Angus Cloud e quel trauma cranico che ha subito da adolescente, punto in comune con il suo Fez di Euphoria

Cloud era uno dei preferiti dai fan di Euphoria grazie alla sua interpretazione dello spacciatore Fezco.

Difficile guardare Euphoria e non fare paragoni tra il defunto attore Angus Cloud e il suo personaggio, lo spacciatore Fezco, d’altronde i due hanno in comune un’esistenza difficile e un trauma cranico, ma la giovane star – morta a 25 anni – non è d’accordo.

Cloud ha interpretato lo spacciatore Fezco “Fez” O’Neill nel teen drama della HBO, amico e fornitore occasionale del personaggio di Zendaya, la travagliata Rue. Per molti, il ruolo di Cloud del personaggio dalla parlata lenta ma magnetica, rifletteva il suo comportamento nella vita reale, nelle interviste in cui sembrava riluttante a conversare con i giornalisti sul red carpet.

Eppure ha sempre rifiutato l’idea di essere semplicemente entrato nel cast di Euphoria per “interpretare se stesso”, dicendo a Variety: “Mi dà fastidio quando le persone dicono, ‘Deve essere così facile recitare per te! Devi solo essere te stesso’. Perché non provate a farlo allora? Non è così semplice.”

“Ho dato molto al personaggio. Potete credere a quello che volete. Non ha niente a che fare con me.”
Nell’intervista con Variety Angus Cloud ha anche discusso della lesione cerebrale che ha subito da adolescente, il che spiega la cicatrice che si vede al lato del cranio, una caratteristica distintiva del suo personaggio di Euphoria.

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“Mi sono spaccato il cranio un venerdì 13”, ha raccontato all’intervistatore, ricordando di quella sera che si era separato da un gruppo di amici mentre passeggiavano per il centro di Oakland, dove è cresciuto, di notte. Ha detto che si è svegliato 12 ore dopo, in una fossa di un cantiere edile che non era riuscito a scorgere per via dell’oscurità. “Ero in trappola. Alla fine sono uscito, non so dopo quanto tempo. È stato molto difficile uscire perché il mio cranio era rotto ma la mia pelle no, quindi tutta l’emorragia era interna e premeva contro il mio cervello. Ma non mi avrebbero trovato laggiù. Ho trovato me stesso. O Dio mi ha trovato”.

Cloud è riuscito a tirarsi fuori dalla fossa con le dita rotte, attribuendo lo sforzo all’entrata in funzione della sua “modalità sopravvivenza”. Ha preso l’autobus fino a casa di sua madre la quale, dopo aver pensato che si fosse drogato a causa delle pupille dilatate e della difficoltà a parlare, lo ha portato in ospedale, dove è stato operato e dove ha trascorso cinque giorni in terapia intensiva.

Il suo incidente è la causa del suo parlato rallentato, un fatto di cui è stato spesso preso in giro.

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