Morto Ermanno Olmi: il celebre regista aveva 86 anni

Il debutto di Ermanno Olmi sul grande schermo avviene nel 1959 con il lungometraggio Il tempo si è fermato, storia imperniata sull'amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga e ambientato nell'isolamento e nella solitudine dell'alta montagna.

Il regista Ermanno Olmi è morto ad 86 anni dopo essere stato ricoverato per alcuni giorni all’ospedale di Asiago

Ermanno Olmi è nato a Bergamo ma la famiglia, padre ferroviere madre operaia, si trasferì a Treviglio quando lui era ancora piccolo, il luogo in cui la sua carrera prese il via. Di famiglia profondamente cattolica, Olmi rimase presto orfano di padre, morto durante la seconda guerra mondiale; frequentò prima il liceo scientifico e poi il liceo artistico, ma non portò a termine gli studi.

Il debutto di Ermanno Olmi sul grande schermo avviene nel 1959 con il lungometraggio Il tempo si è fermato, storia imperniata sull’amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga e ambientato nell’isolamento e nella solitudine dell’alta montagna. Già in questo esordio si evidenziano i temi tipici della sua poetica, ai quali il regista rimane fedele nel corso della sua carriera. Profondamente legato alle proprie origini rurali e umili, privilegia i sentimenti delle persone “semplici”, il rapporto con la natura, e spesso offre uno sguardo sulla solitudine e sulle sue conseguenze, motivo per cui sceglie di lavorare con attori non professionisti.

Due anni dopo, con Il posto ottiene ottime recensioni da parte della critica. Il film ruota intorno alle aspirazioni di due giovani alle prese con il loro primo impiego. La pellicola si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia del 1961. Nel successivo film, I fidanzati (1963) si ritrovano ancora l’attenzione al quotidiano, alle cose semplici della vita, alle vicende del mondo operaio, con una vena intimista. Gira in seguito E venne un uomo (1965), biografia di Papa Giovanni XXIII.

Dopo altre opere che non riscossero grande successo, nel 1977 Ermanno Olmi ritrova l’ispirazione e dà alla luce quello che molti considerano il suo capolavoro assoluto, L’albero degli zoccoli (1978), che si aggiudica la Palma d’oro al Festival di Cannes e il Premio César per il miglior film straniero. Il film presenta uno sguardo poetico, ma allo stesso tempo realistico, privo di sentimentalismi, al mondo contadino, l’ambiente nel quale Olmi è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato.

Dopo una dura lotta contro una grave malattia, la sindrome di Guillain-Barré, che lo tenne a lungo lontano dalle scene, nel 1987 Olmi dirige Lunga vita alla signora!, premiato al Festival di Venezia con il Leone d’Argento. L’anno seguente si aggiudica, invece, il Leone d’Oro grazie a La leggenda del santo bevitore, basato sull’omonimo racconto scritto da Joseph Roth adattato da Tullio Kezich e dal regista stesso.

Cinque anni dopo, nel 1993, traspone Il segreto del bosco vecchio, il romanzo di Dino Buzzati; la pellicola vede come protagonista Paolo Villaggio. Nel 2001 dirige Il mestiere delle armi, film storico in costume presentato con successo al Festival di Cannes 2001 e acclamato a livello internazionale. Il film si aggiudica 9 David di Donatello.

Nel 2007 esce Centochiodi, che Olmi annuncia come il suo ultimo film di finzione, determinato a tornare a dirigere solo documentari. Nel 2008 riceve il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 2013 l’Università di Padova gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Umane e Pedagogiche per “la sua azione di valorizzazione delle radici culturali, della memoria, delle tradizioni, della grande storia e dell’esperienza quotidiana e delle piccole cose.” Nel 2014 gira Torneranno i prati, la sua ultima opera.