Black Mirror: i 5 migliori episodi delle prime 5 stagioni della serie TV

Per ogni stagione, l'episodio più apprezzato e meritevole di un approfondimento.

Futuri distopici, utopie dell’assurdo, una grossa lente d’ingrandimento posta sui media, su uno stravolgimento sociale dovuto all’avvento di nuove tecnologie; i migliori episodi di Black Mirror ripercorrono la serie antologica per definizione, l’antonomasia di una serialità che cerca di farsi cinema e di scollarsi da quell’idea di dilazionamento narrativo che, con l’insistente proliferare di piattaforme, continua a trovare terreno molto fertile. Le 5 stagioni prodotte da Charlie Brooker per Endemol Shine Group, che il 15 giugno, su Netflix, diverranno 6, si compongono di episodi strutturati per poter essere fruiti e compresi singolarmente, uniti unicamente da quello schermo nero che ne determina il taglio, l’intenzione, la direzione; come tanti mediometraggi e lungometraggi giustapposti in maniera coscienziosa, consapevoli di farsi portavoce di un tipo di produzione audiovisiva differente, già nota ma ben poco diffusa e sostanzialmente opposta al concetto di serie mediamente inteso. Di seguito ripercorriamo tutte le prime 5 stagioni di Black Mirror scegliendo, per ognuna di esse, un episodio da rivedere, in attesa che il prosieguo della saga possa immergerci in nuove alternative realtà.

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1. Messaggio al primo ministro (01×01)

Messaggio al primo ministro cinematographe.it

Non si può che partire dall’inizio, da quel primo episodio di circa 12 anni fa; una partenza spiazzante, inaspettata, che per mezzo di un ripugnante stratagemma ha avuto l’ardire di infiltrarsi nel racconto televisivo dei media, proponendo suggestioni affascinanti, anche se pericolose. Rory Kinnear (Spectre, No Time to Die) veste i panni del primo ministro Michael Callow e si ritrova a dover affrontare una complessa questione politica mentre è posto sotto l’occhio inquisitore dell’opinione pubblica: dopo il rapimento della principessa del Regno Unito, come riscatto per il suo rilascio, gli viene chiesto di avere un rapporto sessuale con un maiale in diretta nazionale. Charlie Brooker, assieme al regista Otto Bathurst, decide di partire da un’estrema provocazione, ponendo sul piatto della bilancia questioni attuali oggi quanto ieri: il peso dei ruoli con le priorità socio-politiche, la salvaguardia dell’immagine con il confronto tra pubblico e privato. La durata di Messaggio al primo ministro è di 44 minuti.

2. Lo speciale Bianco Natale tra i migliori episodi di Black Mirror (02×04)

Bianco Natale cinematographe.it

Uscito come episodio speciale a dicembre del 2014, consideriamo Bianco Natale come facente parte della seconda stagione, pur essendo stato distribuito a quasi 2 anni di distanza dalla sua uscita. La puntata, che vede la partecipazione straordinaria di John Hamm al fianco di Rafe Spall (Vita di Pi, La grande scommessa), ruota attorno allo sviluppo di una nuova tecnologia infiltrarsi nel reale tanto da alternarne le certezze e le conoscenze cognitivo-sensoriali. Trovatisi ogni anno per un indefinito lavoro il giorno di Natale, i due protagonisti si raccontano e descrivono un mondo caratterizzato dall’invenzione dello Z-Eye, un dispositivo di realtà aumentata impiantato negli occhi dei personaggi. L’episodio, diretto da Carl Tibbets, dura ben 73 minuti.

3. San Junipero (03×04)

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Gugu Mbatha-Raw (Undercovers, Touch) e Mackenzie Davis (Sopravvissuto – The Martian, Blade Runner 2049) sono le due protagoniste dell’episodio che a suo modo smorza il pessimistico e catastrofico sguardo che la serie pone sullo sviluppo tecnologico e sulle prospettive sociali ad esso legate. Il fantomatico lieto fine non è di casa per Black Mirror che però, con San Junipero, decide di concedersi un momento di maggior leggerezza, una nuova chiave di lettura per un domani segnato dall’alternativa prospettica di una realtà altra, un paradiso terreste, artificio stesso di ciò che è vero e ciò che percettibilmente esiste, in cui la coscienza si slega dal corpo per sussistere come entità non soggetta ad invecchiamento. Kelly e Yorkie si conoscono all’interno dell’idilliaca realtà metaversica di San Junipero, un mondo virtuale in cui poter vivere una seconda ed eterna giovinezza, a cavallo tra epoche diverse, e all’interno di essa si riscoprono dando vita a un rapporto basato sul lasciarsi andare, sull’abbandonarsi al godimento. Regia di Owen Harris, durata: 61 minuti.

4. Black Museum (04×06)

Black Museum cinematographe.it

Prima dell’interattivo Bandersnatch, la stagione 4 di Black Mirror si conclude con uno degli episodi che ha scosso di più i fan e che comunica direttamente con il precedente citato San Junipero. Black Museum gioca nuovamente con la coscienza, proponendo la suggestione secondo cui un trasmettitore riuscirebbe a collegare il corpo dell’uno alle sensazioni dell’altro; il tutto è narrato all’interno di una mostra di oggetti che rievocano crimini passati e, oltre a legare la storia personale della protagonista Nish (Letitia Wright) alle atroci storie raccontatele dal gestore del proprietario Rolo Haynes (Douglas Hodge), fanno chiari riferimenti ad altri episodi della serie. La direzione, in questo caso, è affidata a Colm McCarthy per una durata pari a 69 minuti.

5. Anche Striking Vipers tra i migliori episodi di Black Mirror (05×01)

Striking Vipers migliori episodi Black Mirror cinematographe.it

L’ultima stagione di Black Mirror non è sicuramente riuscita a conquistare i favori delle precedenti, ma ha comunque saputo proporre nuove interessanti alternative alle proprie visioni futuristiche. L’episodio d’apertura, Striking Vipers, merita attenzione ed approfondimento e, soprattutto, merita di essere citato tra quelli più persuasivi dell’intera produzione antologica. Ancora una volta la realtà viene catapultata nel virtuale, in questo caso all’interno del suo universo videoludico, teatro del mutamento di rapporto tra Danny (Anthony Mackie) e Karl (Yahya Abdul-Mateen II) dal risvolto passionale; un ulteriore substrato di quel concetto di scissione tra anima e corpo che questa volta si accompagna ad una riflessione rappresentativa del riconoscimento di genere all’interno del riconoscimento di sé. La direzione dell’episodio, da 61 minuti, è curata dallo stesso Owen Harris di San Junipero.

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