Alan Moore: “L’impatto dei supereroi sulla nostra cultura è preoccupante”

L'autore di Watchmen Alan Moore ha espresso il suo pensiero sui supereroi, continuando ad alimentare la polemica sui cinecomic

Alan Moore, l’autore di Watchmen, ha dichiarato che l’impatto che i supereroi stanno avendo sulla nostra cultura è “imbarazzante e preoccupante

La polemica sui supereroi e i cinecomic sembra non accennare a sgonfiarsi. Anche il creatore di Watchmen, il fumettista Alan Moore ha espresso la sua opinione riguardo l’impatto che i supereroi stanno avendo in questi anni nella nostra cultura.

Secondo Moore, i supereroi oggi “sembrano servire una sorta di funzione diversa e soddisfare bisogni diversi” che vanno oltre la loro intenzione originale di “stimolare l’immaginazione del loro pubblico di 12 o 13 anni“. Durante un’intervista, l’autore ha poi aggiunto:

I supereroi stessi – in gran parte scritti e disegnati da creatori che non hanno mai difeso i propri diritti contro le aziende che li impiegano, tanto meno i diritti di un Jack Kirby o Jerry Siegel o Joe Schuster – sembrerebbero essere ampiamente impiegati come vigliacchi compensatori, forse un po ‘come la pistola sul comodino.

Alan Moore ha poi ampliato il discorso alla tematica della supremazia di razza, analizzando come questi supereroi siano ormai la celebrazione di un determinato tipo di uomo:

Vorrei anche sottolineare che, a parte una manciata di personaggi non bianchi (e creatori non bianchi), questi libri e personaggi iconici sono ancora sogni suprematisti bianchi della razza superiore. In effetti, penso che una buona argomentazione possa essere fatta per Nascita di una nazione di Griffith, inteso come primo film di supereroi americani e il punto di origine di tutti quei mantelli e maschere.

Alan Moore scrisse Watchmen nel 1986 e il suo fumetto, insieme a quello di Frank Miller Il ritorno del Cavaliere Oscuro, sono indicati come primo esempio di una versione più seria e ricca, quasi adulta, del supereroismo. L’intento del lavoro di Moore era quello di riflettere sulle ansie culturali dei quel momento storico (la Guerra Fredda) e decostruire la mitologia del buon senso che circonda i supereroi.