Cercando Alaska: recensione del pilot della miniserie Sky

La recensione del primo episodio della miniserie in otto episodi tratta dal romanzo omonimo di  John Green. “Chi ben comincia, è alla metà dell'opera” diceva Orazio e qui siamo sulla buona strada. Dal 27 maggio su Sky Atlantic.

Dimidium facti, qui coepit, habet”, che tradotto significa “Chi ben comincia, è alla metà dell’opera”. Sono le sacro sante parole trascritte da Orazio nella Epist., I, 2, 40 decenni or sono, che ancora oggi vengono chiamate in causa tutte le volte che ci si trova al cospetto di un promettente inizio come quello che abbiamo potuto registrare nella visione in anteprima della puntata inaugurale di Cercando Alaska. Creata da Josh Schwartz, il cui nome rappresenta un buon biglietto da visita visti i precedenti (The O.C. e Gossip Girl), la miniserie statunitense in otto episodi altro non è che la trasposizione dell’omonimo romanzo del 2005 di John Green. Inizialmente era stato messo in cantiere un adattamento cinematografico per conto della Paramount Pictures, ma i ripetuti rinvii hanno spinto Hulu a prendere in mano la situazione e a ordinare l’operazione per il piccolo schermo, che dopo la distribuzione oltreoceano nell’ottobre del 2019 sarà trasmessa alle 21:15 dal 27 maggio al 17 giugno 2020 su Sky Atlantic e Now Tv.

Cercando Alaska: un teen-drama che fa leva sulla classica storia di formazione

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Coloro che hanno letto le pagine del best-seller di Green (già autore di autore di Colpa delle stelle) e che sono normali frequentatori delle produzioni di Schwartz non faranno fatica a immaginare quali possano essere il target di riferimento, la tipologia di storia e il filone al quale questa appartiene, tantomeno il profilo dei personaggi, i temi e gli stilemi che ne caratterizzano il DNA. Siamo ovviamente nel campo del teen drama in versione young adult, che fa leva sull’immancabile e nostalgica storia di formazione con tutte le tematiche universali al loro posto. Per la cronaca siamo al seguito  del  timido e introverso Miles Halter (Charlie Plummer), stanco della vita a casa con i genitori in Florida, per il nuovo anno scolastico decide di iscriversi al collegio Culver Creek, in Alabama.

Cercando Alaska: un protagonista tormentato alle prese con inquietudini profonde e la sbronza del primo amore

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Lì, in quella nuova scuola, forse troverà il suo “grande forse” (per citare le ultime parole dell’umanista e scrittore francese François Rabelais) e forse troverà anche il suo “grande perché.” Stringe immediatamente amicizia con Chip “il Colonnello” Martin (Denny Love), il suo compagno di stanza, intelligente, sarcastico e intenzionato a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, e con Takumi (Jay Lee), un compagno di origini giapponesi che sembra sapere tutto su tutti e che è un grande esperto di informatica. Poi c’è lei, Alaska Young (Kristine Froseth), lunghi capelli biondi, un sorriso capace di illuminare il mondo, la risposta sempre pronta, e una quantità di libri, specialmente di classici, pressoché infinita. Per Miles ovviamente è amore a prima vista, ma la sua nuova amica dentro di sé nasconde un’inquietudine profonda. Il suo scopo, infatti, è scoprire come uscire dal “labirinto della sofferenza” che caratterizza la vita umana. Ci riuscirà? Che ruolo avrà Miles in tutto questo?

Cercando Alaska: il pilot porta a termine tutti gli obiettivi prefissati

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Per avere le risposte dovremo attendere il finale di stagione, ma gli indizi forniti dal pilot sono molto chiari circa la bontà del prodotto, che speriamo venga confermata anche dai restati sette episodi. Quello iniziale, battezzato Famous Last Words, diretto da Sarah Adina Smith, getta le basi del racconto chiamando in causa il consueto trittico come-dove-quando e presentando l’universo dei personaggi che incontreremo strada facendo, a cominciare dai co-protagonisti e dalle loro spalle. Verremo a conoscenze dei precedenti e delle “leggi” non scritte che regolano il campus, tra riti d’iniziazione, antiche dispute tra le fazioni rivali delle pseudo-confraternite vigenti, colpi di fulmini (come il primo furtivo sguardo alla stazione di servizio tra Miles e Alaska), per poi entrare per la prima volta nel circolo letterario segreto nascosto nel bosco laddove tutto è concesso (e la mente torna tanto a L’attimo fuggente quanto a Il club degli imperatori) e seguire il tortuoso percorso di integrazione del protagonista tra le aule e gli spazi di Culver Creek.   

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Insomma, di carne al fuoco Schwartz ne ha messa abbastanza, quel tanto capace di incuriosire gli adolescenti di turno e a convincerli a portare a termine la serie. La fruizione è piacevole e i turning point piazzati nei momenti giusti della timeline di un episodio che riserverà le prime piacevoli sorprese.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1