La Grazia apre Venezia, ma Sorrentino è pronto a rinunciare agli Oscar?
Paolo Sorrentino torna a Venezia con La Grazia, ma la sua data d'uscita lo esclude completamente dalla corsa agli Oscar
È uno dei film più attesi del Lido, anche se non si sa quasi nulla a riguardo. Paolo Sorrentino torna a Venezia con La Grazia, interpretato da Toni Servillo e con Anna Ferzetti, e inaugura ufficialmente l’82ª Mostra del Cinema (in programma dal 27 agosto al 6 settembre). Una scelta che non sorprende: il direttore Alberto Barbera ha già parlato di un’opera “destinata a lasciare il segno per la sua grande originalità e attualità”.

Il mistero, marchio di fabbrica del regista partenopeo, avvolge anche questa volta il progetto. Nel catalogo della Biennale, la sinossi è completamente assente; l’unica definizione concessa è quella di “una storia d’amore”. Troppo poco per placare la curiosità di critici e appassionati, tanto che qualcuno ha ipotizzato un riferimento al significato giuridico del termine “grazia”, ovvero l’atto di clemenza del presidente della Repubblica. Del resto, il cinema di Sorrentino comincia sempre ben prima del primo fotogramma: vive di attese, silenzi e segreti.
Ma a imporsi nel dibattito, insieme al fascino del mistero, è un’anomalia da calendario. La Grazia arriverà nelle sale italiane il 15 gennaio 2026, troppo tardi per essere il candidato italiano al Miglior Film Internazionale agli Oscar, che richiede un’uscita entro l’autunno precedente. Un’uscita posticipata che solleva inevitabili interrogativi: scelta strategica o semplice necessità produttiva?
C’è chi legge la decisione come una mossa radicale di Sorrentino, un atto di sottrazione rispetto alla logica estenuante delle campagne hollywoodiane. Ma c’è anche un’altra pista, molto più pragmatica: i diritti internazionali del film sono stati acquisiti da Mubi, piattaforma che potrebbe garantire al titolo una qualifying run a Los Angeles entro la fine del 2025. In questo modo, La Grazia resterebbe fuori dalla corsa nazionale, ma non da quella globale: invece di limitarsi alla categoria internazionale, potrebbe aspirare direttamente ai premi principali, da Miglior Film a Miglior Regia.
Un’ipotesi audace, che riporterebbe Sorrentino in quella corsa che già nel 2014 lo vide trionfare con La grande bellezza. Tutto dipenderà dal responso di Venezia. Una standing ovation al Lido, magari accompagnata da un Leone d’Oro, potrebbe convincere la produzione a rimodulare la strategia. Perché la Mostra, si sa, è un trampolino che in una sola notte può cambiare la storia di un film.