Luca Ward presenta la sua autobiografia in chiave comica e autoironica

Il romanzo del noto doppiatore, Il talento di essere nessuno, è stato pubblicato ieri

Luca Ward introduce il suo libro in un modo peculiare

Luca Ward non ha bisogno di presentazioni: il noto doppiatore, attore e direttore del doppiaggio italiano è una figura carismatica e talentuosa che ha costruito, nel corso degli anni, una carriera incredibilmente vasta e di successo. L’artista, con la sua peculiare voce, è il doppiatore di Russell Crowe, Samuel L. Jackson, Pierce Brosnan, Keanu Reeves, Hugh Grant, Gerard Butler e molti altri volti iconici del mondo di Hollywood. Un performer che è entrato, almeno per una volta, nelle case di tutti i cinefili italiani e che con la sua proverbiale ironia ha ideato un personaggio sui social davvero interessante e coinvolgente.

Nella giornata di ieri, l’autobiografia di Luca Ward, Il talento di essere nessuno, edita da Sperling & Kupfer, è stato pubblicata in tutte le librerie del nostro paese. Nel libro conosceremo sicuramente un lato più “umano” dell’artista che nelle pagine ha ripercorso, passo dopo passo, tutta la sua infinita carriera, partendo dalla gavetta iniziale. Con la sua proverbiale autoironia, qualche ora fa, lo stesso Ward, sul suo profilo personale Facebook, ha presentato nuovamente la sua creatura letteraria in un modo decisamente peculiare. Nel video (datato ieri), infatti, l’interprete ironizza sul fatto che il testo coinvolga più generi dallo young-adult al romanzo erotico, romanzi rosa e thriller, e chiude con una battuta graffiante.

A proposito del suo romanzo, di recente Ward aveva dichiarato:

Con questo libro scritto a 60 anni, che sono un traguardo anche se li ho vissuti malissimo, si segna il punto e si riparte. Avevo tante cose da dire, soprattutto per smentire un’immagine che non corrisponde al vero: spesso si pensa che chi fa il mio mestiere sia necessariamente un vincente, uno che ha una famiglia fantastica, che ha la villa con piscina, ma non per tutti è così. Siamo persone normali, e avevo voglia di dirlo soprattutto ai giovani, che inseguono il successo e non una professione.

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