È morta Susan Anspach, attrice simbolo della controcultura anni Sessanta

Si è spenta all'età di 75 per un'insufficienza cardiaca, l'attrice Susan Anspach. Nella sua carriera, vissuta tra teatro e cinema, aveva rappresentato le donne nella controcultura anni Sessanta e Settanta in film come Cinque pezzi facili e Una pazza storia d'amore

Susan Anspach, attrice della controcultura anni Sessanta, è morta all’età di 75 anni

Susan Anspach, l’attrice radiosa e ribelle che ha personificato la controcultura degli anni ’60 e ’70 in film come Cinque pezzi facili e Una pazza storia d’amore, così come nel musical Hair, è morta lunedì nella sua casa a Los Angeles. Aveva 75 anni. Suo figlio, Caleb Goddard, che ha annunciato la morte giovedì e ha dichiarato che la causa è stata “un’insufficienza coronarica”.

Anspach ha avuto la particolarità di interpretare Sheila, la protagonista femminile (brava ragazza diventata hippie), nella produzione Off Broadway del musical Hair che ha preceduto immediatamente la sua corsa a Broadway. Lo show, che ha sconvolto il pubblico con il suo messaggio contro la guerra, la celebrazione del sesso extra-coniugale e la scena finale di nudo completo, ha tenuto 45 spettacoli al Cheetah Theatre, un club sulla West 53rd Street. Era il dicembre 1967. Quando Hair ha debuttato a Broadway al Biltmore Theatre nell’aprile del 1968, Lynn Kellogg era Sheila.

La sua carriera cinematografica è iniziata poco dopo. Il suo primo ruolo è stato in Il padrone di casa (1970) di Hal Ashby, su un giovane bianco (Beau Bridges) che compra un edificio in un quartiere nero di Brooklyn. Il suo secondo film, lo stesso anno, è l’ormai classico Cinque pezzi facili, diretto da Bob Rafelson, nel quale interpreta la sofisticata intellettuale New Age che va a letto con il personaggio di Jack Nicholson nonostante sia fidanzata con suo fratello. In Provaci ancora, Sam (1972), appare nei flashback nei panni dell’ex-moglie palesemente critica di Woody Allen.

In Una pazza storia d’amore (1973), lascia suo marito, un’avvocato divorzista (George Segal), per il musicista squattrinato (Kris Kristofferson) che scrive canzoni sull’essere liberi. Vincent Canby del New York Times, per il film Montenegro, una commedia di basso profilo ambientata in Svezia, scrive di lei: “Una delle attrici più audaci e talentuose d’America e che deve ancora ottenere un ruolo cinematografico che mostri davvero il suo potenziale”. Secondo alcuni, forse, non ci è mai riuscita.