Westworld – Stagione 3: la spiegazione della serie TV

La spiegazione del finale di stagione di Westworld 3, la serie HBO ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy.

Nella notte di domenica 3 maggio è calato il sipario sulla terza stagione di Westworld, la creatura di Jonathan Nolan e Lisa Joy, una delle serie di punta della HBO, già rinnovata per una quarta parte.

Il season finale ci ha proposto una soluzione come al solito elegante nella forma, ma contraddittoria nel contenuto, dell’esito della rivoluzione portata avanti da Dolores ed ha aperto, coadiuvata anche dalla doppia scena post credits, alla quale, nonostante l’elevato minutaggio della puntata, è stato affidato il compito di concludere tre stroyline, un nuovo filone di storia all’apparenza giocato su dei binari meno soggetti alle complessità cosi spesso controproducenti con cui alla serie piace destreggiarsi (fate attenzione: all’apparenza).

Vediamo nel dettaglio cosa è successo nel finale di stagione di Westworld 3 e facciamo un punto sulle tematiche e i filoni portati avanti negli 8 episodi.

Westworld 3 – Noi (non) siamo Dolores

Charlotte Hale, cinematographe.it

Westworld: il riassunto delle prime 2 stagioni

Partiamo da una delle idee più ispirate e meglio sviluppate di questa terza stagione di Westworld, ovvero quella delle difficoltà incontrate dagli host scelti da Dolores per essere le sue nuove versioni nel trovare un equilibrio nella propria identità.

Alla fine della seconda stagione la bionda rivoluzionaria è riuscita a scappare dal parco della Delos sotto le spoglie di Charlotte Hale, portando con sé una valigetta contenente le sfere di (si pensava) altrettanti host del parco. Abbiamo poi scoperto che essere erano tutte copie della sua tranne una appartenente a Bernard, nel rispetto della vecchia regola del “se vuoi fare una cosa fatta bene allora fattela da sola.”

Nel corso degli episodi facciamo dunque la conoscenza di diverse versioni di Dolores, usate da lei come pedine per occupare posti strategici nella sua partita a scacchi contro Serac, la Incite e Rehoboham, ognuna alle prese con la difficile accettazione di un destino già tracciato e un corpo nel quale non si riconoscono. La più sofferente da questo punto di vista è proprio la Hale, la versione di Dolores che da più tempo è costretta a vivere questa difficile condizione, complicata ulteriormente dal dovere vivere la vita personale del capo della Delos, e anche quella con il ruolo più importante. La sua trasformazione dall’essere la più debole e dipendente a colei che tra tutte decide di ribellarsi al destino che gli si è imposto si è tramutata dall’ennesima sfaccettatura dell’infinita analisi della linea sottile che separa l’essere un uomo dall’essere un host ad una elementare, ma soddisfacente, genesi di quella che si preannuncia un ottimo villain per la prossima stagione. Il più classico antieroe e simbolo di tutto quello che non ha funzionato nel piano di Dolores.

Westworld 3: William il Bianco

William, cinematographe.it

Westworld 3: la spiegazione delle scene post-credits

Da una delle cose più riuscite passiamo a una di quelle riuscite meno: la parentesi di William.

In questa terza stagione di Westworld William ha costituto la figura più rischiosa di tutte perché la più bisognosa di un approfondimento psicologico curato, ma anche una delle più carismatiche, avendo alla sua anche l’attore più importante della serie, dopo l’uscita dallo show di Anthony Hopkins.

Nella forma, come è costume di Nolan e Joy, per William viene tracciato un cammino all’altezza di una redenzione coerente col suo personaggio. Non bisogna mai dimenticare quanto l’uomo in Nero, ora uomo in Bianco, non sia mai stato un fan delle discussioni filosofiche, piuttosto ha sempre optato per delle soluzioni violente e più risolutive, ma il contenuto ha fatto fin troppo affidamento su questo. Fornendo anche la prova decisiva per cui Ed Harris da il volto al personaggio individuato come indiziato speciale di quell’opera di “facilitazione narrativa” annunciata dai creatori della serie come correzione delle critiche mosse alla stagione 2.

Nella fine disegnata per lui da Dolores, William trova un confronto con gli altri suoi Io (più special guest) in una cornice accattivante, ma che sfocia solamente nella decisione di chiudere i ponti con il suo passato e uccidere gli host, simbolo di tutti i suoi errori e dolori (l’amore per la Abernathy e la morte della figlia) e colpevoli di aver creato il suo lato oscuro. Una soluzione frettolosa che ridimensiona il personaggio e lo ricolloca, nel finale di stagione, oltre che in un nuovo corpo, al ruolo di semplice pedone nella guerra per il controllo del nuovo mondo. Quanto meno si è dato un indizio determinante per la via che ci condurrà alla enigmatica scena post credits della scorsa stagione.

Westworld 3 – Il dono del libero arbitrio

Westworld 3, cinematographe.it

Passando dal parco al mondo reale ci si è resi conto che, nonostante la differenza di paesaggio e l’allargamento dei confini, le regole e le problematiche che li rendono due prigioni a cielo aperto sono legate allo stesso comune denominatore: l’assenza del libero arbitrio.

Se era vero che dentro Westworld la Delos operasse sugli host un controllo capillare in modo da guidare le loro molteplici esistenze, così è vero che Rehoboam con i suoi dati e previsioni faccia altrettanto con gli uomini in nome di un futuro che per garantire la sopravvivenza umana toglie dall’equazione proprio la sua natura. Natura di per sé mutevole e che comporta delle variabili fuori dagli schemi, i cosiddetti “outliars”, confinati ad un riposo forzato in alternativa ad una loro rimodifica, come successo a Caleb stesso.

La trama di questa terza stagione si muove sulla bolla narrativa che vede Dolores e le sue azioni come una variabile non prevista dal Sistema di Rehoboham e che dunque la rende sfuggente alle previsioni. Questa trovata non solo ha garantito a lei di muoversi quasi del tutto indisturbata, ma anche di rappresentare fin da subito quel libero arbitrio che da sempre ha fatto rima con il concetto di illusione un po’ in tutte le storyline della serie, così da renderla contemporaneamente libera e attrezzata per farsi una sua idea sull’umanità.

La trovata di Caleb, così come il suo rapporto con Dolores, è una delle idee più interessanti per approfondire sia un aspetto importante di cosa ci sia in gioco in questa lotta per la libertà sia perché rivela anche dei lati della personalità della Abernathy da sempre ambigua sotto molti punti di vista. Tant’è che il suo vero scopo quanto il processo che ha portato alla sua maturazione risultano almeno cervellotici anche nell’ultima puntata, quando vengono finalmente rivelati.

Westworld 3, cinematographe.it

Tralasciando le difficoltà che ha incontrato questa lotta tra Serac e Dolores sia sul piano pratico dell’eliminazione del Sistema della Incite sia sul piano filosofico della lotta di concetto, dovute principalmente alla creazione di un numero di nodi troppo ingombrante per ottenere uno scioglimento privo di incoerenze e forzature, Nolan e Joy propongono una soluzione elegante dell’obiettivo della loro protagonista. Dolores decide di donare il libero arbitrio all’uomo con un atto di speranza nei suoi confronti, puntando sul buon esito di una scommessa basata sul fatto che sono stati loro a rendere il suo mondo un inferno, ma sono anche stati quelli che le hanno insegnato ad amarne la bellezza. Il contenuto, di nuovo, non sarà mai scevro da critiche e risulta anche un po’ retorico, ma la prima manifestazione del libero arbitrio è ben presentata. Per certi versi grazie anche ad una copertura, come è introdurre una trovata non molto chiara come quella del ricordo di Dolores tramutato in cavallo di Troia per tagliare fuori Serac da Rehoboham e consegnarlo a Caleb con una frase sull’importanza della memoria della moglie di Arnold.

Finiamo con lui. Arnold o Bernard, il personaggio più sacrificato di questa terza stagione di Westworld (il suo compagno di viaggio non è neanche da nominare), recupera solo alla fine la sua importanza, quando svela di possedere il codice della Delos che Serac tanto cerca. Quello dell’immortalità o, se preferite, quello che conduce all’Oltre valle, un luogo che nella quarta stagione potrebbe far saltare il banco nel duello che si profila tra la nuova Charlotte e il duo Caleb/Maeve e il nuovo fattore di rischio per Nolan e Joy, che hanno deciso di tenersi tra le mani una patata bollente il cui uso potrà essere il definitivo ago della bilancia per il destino della serie.