Isola nera: recensione del film Netflix di Miguel Alexandre

Ambientata nel fascino frastagliato e ambiguo dei territori del Mare del Nord, Isola Nera è sia un thriller psicologico per niente turbolento che un (quasi) thriller erotico ancor meno seduttivo. Dal 18 agosto su Netflix.

L’isola di Amrum è un lembo di terra abitato da 2400 anime. Minuscola sporgenza emersa dalla costa tedesca del Mare del Nord, Amrum ricopre un’area di venti chilometri quadrati nello stato federale dello Schleswig-Holstein, il più settentrionale tra i sedici della Germania. Sagomato da distese infinite di sabbia finissima e sporadici villaggi immersi nel verde, è il vento a scompigliare i capelli e le esistenze dei suoi abitanti, distanti dalla terra ferma e forse proprio per questo dannati da una natura mozzafiato ma piena di sacralità.
In quella fessura sconosciuta delle Isole Frisone Settentrionali, gli sceneggiatori Miguel Alexandre (qui anche regista) e Lisa Carline Hofer immaginano il palcoscenico simbolico di Isola Nera, dal 18 agosto disponibile su Netflix, un film sospeso tra il nordic noir e il thriller psicologico, ritagliato sulla linea continua del thriller erotico come il recente Illusioni Mortali anch’esso rilasciato da Netflix.

Isola Nera: passione, vendetta e segreti nel thriller Netflix

isola nera cinematographe.it

Il film trova il suo perno sul diciassettenne Jonas (Philip Froissant), orfano in un’età che lo costringe a lasciare l’isola in cui è sempre vissuto per andare sotto la tutela dello zio. Ex insegnante dal carattere inflessibile, è con sorpresa il nonno Friedrich (Hanns Zischler), con il quale non ha condiviso nulla dell’infanzia, a farlo restare ad Amrum e rimanere così assieme agli amici di sempre. Tornato a scuola alcuni mesi dopo il lutto, Jonas rimane folgorato da Elena Jung (Alice Dwyer), la supplente di letteratura venuta in sostituzione per impartire ai suoi studenti lezioni di poesia, destando subito la gelosia dell’amica Nina (Mercedes Müller), e con essa i sospetti di una torbida relazione erotica aperta con il minorenne.

Come una moderna Mrs. Robinson e un novello maturando, Jonas viene iniziato al piacere sessuale da una donna seducente e per nulla pudica che, oltre alle pulsioni carnali, appoggia in più quelli letterali, sospingendo quel talento latente nella scrittura in prosa invece puntualmente stroncato dal nonno e prima di lui dal padre. Ma il fine ultimo di Elena non è il mero godimento o sentirsi desiderata dal giovane, piuttosto il vendicarsi subdolo e ossessivo da un padre che l’ha dapprima rifiutata e poi lasciata sola, alimentando in essa l’ideazione di un progetto castigatore in modalità ‘occhio per occhio’.

Le Isole Frisone Settentrionali fanno da palcoscenico naturale ma depotenziato da una risoluzione del mystery poco audace

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Su quale sia la reale natura del rapporto fra l’insegnate e l’anziano nonno si fonda dunque l’intrigo dietro al film intero, un’operazione dopotutto prosaica nello scioglimento conclusivo del mystery ma conturbante nel comparto visuale e fotografico, ostentando scenari e panoramiche dell’isola saturati in post-produzione a conferma dell’attenzione estetica riposta nella cura delle immagini e nelle scelte luminose rigorosamente non artificiali. Eppure, manca il legame perverso e maledetto fra l’isola e i suoi abitanti, tra la dannazione caduta dall’alto e i malesseri interiori a fare da guida alla labile psicologia della protagonista, la quale, all’apparente perfezione accomodante iniziale, infilza l’attimo dopo un incedere ribollente di rabbia e di ansietà da killer.

Il film ha come unico ingrediente segreto un territorio intriso di potenzialità thrilling, smorzate però da una narrazione che prosegue a rilento sebbene alcuni momenti tensivi riescano ad agganciare l’amo con lo spettatore. Se tra Elena e Jonas mente e corpo si alimentano a vicenda, l’approvazione del talento in scrittura coincide con quello epidermico: l’erotismo di Isola Nera manca però di seduzione, i corpi e i loro contatti lasciano poco di cui gioire al di qua dello schermo. E con essi quello dell’intero giallo, dall’originalità risucchiata prevalentemente nello svelamento della mappatura genealogica e dunque dei suoi risvolti finali.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.3

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