Venezia 82, Alexander Payne difende la giuria: “Non credete a tutto quello che leggete online”
La decisione di assegnare il Leone d’Oro per il miglior film a Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch ha suscitato più di una perplessità
Dopo la cerimonia di chiusura della 82ª Mostra del Cinema di Venezia, i riflettori non si sono spenti solo sui vincitori ma anche sulle scelte della giuria, guidata quest’anno dal regista e sceneggiatore statunitense Alexander Payne. La decisione di assegnare il Leone d’Oro per il miglior film a Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch ha infatti suscitato più di una perplessità, soprattutto perché molti osservatori, e non pochi spettatori presenti alla proiezione, si aspettavano che a trionfare fosse The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania.

Il film, ambientato a Gaza, aveva emozionato profondamente il pubblico al Lido, conquistando una standing ovation durata ben 22 minuti e portando a casa il Gran Premio della Giuria, il secondo riconoscimento per importanza nel palmarès veneziano. In molti avevano visto in quell’accoglienza un segnale inequivocabile, aspettandosi che il titolo salisse fino al gradino più alto.
[Qui l’elenco completo dei vincitori della 82ª Mostra del Cinema di Venezia]
Payne, incalzato dalle domande dei giornalisti subito dopo la cerimonia, ha risposto con diplomazia: “È proprio questa l’ingiustizia di un festival: dover dire che questo è meglio di quello. Non lo è. Come giuria, apprezziamo entrambi i film allo stesso modo, ognuno per ragioni diverse. Auguriamo a entrambi una lunga e importante vita, e speriamo che il sostegno dei premi che abbiamo assegnato stasera li aiuti a trovare il loro percorso”.
Il regista ha poi sottolineato quanto il processo decisionale sia delicato e legato anche a sfumature difficilmente spiegabili: “Se avessimo votato il giorno prima, o il giorno dopo, forse sarebbe stato diverso. Come ho detto, custodiamo, apprezziamo e proteggiamo entrambi i film nei nostri cuori. Se uno ha prevalso sull’altro, è per uno 0,000001% di necessità di scegliere”.
Le domande non si sono fermate qui. A Payne è stato infatti chiesto di commentare una voce circolata sui social media, secondo la quale un giurato avrebbe addirittura minacciato di dimettersi a causa di disaccordi interni sui premi principali. La risposta è stata netta: “Uno dei miei giurati ha minacciato di dimettersi? Io stesso? No. Qualcuno ha minacciato di farlo? Assolutamente no. Credo che sappiamo bene di non dover credere a tutto ciò che leggiamo online”.
Oltre a Payne, la giuria di quest’anno era composta da figure di primo piano del cinema internazionale: l’attrice e scrittrice brasiliana candidata all’Oscar Fernanda Torres, il regista iraniano Mohammad Rasoulof (che ha recentemente presentato The Seed of the Sacred Fig), il cineasta rumeno Cristian Mungiu, già Palma d’Oro a Cannes con 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, il regista francese Stéphane Brizé, la regista italiana Maura Delpero e l’attrice e produttrice cinese Zhao Tao.