Profumo: la spiegazione della serie tv Netflix

La spiegazione di Profumo, la serie tv Netflix tratta dal libro di Patrick Süskind, diretta da Philipp Kadelbach.

Uscita su Netflix e composta da 6 episodi, la serie tv tedesca diretta da Philipp Kadelbach su una sceneggiatura di Eva Kranenburg trae ispirazione dall’omonimo libro di Patrick Süskind, Profumo.
Ci sono diversi punti in comune con l’opera principale e altrettante discrepanze. Le più salienti sono senza dubbio le ambientazioni: il romanzo di Süskind è ambientato nella Parigi del XVIII secolo, la serie tv Netflix nella Renania odierna; nell’opera scritta l’assassino agisce in solitaria, mentre qui abbiamo un gruppo di persone che agiscono anche alle spalle gli uni degli altri e che fanno parte di una specie di setta segreta. Infine, mentre nel libro e nel film del 2006 (Profumo – Storia di un assassino) tutto ruota attorno alla figura di Jean-Baptiste Grenouille, qui i punti cardine nell’ambito dei personaggi sembrano sempre mutare, attirandoci verso più direzioni e confondendoci. Il risultato è una serie poliziesca, thriller, a tratti dark, con forti sfumature psicologiche e un intricarsi di domande capaci di lasciarci con diversi punti interrogativi sul finale.

Profumo: leggi qui la recensione della serie tv Netflix

Cerchiamo di seguito di rispondere a tutte le domande in merito al finale della serie tv Profumo. Da questo momento in poi attenti agli spoiler! 

Innanzitutto partiamo dalla trama della serie tv Netflix: un bambino dai capelli biondi corre per i prati con una ciocca di capelli rossi tra le mani. Quando Roman Seliger (Ken Duken) – che a breve scopriremo essere amico e amante della vittima – gliela sottrae si accorge che i capelli sono imbevuti di sangue. Corre così a casa di Katharina Läufer (Ka) e ciò che trova è il suo corpo in piscina privo di vita (è stata strangolata), senza capelli e con dei raccapriccianti tagli all’altezza delle ascelle e del pube.
Già in questa prima parte inizia a creparsi la parete dell’apparente vita perfetta. Roman infatti sospetta di sua moglie e, scagionata quest’ultima, degli altri tre vecchi amici. Ma perché? Lo scopriremo andando avanti con gli episodi: Roman Seliger, Moritz de Vries (August Diehl), Daniel Sluiter alias “Sdentato” (Christian Friedel) e Thomas Butsche (Trystan Pütter) frequentavano lo stesso collegio e facevano parte dello stesso gruppo che vedeva come uniche donne Elena (Natalia Belitski), poi divenuta la moglie di Roman, e Katharina (Siri Nase), la cantante uccisa.

La verità viene a galla pian piano e in maniera intricata. Il libro di Süskind, oltre a dare spunto alla trama intera, ne diviene anche parte. I ragazzi infatti creano una setta incentrata sul potere dell’olfatto, cercando di imitare le gesta del protagonista del romanzo e immedesimandosi nei suoi esperimenti. Alla base di tutto, però, ci sono delle mancanze adolescenziali, c’è il bisogno di essere accettati, amati, capiti.

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A capo delle indagini il procuratore Grünberg (Wotan Wilke Möhring) e l’agente Nadja Simon (Friederike Becht) – che hanno una relazione clandestina – affiancata dagli agenti Matthias Köhler (Juergen Maurer) e Jens Brettschneider (Marc Hosemann).
La prima indagine, come accennato, si ha fuori dalla legge, è una sorta di regolamento dei conti tra amici; ognuno sospetta dell’altro e tutti hanno qualcosa da nascondere. Quando erano solo degli adolescenti, infatti, hanno ucciso una cagna per estrapolarne il suo profumo. In quello stesso periodo, presso il collegio di St. Lawrence, scomparve un bambino.

Il suo corpo, trovato con le stesse identiche cicatrici di Ka, ma fatte in maniera più rudimentale, è il lascito dell’omicidio compiuto da Elena e Sdentato. Il movente? Elena viveva da sola col padre, era stata violentata e messa incinta da Butsche (che voleva fare una ripicca a Roman) e, nel volersi sbarazzare della gravidanza indesiderata, si era procurata un’emorragia. Onde evitare di finire in un istituto, lei e Sdentato architettarono un piano per eliminare il piccolo e accaparrarsi l’amore della madre di lui per mezzo del suo profumo.

Le domande che si fa la polizia, ovvero ciò su cui si indaga, sono le seguenti: l’assassino ha già ucciso? Perché lo fa? Chi potrebbe essere? Forse uno degli amanti di Ka?
Il riferimento alla creazione del profumo perfetto, che è poi il perno di tutto il romanzo, inizia a divenire centrale anche nella serie tv solo nel momento in cui l’agente Nadja Simon inizia a rendersene conto e a confrontare quanto sta accadendo nella realtà con ciò che viene narrato nel libro e nel film.

Profumo: chi è il vero assassino nella serie tv Netflix?

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Chi è l’assassino in Profumo? Definirlo è difficile poiché innanzitutto dovremmo definire qual è a nostra idea di killer: chi commette l’atto o chi induce a farlo? E chi si limita a usare la risultante di un’uccisione come può qualificarsi? Semplicemente complice o assassino egli stesso?
In questa prima stagione di Profumo, infatti, al profumiere Moritz (dotato di olfatto assoluto e per tale ragione definito dalla Simon “pericoloso”) occorrono ingredienti organici, umani, per realizzare la sua fragranza perfetta. Gli occorre che vengano uccise tre donne, poiché ognuna di esse possiede un’essenza. Come quegli ingredienti vengano procurati non gli importa, la cosa fondamentale è averli!

A ordinare il profumo è stata la terapeuta Lydia Suchanow (interpretata da Susanne Wuest) la quale, come si evince da alcune sequenze, soffre per la mancanza d’amore altrui. Tutta la sua vita ruota attorno al lavoro e, nonostante la sua evidente disponibilità e la soddisfazione sul piano professionale, Lydia nasconde delle pecche a livello sentimentale: è sola, non ha mai fatto l’amore, non ha neanche l’attenzione completa della madre, che invece è attratta dalla sfortunata sorella gemella, quella nata insieme a lei ma costretta sulla sedia a rotelle, così solare e così amata da tutti.
Ma oltre alla sorella, che ella conosce e di cui carpisce la potenzialità del suo profumo naturale, come fa Lydia a procurarsi le informazioni inerenti l’importanza dell’olfatto e delle due donne che vengono uccise durante la serie? Chiaramente la sua chiave è Sdentato: un uomo fondamentalmente buono quanto insicuro, in continua paranoia per via del suo aspetto fisico e della sua impotenza, in cura proprio dalla dottoressa Lydia Suchanow, che sul suo conto sa ogni cosa: la sua infanzia e adolescenza, le sue vicissitudini familiari e quindi anche il comportamento di Ka e infine di Perla, la prostituta con cui Sdentato ha un rapporto sessuale, che annuncia alla sua terapeuta trionfante ed entusiasta.

Ma andiamo ad analizzare le vittime di Profumo e il perché della loro importanza!

Come sappiamo la prima vittima è Ka che, vedremo nel corso della serie tv Netflix, oltre ad essere una bella donna è anche dotata di un profumo in grado di attirare gli uomini creando in essi non solo il desiderio sessuale, ma anche una vera e propria ossessione. Si capisce bene dall’esperimento del reggiseno che fa l’agente Simon e dall’innumerevole numero di amanti della donna.
La seconda vittima è Perla, la più famosa tra le prostitute che frequentano il bordello di Butsche. Lo fa capire quest’ultimo, quando la segnala come la migliore nonostante sia anche più grande d’età rispetto alle altre ragazze. Ma l’attrazione che gli uomini provano per lei è esclusivamente sessuale, non ha nulla a che fare con l’amore tenero e puro, che invece abita nel profumo della terza vittima, la sorella di Lydia, capace di suscitare un amore dolce e innocente.

L’unione di questi tre profumi dà vita alla fragranza perfetta, quella che serve a Lydia per avere finalmente un po’ d’amore e, mentre con la madre sembra non funzionare (sicuramente perché è troppo lontana), ha un effetto esagerato sull’agente Brettschneider.
Ma funzionerà anche con gli altri? Stando alla storia raccontata da Elena si.

Profumo: la storia e l’insegnamento di Elena

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Giunti a questo punto è doveroso aprire una parentesi su una delle indiziate. Elena faceva parte del gruppo, era amica di Ka, ma forse neanche troppo, ed è la moglie di Roman. Dalla serie si carpisce che è perennemente vittima di violenza sia psicologica che fisica: il marito la picchia, è geloso di lei nonostante sia lui il primo ad avere un’amante, la ricatta usando l’affidamento della figlia.
Elena è stata la prima a usare il profumo altrui per trovare l’amore di una vera famiglia e anche la prima a rendersi conto di quanto questo fosse limitato, tanto da essere costretta, qualche anno più tardi, ad abbandonare la sua madre adottiva, che molto probabilmente l’amava solo per via dell’odore che emanava.

Cosa c’entra Brettschneider?

Riagganciandoci all’atteggiamento di Brettschneider, la serie cerca di confonderci a proposito della buona fede di quest’ultimo, lo fa fino alla fine, giocando sul suo temperamento maschilista, sulla presenza dell’adesivo sul cruscotto della sua auto e infine sulle avances fatte alla sua collega e alla violenza sessuale nei confronti della terapeuta, che però lo uccide prima che il fatto venga compiuto.
Peccato che la presunta colpevolezza di Brettschneider venga stroncata sul nascere dalle indagini dell’agente Simon che, vagando tra le stanze della dimora di Lydia, scopre la presenza della piscina (ha appena saputo che la sorella è morta per annegamento) e poi un piccolo laboratorio in cui Moritz sta confezionando il profumo.

Profumo: la spiegazione del finale della serie tv Netflix

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È sul finire della prima stagione di Profumo che finalmente anche la persona che sembra più corretta si lascia scalfire e tentare dal potere del profumo perfetto. Nadja Simon è affetta da anosmia, quindi non è in grado di sentire gli odori e non è in balia degli eventi che invece coinvolgono tutti. Nonostante ciò si rende conto del grande effetto che una determinata fragranza può avere sugli altri, se ne rende conto quando indossa il reggiseno di Ka facendo perdere il controllo al suo amante (Joachim Grünberg).

Inoltre Nadja si trova in una situazione di abbandono sia precedente che attuale: il fatto di essere lasciata sola da bambina, quindi di non aver goduto appieno dell’affetto materno e l’abbandono del suo amante, che reagisce male alla sua gravidanza, portandola ad abortire e infine lasciandola. La reazione che ha Nadja alla fine della loro relazione è lancinante: si sente crollare il mondo addosso, messa alle strette e inferiore a un’altra donna (la moglie di lui). La sua maschera di ferro cade e il suo animo è pervaso dalla voglia di essere amata e desiderata, nient’altro.

Quando arriva nella stanza in cui si trovano Lydia e il suo collega e scorge quest’ultimo riverso per terra e senza vita è costretta a puntare la pistola sulla terapeuta e ad avvisarla che ha scoperto il suo piano. Lydia allora le si avvicina lentamente cercando di corromperla attraverso il profumo, ma Nadja l’avvisa che con lei non funziona. Tuttavia, è proprio la terapeuta a suggerirle di ucciderla in modo da avere il profumo e ottenere un po’ di amore, ma l’avverte anche che, visto il suo temperamento così istintivo, finirebbe per essere dilaniata, proprio come  Grenouille.

Alla fine l’agente Simon cede alla tentazione: uccide Lydia e indossa il profumo, quindi sale in auto con Joachim Grünberg, che dopo pochi istanti non riesce a trattenersi dalla voglia di amarla, ma di un amore che è violenza. Le porta infatti le mani al collo e senza accorgersene sembra proprio la stia strangolando. Non sappiamo se muore o si salva per il rotto della cuffia, ma se morisse certo la sua fine combacerebbe con quella del protagonista del libro e non farebbe una piega.

Nel frattempo, vediamo il produttore di profumi, Moritz de Vries, riporre una piccola bottiglia di profumo in una scatola in cui vi sono ancora tanti altri spazi vuoti; sintomo, evidentemente, che in una papabile seconda stagione saranno creati tanti altri profumi e fioccheranno nuove uccisioni (?).

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