Il film perduto di Orson Welles rinasce grazie all’intelligenza artificiale: ricostruiti i 43 minuti mancanti di The Magnificent Ambersons
La società Showrunner ha annunciato un progetto che sfrutterà l’intelligenza artificiale per ricostruire le sequenze mancanti di The Magnificent Ambersons, perduto film di Orson Welles.
Dal 1942 i cinefili di tutto il mondo si interrogano su cosa sarebbe stato The Magnificent Ambersons nella sua versione originale. Orson Welles aveva consegnato un montaggio di 131 minuti, ma la RKO lo ridusse drasticamente a 87 minuti, distruggendo quasi un terzo del materiale girato. Da allora quei 43 minuti sono diventati una sorta di Sacro Graal del cinema perduto.
Oggi, a oltre ottant’anni di distanza, la tecnologia tenta di riportare alla luce ciò che fu cancellato. La società Showrunner, sostenuta da Amazon, ha annunciato un progetto che sfrutterà l’intelligenza artificiale generativa combinata a tecniche cinematografiche tradizionali per ricostruire le sequenze mancanti. L’obiettivo non è la distribuzione commerciale — i diritti appartengono a Warner Bros. Discovery e Concord — ma restituire al mondo una visione il più possibile vicina all’opera voluta da Welles.

Il regista Brian Rose, da cinque anni al lavoro sul progetto, ha ricreato set e movimenti di macchina in 3D basandosi su sceneggiature, foto di scena e materiali d’archivio. “C’era una ripresa ininterrotta di quattro minuti in una sala da ballo, una vera rivoluzione per l’epoca, che purtroppo fu tagliata quasi del tutto”, racconta. Le sequenze saranno girate nuovamente con attori in carne e ossa, mentre l’IA si occuperà di restituire i volti e le pose degli interpreti originali. A fianco di Rose lavora Tom Clive, esperto di effetti visivi e face-swapping, già collaboratore di Metaphysic. Insieme intendono fondere archivio e innovazione, creando una sorta di esperimento filologico digitale.
Il CEO di Showrunner, Edward Saatchi, immagina la sua piattaforma come un “Netflix dell’intelligenza artificiale”, capace di generare contenuti su richiesta. Ma ammette che questo progetto ha una valenza particolare: “Non vogliamo monetizzare i 43 minuti perduti. Vogliamo solo che, dopo 80 anni di domande, possano finalmente esistere”. Una sfida che riapre il dibattito: può l’intelligenza artificiale ricostruire un capolavoro mutilato senza tradirne lo spirito? O si tratta di un azzardo che rischia di alterare l’eredità del mitico Orson Welles?
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