RomaFF14 – L’uomo senza gravità: recensione

La nostra recensione di L’uomo senza gravità, il film Netflix italiano in arrivo a novembre con un Elio Germano leggero come una piuma.

In barba a un cinema di effetti speciali estremi e dramedy che arraffano furbescamente risate quanto lacrime, arriva L’uomo senza gravità. Lieve, sentimentale ma sobrio, con le sue ambientazioni rarefatte che attraversano alcuni paesini nevosi tra anni Novanta e Duemila ad avvolgere la storia di Oscar, un bambino speciale con il dono del volo. In effetti il ragazzo galleggia nell’aria come un palloncino colmo di elio. E, ironia della sorte, a interpretarlo è proprio Elio Germano. E lo dirige Marco Bonfanti, salito all’onore delle cronache con la sua impresa pastorale di portare un gregge in Piazza del Duomo a Milano mentre girava il suo documentario L’ultimo pastore, nel 2013.

L’uomo senza gravità: la leggerezza di una fiaba

Sul grande schermo siamo abituati a personaggi volanti solitamente anche molto volitivi, determinati e salvifici per il loro mondo. Oscar invece è un ragazzotto cresciuto tra una nonna severa e una madre amorevole. Per i due ruoli sono state scelte Elena Cotta e Michela Cescon. Entrambe ringiovanite e invecchiate con meravigliosa credibilità da make-up di Claudia Tozzi e prosthetic design di Lorenzo Tamburini, custodiscono il loro piccolo speciale in una casa vecchia e piena di ricordi. Bonfanti, che oltre a dirigere il film lo ha ideato scrivendone anche la sceneggiatura con Giulio Carrieri, ha impostato un piccolo mondo di borghi isolati, circondati da natura boschiva e monti imbiancati.

L'uomo senza gravità cinematographe.it

Le temperature dei colori sono sempre basse, con alcuni colori che a turno escono fuori. Come il rosa o il nero. Il direttore della fotografia di L’uomo senza gravità, Michele D’Attanasio, è riuscito a contribuire con la sua luce al senso visivamente crepuscolare, altre volte ovattato della storia. Stavolta il supereroe non è Jeeg Robot, ma un ragazzo che bada alle mucche e contempla le lucciole. Il suo amore di sempre si chiama Agata, e da grande avrà le fattezze di Silvia D’Amico, che ha fatto un lavoro di raffreddamento importante per il suo personaggio.

La favola ha i suoi orchi tentatori, qui la televisione e i suoi show. Ma pure il suo Mangiafuoco, come l’impresario con volto e baffetti sfuggenti di Vincent Scarito. Sebbene l’esempio da seguire sarebbe il Batman dei cartoni anni Novanta, da Calvenzano a Lucerna, il percorso di Oscar sarà pieno di ostacoli e tentazioni. E Germano ci mette il suo, tanto col suo incedere da Pinocchio moderno dai passi leggeri quanto con la grazia delle sue mani quando apre le braccia per prendere il volo. Voce nasale, timida, accento settentrionale, si trasforma in un personaggio che mancava alla sua ricca galleria. Successo, denaro, donne, ma anche solitudine, distanza dagli affetti e il dolore per una diversità mai vista o vissuta con naturalezza da nessuno intorno a Oscar. Cosa conta di più, il successo o la famiglia? La libertà, o il denaro in cambio del fare il fenomeno da baraccone?

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L’uomo senza gravità: gli effetti speciali

Proprio sull’inserimento degli effetti speciali nella storia agrodolce di un fenomeno come Oscar, l’autore Bonfanti ha lavorato a togliere, ad accarezzare la realtà della messa in scena non per stupire lo spettatore, ma per servire la narrazione. In alcune scene è stato utilizzato il mako moko, una specie di braccio meccanico che simula il volo di un attore. Era stato fatto lo stesso in Gravity, ma qui ogni evoluzione o galleggiamento aereo ha una dolcezza diversa dal solito, mai vista prima. Nulla è mai immersivo come l’atmosfera e la narrazione, elementi mai presi in ostaggio dall’effetto visivo, semmai affiancati con garbo e soprattutto credibilità.

Nei momenti in cui Oscar si stacca per sospendersi il montaggio, come le mani agili di un prestigiatore, ci sposta lo sguardo altrove. Nessun voyerismo quindi sugli SFX in L’uomo senza gravità, ma inusuale intimismo per nulla spiacevole. Se pregio o difetto dovrà però deciderlo il pubblico. Gli effetti restano lì, con Germano mai così intimo e lieve nel recitare, sospeso in un vuoto gravitazionale che è metafora di tanto altro. Potremmo parlare per la prima volta di effetti speciali timidi. Sì, timidi ma belli.

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L’uomo senza gravità: l’evento al cinema e il volo di Netflix

Con la sua leggerezza L’uomo senza gravità si presenta al pubblico come una delle preaperture della Festa del Cinema di Roma, ma in sala sarà distribuito da Fandango come evento nei giorni del 21, 22 e 23 ottobre su circa 40 schermi. Prodotto da Zagora, Isaria Productions e Climax Films, il prodotto è stato acquisito da Netflix, il grande tentatore online che farà planare il suo nuovo Pinocchio fluttuante dall’1 novembre nei suoi consueti 190 paesi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.9