Emilia Clarke e il quasi fatale aneurisma: “Strano che io riesca ancora a parlare”
Clarke ha subito due aneurismi cerebrali, quasi letali, entrambi mentre lavorava alla serie fantasy di HBO Il trono di spade
L’ex star de Il Trono di Spade Emilia Clarke ha parlato della sua esperienza come sopravvissuta a due aneurismi cerebrali, esprimendo tutta la sua gratitudine per essere riuscita a riprendersi dopo aver “perso un bel po’ di cervello”. Clarke ha ricordato i suoi problemi di salute durante un’intervista al Sunday Morning della BBC, in cui ha promosso la sua nuova produzione teatrale, The Seagull di Anton Cechov. “È stato il dolore più atroce. È stato incredibilmente utile avere Game of Thrones, mi ha dato uno scopo.”
Emilia Clarke sull’essere sopravvissuta a due aneurismi cerebrali: “È straordinario che io sia ancora in grado di parlare”

Clarke ha subito due aneurismi cerebrali, quasi letali, entrambi mentre lavorava alla serie fantasy di HBO: il primo nel 2011, il secondo nel 2013. Entrambe le emergenze mediche hanno richiesto lunghi periodi di degenza. Clarke ne ha parlato per la prima volta solamente nel 2019. “Una parte del mio cervello non è più utilizzabile… è straordinario che io sia ancora in grado di parlare, a volte in modo articolato, e di vivere la mia vita normalmente senza ripercussioni”, ha rivelato l’attrice. “Faccio parte della minoranza davvero, davvero, davvero piccola di persone che possono sopravvivere a questo.”
Emilia Clarke ha poi ricordato la volta in cui ha visto le scansioni del suo cervello dopo gli incidenti. “Ne mancava un bel po’. Il che mi fa sempre ridere… Gli ictus, in pratica, non appena una parte del tuo cervello non prende sangue per un secondo, è sparita. Quindi il sangue trova un percorso diverso per aggirare, ma poi quel pezzo che manca sparisce”. Da allora l’attrice ha creato un ente di beneficenza per lesioni cerebrali e vittime di ictus chiamato SameYou, anche se si è lasciata alle spalle i propri problemi di salute e ha accettato le sue attuali condizioni di salute. “Ho pensato, bè questo è quello che sono. Questo è il cervello che ho. Quindi non ha senso scervellarsi continuamente su ciò che potrebbe non esserci più”.