Lo sguardo di Michelangelo: l’ultimo film di Antonioni torna in edizione restaurata

Proiettato in edizione restaurata, Lo sguardo di Michelangelo del regista Michelangelo Antonioni torna a incantare all'interno della Basilica di San Pietro.

Presentato nel 2004 a Cannes, Lo sguardo di Michelangelo è l’ultimo lavoro di Michelangelo Antonioni, che con un ardita assonanza si accosta all’omonimo scultore cinquecentesco esplorandone l’ultima grande opera, e la più travagliata: il gruppo scultoreo che compone la tomba di Papa Giulio II. Acclamato come una summa del lavoro del regista, il cortometraggio documentario torna ora in proiezioni in edizione restaurata da Venerdì 06 a Martedì 10 Ottobre all’interno della Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, luogo che ospita il monumento e dove il film è stato girato.

Curata da Istituto Luce Cinecittà e Gioco del Lotto, e parte del restauro dell’opera completa di Michelangelo Antonioni in occasione del decennale della sua scomparsa, la digitalizzazione di Lo sguardo di Michelangelo è stata realizzata a aprire dai fotogrammi originali, scansionati e ad altissima risoluzione e e puliti per eliminare i segni del tempo come spuntinature e righe; inoltre, un ulteriore intervento ha ridonato brillantezza alla fotografia. Allo stesso modo il suono è stato ripulito in digitale, riducendo i rumori di fondo causati dal passare del tempo ed esaltando la colonna sonora.

L’iniziativa è parte integrante del progetto di restauro del monumento di Michelangelo svolto dalla Soprintendenza e Lottomatica, iniziato nel 1999 e proseguito fino a quest’anno. con una nuova illuminazione della tomba che ridarà alla statua di Mosè il suo aspetto originale. Proprio nella cornice del restauro si inserisce anche il cortometraggio, parte della massiccia campagna di comunicazione che ha accompagnato l’evento e, allo stesso tempo, ultima incursione del regista all’interno del genere che ne ha accompagnato i primi passi all’interno della settima arte.

Lo sguardo di Michelangelo è costruito come un film di sguardi, che dialogano esplorando il gruppo marmoreo che, sotto la mano del regista, diventa pura astrazione. Dagli occhi chiusi del Papa, Antonioni arriva allo sguardo severo ma salvifico di Mosè, una delle statue che, con la sua particolare postura e illuminazione ha più di ogni altra attirato la curiosità e l’attenzione delle persone. Le immagini vengono continuamente costruite e decostruite seguendo i diversi punti di vista della macchina da presa, un’ulteriore sguardo che si conferma in quest’opera il vero segreto dietro la creazione di qualsiasi forma d’arte.