The Flash e le controversie legate al cameo di Christopher Reeve

Il progetto, diretto da Andy Muschietti, è stato un flop commerciale nonostante le grandi aspettative.

The Flash è il recente lungometraggio che fa parte del DC Universe, uno degli ultimi progetti che fa parte della vecchia guardia della company supereroistica e che ha fatto da spartiacque per la nuova gestione sotto l’egida di James Gunn e Peter Safran, i nuovi co-CEO dell’azienda. Ebbene, fin dall’inizio la pellicola è stata presentata come una sorta di celebrazione del concetto di Multiverso, con il protagonista, il velocista Barry Allen/Flash (incarnato da Ezra Miller) che, per salvare la madre da un’incidente mortale, corre così veloce da tornare indietro nel tempo, andando però ad alterare il tessuto stesso della realtà e andando a creare, con il suo errore, il Multiverso.

The Flash ha presentato diversi cameo al suo interno

The Flash - Cinematographe

Ebbene, questo elemento, in The Flash, è l’aggancio narrativo per giustificare la presenza di tantissimi cameo legati al mondo DC, dalla presenza del tanto chiacchierato Superman di Nicolas Cage (che comunque non ha mai visto la luce in un progetto, inizialmente affidato a Tim Burton) fino ad arrivare al Batman di George Clooney e, tra queste guest, c’è n’è una in particolare che ha fatto parecchio discutere e che ha dato adito a parecchie controversie. Parliamo del cameo, totalmente in CGI, di Christopher Reeve nei panni dell‘Uomo D’Acciaio, ruolo che ha ricoperto in Superman (1978), Superman II (1980), Superman III (1983) ed infine Superman IV (1987). Chiaramente, essendo l’attore morto nel 2004, si tratta di una presenza totalmente in digitale che però è stata utilizzata senza consenso.

Come riportato nel documentario Super/Man: The Christopher Reeve Story (via Variety), gli stessi familiari di Reeve hanno infatti raccontato non solo di non aver visto The Flash ma di non essere stati coinvolti in nessun modo per quest’ apparizione. Che dire? Una scelta del tutto fuori di testa se si pensa che, per quanto concerne l’utilizzo di materiali audio e video, è sempre necessario avere il consenso, in questo caso della famiglia, vista la la morte dell’attore di riferimento.

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