Wes Anderson ha criticato (senza volerlo) Netflix

Il film-maker americano, parlando del suo nuovo corto, ha parlato della company dello streaming in termini non propriamente entusiastici.

Wes Anderson (nome completo, Wesley Wales “Wes” Anderson) è un noto regista, sceneggiatore e produttore cinematografico americano, sicuramente tra le voci più originali del cinema americano da qualche anno a questa parte. Lo stile del film-maker è decisamente molto riconoscibile, tra usi audaci della cinepresa, sequenze perfettamente geometriche, linee rette e storie strambe e colorate. Il suo esordio cinematografico, in particolare, risale al 1996, quando ha lanciato al cinema Un colpo da dilettanti (Bottle Rocket) per poi farsi conoscere grazie a Rushmore (1998) e con altri titoli del calibro de I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), Fantastic Mr. Fox (2009), Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (2012), Grand Budapest Hotel (2014).

Wes Anderson è recentemente tornato alla ribalta con Asteroid City, presentato a Cannes 2023

Wes Anderson - Cinematographe

Recentemente tornato alla ribalta in concorso al Festival di Cannes 2023 con Asteroid City, proprio Wes Anderson, nelle ultime ore, ha raccontato che, entro la fine dell’anno, arriverà su Netflix il suo mediometraggio animato, dalla durata di 37 minuti, ispirato The Wonderful Story of Henry Sugar ispirato all’omonima opera di Dahl. Ebbene, in questo frangente, durante un’intervista per IndieWire, l’autore ha spiegato che Netflix è il contenitore corretto per queste storie, implicitamente suggerendo che Netflix non è adatto a lungometraggi o serie televisive. Uno scivolone involontario che comunque ha senso ed è organico al suo pensiero.

“All’improvviso, in sostanza, non c’era nessun altro posto in cui potevi farlo dal momento che lo possedevano. Ma al di là di ciò, poiché è un film di 37 minuti, [Netflix] era il posto perfetto per farlo perché non è proprio un film”.

Che dire? Con le sue parole in realtà Wes Anderson mette in evidenza un problema che riguarda tutte le piattaforme streaming disponibili ovvero l’incredibile bulimia contenutistica che affligge gli spettatori, con risultati davvero estenuanti e noiosi per tutti i fruitori delle varie opere sul piccolo schermo.

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Fonte: IndieWire