Glasshouse: rivelato il trailer del film di fantascienza distopico

La South Africa's Local Motion Pictures ha rivelato il trailer del film di fantascienza distopico Glasshouse.

La South Africa’s Local Motion Pictures ha rivelato il trailer del film di fantascienza distopico Glasshouse che sarà presentato in anteprima mondiale al Fantasia Intl. Film Festival.

La Local Motion in associazione con Crave Pictures, la società produrrà una serie di film che saranno diretti dal regista di Glasshouse, Kelsey Egan. La produttrice associata Emma Lungiswa de Wet, che ha scritto Glasshouse con Egan, ha rivelato anche che il trio di film farà brillare una luce nuova e inquietante sul Sudafrica, che continua a fare i conti con l’eredità dell’apartheid a quasi tre decenni dalla sua transizione verso la democrazia. Di seguito la sua dichiarazione:

Una lavagna distopica ci permette di guardare al ventre del sogno: cosa c’è alla fine della Rainbow Nation? Abbiamo una lunga storia brutale con cui stiamo solo iniziando a fare i conti. Siamo una nuova democrazia, una nazione in via di sviluppo con una popolazione giovane, quindi c’è un misto di energia e frustrazione. La fantascienza e l’afrofuturismo offrono un percorso per immaginare futuri alternativi.

Glasshouse è ambientato dopo che un virus noto come “the Shred” ha lasciato l’umanità incapace di ricordare chi è. Confinata nella loro serra ermetica, una famiglia fa ciò che deve per sopravvivere, fino a quando due sorelle vengono sedotte da uno sconosciuto che sconvolge i rituali della famiglia, portando alla luce un passato che hanno cercato di seppellire.

Il film vedrà come protagonista l’attrice britannica Jessica Alexander, che recita anche nel prossimo remake live action di La sirenetta, e Anja Taljaard nei panni delle sorelle Bee ed Evie, al fianco di Hilton Pelser nei panni di The Stranger. Greig Buckle, che ha coprodotto il film candidato all’Oscar Life, Above All e ha prodotto Chronicle, con Michael B. Jordan.

Glasshouse esiste in una distopia sradicata dal tempo e dallo spazio. Una serra vittoriana funge da santuario in una landa desolata: è una reliquia coloniale che allude a un passato inquieto. I temi della famiglia e dell’oblio del film sono provocatori e universalmente riconoscibili. L’ambientazione è insostituibile – potrebbe essere ovunque – ma la visione del passato del film è unicamente sudafricana. La filosofia locale di Ubuntu sostiene che l’identità è collettiva e che la memoria ancestrale modella il presente. Egan ha descritto il suo debutto alla regia come un’estensione di un radicato fascino per la fantascienza e la sua capacità di mettere la società sotto il microscopio.

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Fonte: Variety