Lunga vita a Blanca, la profiler cieca che non chiede scusa

La fiction Rai in onda ogni lunedì, dal 22 novembre al 27 dicembre 2021, vince consensi e share soprattutto grazie alla sua protagonista perché, anche se tutto sembra uguale, tutto è cambiato nella rappresentazione delle donne (e della diversità).

Del poeta Omero si diceva fosse cieco perché aveva familiarità con le Muse; gli era stata concessa una via preferenziale d’accesso al divino e al sublime: nella Grecia antica, la dea Nemesi toglieva e restituiva in modo che i conti tornassero e il bilancio tra beni e mali nella vita di un uomo quadrasse sempre.
L’idea che a una privazione corrisponda una compensazione continua ancora oggi a essere radicata nella nostra cultura, e dei non vedenti spesso si dice che, se pure sono stati privati della possibilità di vedere, hanno guadagnato in acume degli altri sensi: gusto e olfatto si sono raffinati, il tatto sviluppato, l’udito è più preciso che mai. Su questo principio si fonda anche la caratterizzazione di Blanca (Maria Chiara Giannetta), la profiler non vedente – ma lei, in barba allo scrupolo perbenista degli eufemismi, di sé dice “cieca” – protagonista dell’omonima fiction Rai, attualmente in stato di grazia per ascolti e consensi. 

Blanca, un personaggio femminile che non cede al senso di colpa di essere viva

Blanca e il suo inseparabile bulldog francese Linneo

Blanca è esperta di décodage, vale a dire di scomposizione dei suoni: riesce a individuare anche quelli al limite della percettibilità. Il suo intuito, quasi una capacità divinatoria (e, non a caso, nelle leggende popolari, gli indovini sono quasi sempre ciechi o ipovedenti), la conduce puntualmente là dove deve trovarsi per risolvere il caso. Come ogni detective che si rispetti, ha qualcosa in più, un eccesso di fiuto, e in questo caso è un di più che equilibra la minorazione sensoriale, che la ‘risarcisce’ della sua perdita. Il suo senso di giustizia è ugualmente granitico, ma, di nuovo, in fondo restiamo nel solco della tradizione del poliziesco.

Il suo temperamento segue il filo che congiunge l’esuberanza all’eccentricità: già dalla scelta degli outfit, coloratissimi, capiamo di trovarci di fronte a una personalità vulcanica, affatto arresa al buio che le è sceso sotto le palpebre. Il suo umorismo, le paralisi sognanti, il desiderio di amare ci confermano quel che l’aspetto estetico anticipa: l’energia di una giovane donna che dalla vita vuole prendersi tutto, che dalla vita si aspetta pienezza, non solo un continuo dolente ripasso delle sue sfortune.

La diversità di Blanca, al di là della ‘diversità’

Blanca, sospesa tra due uomini: lo chef Nanni e l’ispettore Liguori

Non sono questi tratti, tuttavia, a renderla differente, a ritagliarla come una novità nel prevedibile universo delle rappresentazioni seriali; non è, naturalmente, neanche la sua disabilità a distinguerla, bensì il modo in cui (non) la vive: Blanca non ha nessuna intenzione di spacciare la cecità per una benedizione, non ci tiene neppure a mostrarsi invulnerabile a tutti i costi o a esibire trionfale come la disabilità non le impedisca di raggiungere gli obiettivi di vita, perché, in effetti, le difficoltà ci sono e non tutti – si pensi al cinico commissario Bacigalupo – sono disposti ad aiutare. Soffre perché c’è ancora, respira, vive, ama (o almeno ci prova), mentre sua sorella è stata inghiottita dalle fiamme e lei sì che ha davvero chiuso gli occhi per sempre. Eppure, Blanca non permette a sé stessa di identificarsi con quella sofferenza, con la sua condizione di sopravvissuta, con la sua sciagurata cecità. 

Il messaggio potente e liberatorio di Blanca

Blanca, interpretata da Maria Chiara Giannetta, è la profiler non vedente protagonista di una fiction Rai omonima.

Quel che le preme, e che di riflesso raggiunge gli spettatori come un messaggio potente e liberatorio, è quindi non tanto rivendicare per sé il diritto alla visibilità (e alla gioia, mai garantita), ma contrastare la tentazione, che alberga in primo luogo dentro di lei e a volte la seduce, che si debba, per via di una menomazione, chiedere scusa di esserci e sentire imbarazzo, quasi fosse illegittimo, perché ci si aspetta dalla vita tutto ciò che questa può dare.

Spesso si pensa che i disabili siano dei sopravvissuti che esistono per insegnare agli altri ad essere grati di non essere come loro, e invece Blanca ci insegna che sono persone a cui è stato tolto qualcosa e che, con quello che rimane, provano comunque a vivere, cercando di venire a patti, esattamente come tutti, con l’unico enigma che non può essere risolto neanche dal più grande talento dell’investigazione: come si fa a stare al mondo senza soffrire troppo, soprattutto senza ascoltare quella voce che invita a espiare una colpa che non c’è, e, insistente come un fantasma, talvolta prende e non lascia andare.

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