The Whale, Brendan Fraser risponde alle accuse di grassofobia

La star di The Whale Brendan Fraser difende il nuovo film di Darren Aronofsky dalle critiche del pubblico.

La star di The Whale Brendan Fraser difende il film candidato agli Oscar dalle critiche di “grassofobia” e sulle accuse legate all’uso della fat-suit [un indumento intimo simile a un body utilizzato nel cinema per ingrossare l’aspetto dell’interprete, principalmente utilizzato in ambito comico ndr].

“Rispetto coloro che non sono d’accordo con gli obiettivi di questo film”, ha detto Fraser al LA Times. Non sono d’accordo con loro perché so che non ci sono cattive intenzioni dietro. So che voglio sapere se io – io, Brendan – ho fatto qualcosa di sbagliato o se ho ferito delle persone, ma la risposta che ho ricevuto dalla Obesity Action Coalition è stata: ‘Continua a fare quello che stai facendo’. Abbiamo fatto il film che volevamo fare, e l’abbiamo fatto correttamente. E io lo sostengo.

The Whale, che ha riportato alla ribalta il talento attoriale di Fraser, candidato agli Oscar, racconta la storia di Charlie, un solitario insegnante di 600 libbre che cerca disperatamente di riconnettersi con la figlia, interpretata da Sadie Sink (Stranger Things).

Fraser ha detto che si rifiuta di riferirsi alle protesi che ha indossato per il film come a una “fat-suit”. “Mettere un attore in un costume per emulare l’aumento di peso per il personaggio ha, negli anni, smussato l’angolo dell’autenticità. Normalmente si parla di un costume indossato da un attore abbastanza atletico, al servizio di uno scherzo da quattro soldi o fatto per denigrare un personaggio”. Stando alle parole dell’attore, il suo obiettivo era quello di avvicinarsi al ruolo con “abilità, cura e preparazione”.

Fraser per The Whale ha collaborato con la Obesity Action Coalition (OAC), per comprendere meglio i pregiudizi e gli atteggiamenti della società nei confronti delle persone obese. “È evidente che il modo in cui parliamo dell’obesità deve cambiare, perché è l’ultimo dominio del fanatismo e del pregiudizio socialmente accettati. È ora di finirla, fintanto che stiamo facendo così tanti progressi in così tante aree della nostra cultura. Spero che possa essere l’ultimo tassello da spuntare”.

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Fonte: Cbr