Avatar 2: la riapertura dei set scatena polemiche per “favoritismo politico”

La produzione dei sequel Avatar di James Cameron riprenderà molto presto in Nuova Zelanda, ma non tutti sono d'accordo.

Il governo della Nuova Zelanda non approva la riapertura dei set dei sequel di Avatar

La produzione dei sequel Avatar di James Cameron riprenderà molto presto in Nuova Zelanda, ma non tutti sono pienamente d’accordo. Le riprese sono state messe in pausa per via della pandemia, ma le telecamere riprenderanno presto, nonostante le proteste di alcuni nel governo della Nuova Zelanda. Secondo un report di Stuff.com, i membri del Parlamento ritengono che alla produzione sia concesso un “favoritismo politico”. Il sito riporta che 56 cineasti legati alla produzione di Avatar hanno avuto accesso al paese con dei “permessi speciali per i lavoratori oltreoceano”, un numero incredibilmente alto dal momento che 9 richieste su dieci di tali esenzioni sono state respinte dal governo. “Quali sono le regole alla frontiera? Al momento, sembra che se sei un amico del governo, sei in affari. Altrimenti, sei da solo”, ha detto il leader dell’ACT David Seymour. “Dovrebbe esserci una regola per tutti… È inaccettabile che i politici scelgano chi può entrare nel Paese”.

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Finora in Nuova Zelanda sono state fatte solo 201 esenzioni speciali dal ministro dello sviluppo economico Phil Twyford, il che significa che oltre il 25% di loro è stato concesso al cast e ai membri della troupe di Avatar. Secondo quanto riferito, i criteri per l’approvazione delle esenzioni da parte del paese dipendono dalle persone che hanno “un talento o un’abilità molto insoliti”, se il loro lavoro è stretto in termini di tempo e se è un “grande valore finanziario per la Nuova Zelanda“, e diciamo pure che film come quelli di James Cameron si portano appresso un sacco di soldi. La prossima settimana finirà il periodo di 14 giorni di quarantena per il cast e la troupe del film che sono tornati in Nuova Zelanda, il che significa che le telecamere possono riaccendersi.