LFF16: Belgica – Recensione del film di Felix Van Groeningen

Dopo aver emozionato e stupito il mondo con il toccante Alabama Monroe – Una storia d’amore, Felix Van Groeningen centra un altro film maiuscolo con Belgica, presentato in anteprima italiana all’interno del neonato concorso riservato ai lungometraggi del Lucca Film Festival 2016. Asse portante della pellicola è nuovamente la famiglia, non più rappresentata da due genitori pieni d’amore per il figlio, ma da due fratelli dal carattere spigoloso e dall’elevato livello di competitività, separati dalla vita ma pronti a rimettersi in gioco in un’impresa comune. I protagonisti di Belgica sono interpretati da due attori poco conosciuti a livello europeo, Stef AertsTom Vermeir, che offrono però prove solide, incisive e determinanti per la riuscita del film.

Belgica

Belgica: la conferma del talento di Felix Van Groeningen in un film che racconta il mondo della notte dal suo interno

Nella cittadina belga di Gent, vivono i fratelli Jo (Stef Aerts) e Frank (Tom Vermeir), che si sono reciprocamente allontanati a causa dei loro caratteri e delle difficoltà della vita. Frank si è fatto una famiglia che gestisce a fatica e ha un lavoro ordinario che non lo soddisfa, mentre Jo (che ha perso un occhio in uno sfortunato incidente) ha da poco rilevato un piccolo e malfamato bar. I due decidono di riavvicinarsi e tentare una difficile impresa: ingrandire il locale e farlo diventare il punto di riferimento della vita notturna della zona e il posto più desiderato dagli artisti più affermati del momento. Il successo ha però un prezzo da pagare, e la vita fatta di alcool, droga, sesso sfrenato e i più disparati eccessi dei due fratelli si riflette ben presto sulle loro esistenze.

Belgica

Come già avvenuto per Alabama Monroe – Una storia d’amore, anche in Belgica la musica gioca un ruolo fondamentale per Felix Van Groeningen. Abbandonato il bluegrass della pellicola precedente, il regista si affida alle sonorità elettroniche dei Soulwax, che hanno cominciato la loro carriera proprio nella cittadina in cui è ambientata il film. Il lavoro del gruppo su questa pellicola è sbalorditivo e rimarchevole anche per i non appassionati di musica elettronica: sono stati creati appositamente per Belgica i profili di più di dieci band fittizie, per cui gli elementi del gruppo hanno creato sonorità diverse e ai quali hanno anche  prestato il loro volto in alcune scene. Il risultato è la sensazione data allo spettatore di una full immersion in un mondo eccessivo, instabile e grottesco, esaltato dalla fotografia di Ruben Impens, che rende al meglio sia i tipici giochi di luce dei club sia l’atmosfera più fredda e asettica del duro ritorno alla realtà, con tutti i suoi problemi e tutte le inevitabili conseguenze legate a uno stile di vita dissoluto e sregolato. Con tutti i suoi effetti negativi, il locale riesce però a diventare anche la chiave di volta per il recupero di un rapporto fra fratelli ormai dato per perso. Veniamo così accompagnati dalla regia energica e precisa di Felix Van Groeningen (premiata nell’edizione 2016 del prestigioso Sundance Film Festival) nella parabola della vita dei protagonisti, sia nei momenti più adrenalinici che in quelli più seri e compassati, apprezzando il ritratto di due fratelli diversi fra loro ma uniti da un progetto comune e dall’incapacità di rapportarsi a una vita vera e diversa da quella del popolo della notte. Jo e Frank, due facce della stessa medaglia: serio e realista il primo, caotico ed eccessivo il secondo. Troppo diversi per andare veramente d’accordo, ma anche troppo legati da sangue e amore per riuscire a stare lontani. Stef Aerts e Tom Vermeir reggono bene quasi interamente il film sulle proprie spalle, dimostrando ottime capacità recitative e diverse sfumature di emozioni e di carattere, rivelandosi attori completi e poliedrici. A uscire ridimensionata da una pellicola basata sulla forza delle immagini e sul frastuono della vita dei club, è una sceneggiatura priva di vistosi buchi, ma anche ridondante e concentrata su alcuni concetti ripetuti e trascinati per troppo tempo nel corso della pellicola. Ci troviamo infatti ad assistere per troppe volte ai fallimenti, alle cadute e ai problemi di dipendenza dei protagonisti, senza retorica o giudizi morali, ma anche senza apprendere sulle loro personalità nulla di più di quello che già sappiamo, potendo al tempo stesso prevedere con largo anticipo le svolte nella loro vita. La linearità della trama non penalizza però eccessivamente la pellicola, che si attesta sempre su buoni livelli, mantiene costantemente alta la tensione emotiva e si conclude con un finale non del tutto inaspettato ma decisamente azzeccato.

Belgica

Belgica è un film incentrato sulle luci e sul rumore del mondo della notte, ma che sa fare parlare anche i silenzi e i personaggi lontani dai riflettori. Una storia sui vizi, sulla mancanza di controllo, ma anche sull’impossibilità di cancellare totalmente e per sempre gli affetti più cari dalla nostra esistenza. La conferma del talento e della creatività di Felix Van Groeningen, di cui sentiremo certamente ancora parlare in futuro.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.6