Javier Bardem e quel suo film che reputa “un disastro”

Anche i grandi attori ogni tanto sbagliano.

Può capitare che mettere insieme un buon regista, due grandi attori e un esordio in quel di Cannes non porti quanto sperato, cioè il successo di pubblico e di critica. Capita a molti (quasi a tutti) nel corso di una carriera, anche ai più grandi. Bisogna saper ammetterlo e Javier Bardem c’è riuscito. Facendo passare qualche anno, ma c’è riuscito. Nel 2016 ha fatto il proprio esordio al Festival di Cannes Il tuo ultimo sguardo, film diretto da Sean Penn con Javier Bardem e Charlize Theron protagonisti. Non è andato come il regista e il cast si aspettavano o avrebbero sperato: il film è stato fischiato e ha incassato poco più di un milione di dollari al cinema. Una miseria. Intervistato in questi giorni in cui si tiene la 75esima edizione del Festival, Bardem si è finalmente aperto sul film.

Il giudizio di Bardem su Il tuo ultimo sguardo

È stato un disastro, un gran disastro. È un bene venire a un festival come quello di Cannes ed essere fischiati: ti ricorda che quello che facciamo può essere terribile, perché altrimenti ci pensiamo troppo bravi. Ho le mie idee su che tipo di film fosse quello [Il tuo ultimo sguardo]. Abbiamo lavorato duro per fare quel film – non ho fatto alcun film in cui la gente non lavorasse duramente. Ma è stata un’occasione mancata. Voglio dire, abbiamo fatto cilecca, secondo me. Le persone lo hanno riconosciuto e lo hanno detto in giro e tutte le regole del festival sono cambiate dopo questa cosa. Giusto? Ora i critici non possono postare recensioni nello stesso giorno di apertura, perché l’apertura di quel film quel giorno è stata un funerale. Ma io ho riso. Ero tipo ‘Sì, questo è quello che capita quando fai film‘. A volte fai Non è un paese per vecchi [film del 2007 diretto dai fratelli Coen, grazie al quale Javier Bardem ha vinto il suo unico Oscar], a volte fai un film come questo [Il tuo ultimo sguardo] e non è importante che vada bene o male. Continui a fare quello che hai bisogno di fare. Voglio dire, è come la vita“.

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Fonte: Indiewire