Salvatore Cascio – il dramma del bambino di Nuovo Cinema Paradiso: “ho la retinite pigmentosa, sono quasi cieco”

Salvatore Cascio, il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, ha confessato di combattere contro un male

Quando recitava da protagonista in Nuovo Cinema Paradiso era un bambino, dal sorriso innocente, immediatamente diventato un simbolo. Oggi quello stesso bambino ha 41 anni e da tempo non è più al centro delle scene. Nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Salvatore Cascio ha confessato il proprio dramma. Ha, in particolare, raccontato di aver dovuto dire addio anni fa al cinema per via di una brutta degenerazione genetica, la retinite pigmentosa, che lo sta conducendo a perdere completamente la vista.

Salvatore Cascio: la drammatica rivelazione

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La patologia – ha dichiarato Salvatore Cascio – induce alla quasi cecità. Non ne aveva mai parlato, eccetto a chi conosceva bene. Nel momento in cui bisogna parlare delle questioni private, soprattutto se negative, subentra una naturale riservatezza che lo blocca, da qui il lungo silenzio. E poi era sprofondato pure interiormente in un buio profondo. Si era chiuso in sé stesso.

Salvatore Cascio, l’indimenticabile bambino di Nuovo Cinema Paradiso, ha comunque fiducia nella medicina: ci sono delle speranze per sviluppi futuri. È sempre dalla parte della scienza. In lui alberga, al contempo, la fede. Ma ha affrontato anni complicati.

Il celebre film di Tornatore ha rappresentato un trampolino di lancio per Salvatore Cascio, poi apparso in vari programmi tv. Con la sua faccia pulita e gli iconici occhi, bucava lo schermo. Invitato spesso al Maurizio Costanzo Show, successivamente ha perso i contatti con il cinema, apparendo ad appena altre otto pellicole.

Cascio Salvatore

Era nel fiore della carriera, gli è toccato rinunciare, ha spiegato il 41enne. Ha avuto la fortuna di parlare con persone come Annalisa Minetti, Bebe Vio, Alex Zanardi e Andrea Bocelli. Anche Leonardo Pieraccioni, un amico vero, gli è stato vicino. Dal canto suo, desidera offrire uno sprone a chi affronta prove particolarmente dure. Scrive in quanto è rinato, ha superato ciò che si portava dietro. I problemi – ha infine concluso – occorre accettarli, come la disabilità, una condizione, non una condanna.

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