di energia che nasconde fragilità inattese. Per Cam, aspirante latin lover che fatica a dare un nome ai suoi sentimenti. Ma anche per tutti i volti nuovi che, dai margini, emergono per scompigliare la vita di Mia. Alison (Niamh McCormick), la ragazza più carina della scuola, ha una personalità molto fuori dagli schemi. E poi c’è Carli (Jessie Mae Alonzo), che con il suo mistero apre una breccia nel cuore della protagonista e diventa, letteralmente, la luce in fondo al tunnel. Una bella responsabilità. Forse eccessiva.

La vita, da ogni angolazione possibile

Everything Now cinematigraphe.it recensione

Affinità di ambiente, età media del cast a parte, non regge il paragone con Sex Education; un ottimo amo per il marketing, però, avvicinare le due operazioni. La forza di Everything Now è la complessità di una scrittura aperta, “democratica”. Per quanto costruita attorno a Mia, ai suoi bisogni e ai suoi problemi, i riferimenti all’anoressia e l’attenzione – sempre più centrale nello storytelling contemporaneo – per la salute mentale non finiscono per fagocitare il racconto e ingabbiare la complessità della protagonista in uno stereotipo schematico e lacrimevole: la ragazza con problemi. Sophie Wilde dona a Mia una grazia leggermente fuori dal tempo – un carisma che funziona oggi come avrebbe potuto tanti anni fa – un elettricità, una fragilità e un nervosismo mai sopra le righe. In controllo. Ripley Parker però vuole altro, ha cura di allargare lo sguardo. La serie vive e respira attraverso le virtù e le debolezze dei suoi comprimari.

Funziona l’esplorazione del lato oscuro della luna. Di fronte ai problemi di Mia il resto arretra, ma fino a quando? Everything Now ha interesse per il punto di vista di tutti, porta alla luce il non detto. C’è un limite oltre il quale il bisogno d’attenzione della ragazza assume contorni egoistici; un egoismo assolutamente involontario e inevitabile, che va capito e accettatto, ma che non può non creare una pericolosa gerarchia, prima la ragazza, poi tutti gli altri. Parlare di salute mentale senza cadere nelle trappole del pietismo, restituendone ogni angolazione, è un esercizio di democrazia e di solidarietà, di inclusività. E anche il punto d’onore di una serie che ha capito che l’unico modo di restituire la complessità della vita è di rappresentarla nel modo più onesto possibile.

Mia ha bisogno d’aiuto, è un suo diritto, ma deve anche imparare: ad aiutare e a chiedere aiuto. Everything Now è la fotografia di un’età inquieta, carica di potenzialità e semplicemente indomabile. C’è tanto nella serie, tutto, forse troppo. La vita in otto episodi? Viene da pensarlo: sesso, amore, morte, droga, alcol, vita in famiglia, soprattutto in quelle disfunzionali, identità fluide e psicologie immutabili, segreti e la forza incrollabile dell’amicizia. Il filo rosso è la faticosa strada verso la pace (interiore e non) di Mia, l’agognata normalità, che la serie tira in ballo a più riprese ma si guarda bene dal chiarire. Normale è ciò che esprime la nostra autenticità senza ferire gli altri, anzi, godendone insieme. Siamo soli e insieme uniti, nella trama del nostro destino, a quello di innumerevoli altri. Una delle tante, succose riflessioni che Everything Now semina ai margini della storia: come ogni racconto che si carichi sulle spalle un peso superiore a quello che può sopportare, pecca a volte in modo frustrante. Ma l’ambizione, il coraggio di esagerare, contano più delle imperfezioni. Vale per i personaggi, perché non dovrebbe per la serie?

Everything Now: valutazione e conclusione

Everything Now cinematographe.it recensione

L’immagine di sobria eleganza, curata ma senza preziosismi, sonorità elettroniche e indie (pop ma non solo). Attenzione alla contemporaneità, nel valutare la sacrosanta importanza della salute mentale e nel parlare senza retorica di disturbi alimentari. Argomenti moderni, ma le dinamiche emotive alla base sono universali ed è in questo continuo passo a due tra gli opposti, corpo e anima, giovani e adulti, felicità e trauma, convenzionalità formale e coraggio dei temi, che sta il segreto di Everything Now. Intrigante il mix di dramma e umorismo, illogico come la vita. Oltre alla già citata Sophie Wilde, lo spessore dei comprimari, sono un unico corpo e così vanno citati, è un punto a favore per una serie che, non sempre capace di saziare le sue ambizioni, riesce ad essere la storia di una e di tanti, contemporaneamente.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.3

Tags: Netflix