La Caduta della Casa degli Usher: quando Mike Flanagan incontra Edgar Allan Poe

La serie horror targata Netflix è un piccolo capolavoro di suggestione e adattamento letterario.

La Caduta della Casa Usher (The Fall of the House of Usher) è una miniserie statunitense disponibile su Netflix dal 12 ottobre 2023, ideata e in parte diretta da Mike Flanagan, ispirata alle opere dello scrittore Edgar Allan Poe. Nel ricchissimo cast, tra gli altri, figurano Bruce Greenwood (al posto di Frank Langella, estromesso dalla produzione dopo l’accusa di molestie), Carla Cugino, Mary McDonnell, Carl Lumbly.

La caduta della casa degli Usher, focus, guida al cast - Cinematographe

L’uomo e la paura nel cinema e nelle serie TV di Mike Flanagan

L’horror, si sa, è uno dei generi immortali che non conoscono sconfitte tra il pubblico: che sia la sala o il piccolo schermo, gli spettatori accorrono sempre in massa per storie spaventose, probabilmente anche perché l’horror fin dagli albori racconta, sotto mentite spoglie, la nostra contemporaneità.
Ed è quindi un genere che ci mette a confronto con noi stessi, con le crepe del presente da cui guardare nei coni d’ombra dell’esistenza, sia dal punto di vista sociale che politico che culturale.

Mike Flanagan nasce a Salem nel 1978, la celebre città delle streghe, forse non a caso: oggi è uno degli autori di cinema più interessanti che si dedicano all’horror, proprio per le sue declinazioni del genere originali e fortemente personali: nelle sue opere la narrativa è dedicata a storie intime che veicolano la paura in modi diversi, intelligentemente fuori dagli schemi e dai preconcetti.

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Nelle sue opere, indistintamente al cinema (Oculus, Doctor Spleep) o in TV (The Haunting, Midnight Mass), il suo sguardo inquadra tematiche ed immagini spaventose, fondate su un genere la cui forma e fisionomia riesce a plasmare in base alle sue necessità e alla sua visione d’insieme.

Parte sempre da una situazione classica (come ad esempio la casa stregata) ma la utilizza come mero pretesto: non mostra mai l’orrore, ma mette al centro i personaggi che sono spinti nel loro percorso narrativo da un contorno che è sempre intriso di paure ancestrali.
In questo modo, il suo mondo artistico mette in scena un racconto corale, intimo e sfaccettato, costruito come le personalità dei suoi personaggi segnati o feriti da un’esperienza soprannaturale specchio però di un disagio reale.

L’uomo e la paura nei libri di Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe, nato a Boston nel 1809, ha cambiato il mondo del fantastico macabro, ed è stato maestro dell’orrore psicologico. Nei suoi racconti, non rivela mai la presenza del sovrannaturale.
Non vengono mai nominati i fantasmi, narrando di accadimenti bizzarri che rientrano però nei confini del naturale: questo perché lui stesso non credeva nel sovrannaturale, portato allora a creare mostri frutto di una psicologia morbosa che emergevano dalla morte, la sepoltura, la tortura, i traumi affettivi e il rimorso che diventavano concreti come simboli della cupezza e del tormento.

La base delle opere di Poe era gotica: una commistione di terrore e mistero con un tocco di tragico romanticismo, storie strutturate in modo da generare suspense attraverso un linguaggio fortemente simbolico, con parole scelte con maniacale accuratezza e un significato singolare e non lasciato al caso.
L’incipit di La Maschera della Morte Rossa è questo: “Da gran tempo la Morte Rossa devastava la contrada. Mai s’era avuta pestilenza tanto letale, di tanta atrocità. Il sangue era il suo Avatar e il suo sigillo, il color rosso e l’orrore del sangue. Acri dolori, poi subito vertigine, e sangue che sgorgava dai pori, e il mortale disfacimento. Le macchie scarlatte sul corpo, specialmente sul volto della vittima, erano il letale contrassegno che la escludevano dall’aiuto e dalla sollecitudine dei suoi simili. Insorgeva il morbo, si diffondeva e concludeva nell’arco di mezz’ora.”

Termini desueti, un tempo verbale indefinito come nelle fiabe, una vena di sacralità e gravità, riferimenti continui al sangue: tutto contribuisce a creare un tono, un’atmosfera.

Incontriamoci a casa Usher

La Caduta della Casa degli Usher è una delle più famose novelle di Poe: pubblicata nel 1839, la storia ruota intorno alla decadenza della famiglia del titolo e alla sua casa misteriosa e decadente.
Un narratore senza nome riceve una lettera da Roderick Usher, suo amico d’infanzia, per andare a visitarlo nella sua dimora avita perché afflitto da una salute sempre peggiorativa, strane malattie e disturbi mentali.
Una trama che viene ricalcata più o meno dal primo episodio dell’omonima serie Netflix di Flanagan: adattata con intelligenza ai tempi attuali, la narrazione ricalca gli snodi principali, concedendosi però delle disgressioni che mantengono inalterato il tono della storia pur allargando in cerchi concentrici le sottotrame che ruotano intorno.

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Eppure, La Caduta della Casa degli Usher è anche molto di più: Flanagan elabora un intero corpus letterario, quello di Edgar Allan Poe, intrecciando temi, connessioni, suggestioni, slargamenti, senza che la fonte originaria venga intaccata ma contemporaneamente innovando nella messa in scena, nell’ambientazione, nella descrizione della psicologia sociale (lo show è stato definito, giustamente, una specie di Succession in salsa horror).

Le citazioni attraversano gli episodi in maniera elaborata e suggestiva: corvi, gatti, oranghi, colori, malattia, sono segni e segnali che affollano e arricchiscono la serie e ogni episodio si (tra)veste con i titoli dei racconti più celebri. La citata Maschera della Morte Rossa, I Delitti della Rue Morgue, Il Gatto Nero, Il Cuore Rivelatore, Lo Scarabeo d’Oro, Il Pozzo e il Pendolo, Il Corvo: e ancora Annabell Lee, Lenore, Prospero, Morella, e poi la malattia, la claustrofobia, il Male.

La Caduta della Casa degli Usher è allora una sofisticata riflessione sulla prosa e sulla poesia di uno dei più illustri narratori della bellezza e della varietà del linguaggio e insieme della malvagità dell’uomo.
Ripetendo insieme, ancora una volta mai più. Mai più.

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