Intervista ad Alka Sadat: “Nei miei documentari mostro il potere delle donne”
Tra gli ospiti più attesi del Ca’ Foscari Short Film Festival 2021, abbiamo incontrato Alka Sadat, regista afghana nonché produttrice con la sua Roya Film House
Protagonista del programma “Women’s Cinema in Afghanistan” al Ca’ Foscari Short Film Festival 11, Alka Sadat si è seduta con noi per parlarci del suo impegno come regista e produttrice. Riflettendo sul ruolo della donna nella società contemporanea e sul futuro del proprio Paese, ha sottolineato come il cinema possa giocare un ruolo decisivo per apportare un cambiamento.
Non solo come regista, ma anche come produttrice, come capisci quando vale la pena raccontare una storia?
In realtà, non sono una produttrice esperta. Sono più i film che ho diretto che quelli che ho prodotto. Ma ho prodotto alcuni dei miei film, a volte da sola, a volta con mia sorella [Roya, anche lei regista, ndr]. Se penso al mio lavoro del passato, ho iniziato con i documentari dopo il regime talebano. A quel tempo, ero più concentrata sui diritti delle donne, perché c’erano molte storie che la gente non conosceva. Ad esempio, vivevo nella città di Herat, dove c’erano tante donne che si suicidavano. Avevo sentito in TV che una donna si era tolta la vita ed ero curiosa di sapere perché lo avesse fatto. E quando ho iniziato a fare ricerche per le riprese, ho passato tantissimo tempo per capire esattamente cosa fosse successo. E dopo un po’ di tempo dall’inizio delle riprese, ho capito che in realtà non volevano davvero uccidersi. Dal momento che avevano problemi a casa, si davano fuoco ma poi pensavano che alcune parti del loro corpo si sarebbero infettate e che, tornate a casa dopo la guarigione, i mariti o altre persone si sarebbero spaventati e per questo alla fine si uccidevano. Dopodiché, ho visto molta attenzione internazionale nei confronti di donne povere e che avevano problemi, ma al contempo ho anche visto donne molto potenti che hanno lavoravano e hanno provato ad aiutare altre donne. Ho cercato di mostrare soprattutto il potere delle donne nei miei documentari. Inoltre lavoro con soggetti legati ai bambini e all’esercito. Si tratta delle cose che leggo con curiosità sui giornali e che cerco di studiare per capire cosa stia accadendo veramente.
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Ho letto una dichiarazione di tua sorella Roya, in cui dice che il primo vero deterrente contro la partecipazione delle donne alla sfera politica, culturale ed economica è un’assenza di fiducia in sé da parte delle stesse donne. Sei d’accordo? Sei ottimista su come questo possa cambiare in futuro?
Penso che sia vero se pensiamo alle donne degli anni passati, ma ora le cose sono completamente diverse. Ora sono arrivati i talebani e le donne non hanno più l’opportunità di lavorare o migliorarsi. Ovviamente c’erano problemi anche negli ultimi 20 anni, perché prima c’erano stati i talebani al potere e c’era la guerra, ma ora siamo tornati a come si stava oltre 20 anni fa. La maggior parte delle donne che aveva ottenuto un lavoro o qualsiasi altra cosa hanno perso tutto ora. E chi studiava all’università ha smesso senza nemmeno sapere cosa sia al legge dei talebani. Perciò è una situazione molto complicata. Non sappiamo cosa stia accadendo, ma sappiamo che sarà molto difficile per le donne fare qualcosa.
Sei stata ospite Ca’ Foscari Film Festival per il programma “Women’s Cinema in Afghanistan”. In festival come questo, con persone da tanti Paesi diversi, puoi sentire un vero spirito transnazionale, che tu stessa rappresenti. Sei nata e cresciuta in Afghanistan, dove hai studiato cinema in un corso tenuto dal German Goethe Institute di Kabul e ora vivi nei Paesi Bassi. Cosa pensi di questa ibridazione? Sei fiduciosa quando vedi questo tipo di condivisione e volontà di conoscere ciò che è diverso?
Penso che i film, soprattutto i documentari, siano molto potenti quando si tratta di mandare messaggi al mondo, perché si ha l’occasione di parlare molto onestamente con le persone. E penso che [i festival] aiutino a creare una buona relazione fra artisti e abitanti locali, con questi ultimi che provano a comprendere cosa accade in Paesi diversi dal loro. Ovviamente credo che sia di aiuto, ma non sono sicura di come possa cambiare le cose. Però sicuramente stiamo cercando di apportare un cambiamento. È per questo che lavoriamo ed è per questo che partecipo ai festival. Speriamo ovviamente che possa essere di aiuto.
Al Ca’ Foscari Short Film Festival, Alka Sadat ha presentato il suo Afghanistan Night Stories, documentario del 2015 che racconta la resistenza contro i talebani. Assieme alla sorella Roya Sadat è fondatrice della compagnia Roya Film House e dell’Herat International Women’s Film Festival, che quest’anno non si è potuto svolgere a causa di quanto sta avvenendo nel Paese natale delle due registe.