Robert Rodriguez nega le accuse di Rose McGowan su Planet Terror

Robert Rodriguez si difende dalle accuse di Rose McGowan sulla realizzazione del film Planet Terror e dei suoi presunti legami con Harvey Weinstein

Rose McGowan è tornata a far parlare di sé in questi giorni grazie a un’intervista a Vanity Fair che anticipa uno dei capitoli del suo libro di memorie, BRAVE. In questo, l’attrice scrive dei presunti “giochi mentali” che Robert Rodriguez ha perpetrato contro di lei durante la creazione di Planet Terror. McGowan ha raccontato di aver riferito al regista di essere stata violentata da Harvey Weinstein al Sundance Film Festival del 1997, e scrive che l’uomo ha usato questa conoscenza contro di lei realizzando una scena in cui viene attaccata da un uomo (Quentin Tarantino nel film) e vendendo il film alla Dimension Films di proprietà di Weinstein. QUI trovate tutti i dettagli.

Robert Rodriguez ha rilasciato una dichiarazione negando di aver mai fatto “giochi mentali” ai danni della McGowan ed elencando alcune delle inesattezze nella sua storia. Il regista ha criticato la reporter di Vanity Fair Evgenia Peretz per non averlo contattato per un commento nell’articolo e osserva che è “profondamente deludente” che l’editore di Vanity Fair, HarperOne, non l’abbia nemmeno interpellato. Rodriguez continua correggendo quattro punti chiave nella storia di McGowan, sottolineando anche che non ha nulla da recriminare all’attrice e concorda con la sua missione di lotta per un cambiamento nell’industria.

Queste imprecisioni potrebbero mettermi in disaccordo con Rose, ma non ho niente contro di lei”, scrive Rodriguez. “È quando le pubblicazioni non verificano effettivamente queste cose di base, che si finisce con qualcosa di inaccurato che poi deve essere negato. E non voglio doverlo negare perché sono d’accordo con quello che Rose sta cercando di fare nel complesso, cosa che continua a spingere per il cambiamento sia nel nostro settore che oltre”.

Robert Rodriguez nota che la scena dell’attacco in questione era sempre stata nella sceneggiatura fin dall’inizio e che la McGowan non ha mai affrontato le sue preoccupazioni con la sua esecuzione. Il regista nota anche che non ha venduto il film a Weinstein ma che il film è stato realizzato in un primo accordo con la compagnia. La dichiarazione di Rodriguez recita:

Non ho venduto il film ai Weinstein, hanno dato una prima occhiata al mio progetto e dopo ne ho realizzati altri due con loro. (Grindhouse, Spy Kids 4 e Sin City 2 hanno soddisfatto i miei obblighi nei loro confronti).

Ho incontrato Rose nell’aprile del 2005. I Weinstein hanno iniziato a finanziare Grindhouse almeno per la prima settimana di novembre del 2005 perché stavo girando il falso trailer di Machete per il film il 16 novembre 2005. Ho quindi iniziato a fare uno scouting delle location e a progettare la produzione per Grindhouse – Planet Terror con membri chiave della crew, assunti e pagati dai Weinstein, prima del Ringraziamento del 2005.

La preproduzione completa per Grindhouse con l’intera crew è iniziata il 23 gennaio 2006, e le riprese principali sono iniziate il 17 marzo 2006. Rose ha iniziato le riprese il 26 marzo 2006. Il punto è che era già un film ufficiale di Weinstein da almeno 5 mesi. C’era certamente un ampio margine di tempo per Rose per decidere di non essere in un film finanziato dai Weinstein e per rifiutare il film e la sceneggiatura prima che iniziassero le riprese. E se avesse mai avuto problemi nel realizzare il film per loro, avrei completamente compreso, cambiato ruolo e scelto qualcun altro.

La scena descritta nell’articolo di Vanity Fair in cui lo stupratore schernisce il personaggio interpretato da Rose (prima che lei si gira e lo pugnali agli occhi e lo uccida) è stato in ogni bozza della sceneggiatura dalla prima bozza rilasciata al cast e alla troupe datata 24 gennaio 2006. Inoltre, quella stessa scena non fu nemmeno filmata fino a 5 mesi dopo, il 28 giugno 2006. Ancora, se c’era qualche obiezione alla scena, c’era un sacco di tempo per affrontarla. Non è mai stato sollevato come un problema. In effetti, il punto della scena è sempre stato quello di dare potere al personaggio, perché è in quel momento che decide di ribellarsi contro i suoi oppressori.

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