TFF33 – Real Onigokko: recensione

Il nome di Sion Siono non è di sicuro nuovo agli amanti dei manga e dell’horror nipponico: maestro indiscusso delle trasposizioni cinematografiche tratte dai fumetti giapponesi, pioniere della settima arte orientale, visionario, folle.

Nato a Toyokawa, nella prefettura di Aichi, Sion Sono iniziò a scrivere poesie sin dall’adolescenza, e ottenne i suoi primi riconoscimenti all’età di 17 anni. Frequentò quindi l’università di Housei, e nel 1985 debuttò nel cinema, girando il suo primo cortometraggio intitolato I’am Sion Sono!!, ovvero una lettura delle sue poesie, mentre nel 1990 scrisse e diresse il suo primo lungometraggio, Bicycle Sighs.
Nel 1992 vinse il premio della giuria al Tokyo Sundance Film Festival con il thriller The Room. Parallelamente alla carriera di regista, Sion Sono iniziò una carriera di attore, mentre i registi francesi Jean-Jacques Beineix e Jackie Bastide utilizzarono alcune sue poesie per il documentario Otaku.
Nel 2002, Sion Sono si fece definitivamente conoscere al di fuori del Giappone con il controverso film Suicide Club, che racconta di una serie di suicidi di gruppo aventi per vittime giovani ragazzi e ragazze. Prima parte di una trilogia, il film vinse il premio della giuria al Fant-Asia Film Festival e generò un manga composto da un volume unico, intitolato Jisatsu Circle, e un romanzo scritto dallo stesso Sono, intitolato Suicide Circle: The Complete Edition. Nel 2005, il regista diresse Noriko’s Dinner Table, seconda parte della trilogia iniziata con Suicide Club. In realtà non si tratta di un sequel del film precedente, bensì di una riflessione sulla solitudine e sull’alienazione della società giapponese.
Nel 2005, Sono diresse altri due film: l’onirico Strange Circus e l’action Hazard, girato interamente in digitale. Seguirono altri quattro film e un episodio della miniserie televisiva Jikô keisatsu.

Real Onigokko: il folle teatro kabuki di Sion Siono

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Un’improvvisa folata di vento e uno scuolabus con quaranta studentesse viene tagliato a metà. L’unica sopravvissuta è Mitsuko che, chinatasi per caso, rimane miracolosamente illesa. Non le resta che scappare, correndo il più lontano possibile da quel vento omicida. Quando si ritrova a scuola, Mitsuko è assalita dal dubbio che l’incidente sia stato solo un incubo: ma poco dopo l’insegnante imbraccia un mitragliatore e stermina tutte le presenti. Tranne lei, Mitsuko, che si ritrova a scappare di nuovo. Al termine della corsa qualcuno la chiama Keiko, sostenendo sia il giorno del suo matrimonio. Un maiale in smoking la minaccia, inseguendola: non le rimane che scappare ancora. Mitsuko è allora vittima di un brutto sogno o forse di un gioco il cui premio finale è la sua vita?

Analizzare Real Onigokko (Tag) il film di Sion Siono non è assolutamente facile: la regia adottata dall’Artista giapponese è essenzialmente superba, sia tecnicamente che a livello visivo, nulla è fuori posto ed è tutto estremamente poetico pur trattandosi di un film dell’orrore ma, in Real Onigokko non si parla di un orrore classico.
Principalmente il film va analizzato sotto due punti di vista: uno è legato al Tag, ovvero il classico gioco del “ce l’hai”, gioco in cui si gioca a gruppi di più persone e si scappa via da un singolo elemento che ha il “ce l’hai”; nel momento in cui la persona tocca un altro giocatore esclamando “ce l’hai”, l’individuo diventa automaticamente inseguitore e deve passare il “ce l’hai” ad altri giocatori. Immaginate il gioco in chiave horror legato al secondo punto di visione del film, ovvero quello dell’Oni. L’Oni è un particolare tipo di yōkai (fantasma del folklore giapponese), molto famoso all’interno dell’arte asiatica e dei quadri; questo particolare tipo di spettro o demone viene rappresentato con sembianze umane, lunghi artigli per afferrare meglio le sue prede e capelli lunghi e neri.
L’unione dei due punti di vista danno vita alla pellicola di Sion Siono, un eterno gioco multidimensionale in cui le prede fuggono da un qualcosa di oscuro e di terribile, non tangibile se non paragonabile ad una piuma bianca che cade, un percorso predestinato legato ad un elemento il cui destino è già stato scritto e non può essere cambiato se non da un evento improvviso e totalmente ambiguo.

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La sceneggiatura di Real Onigokko, sempre scritta dallo stesso Sion Siono si basa sul libro Riaru Onigokko di Yusuke Yamada, nonostante all’interno ci siano degli elementi tipici del regista giapponese, come le classiche riprese dell’intimo femminile o l’orientamento sessuale non dichiarato dalle protagoniste.
Ed è di sole protagoniste che si parla per il versante recitativo in Real Onigokko (se si esclude un unico personaggio maschile presente solo negli ultimi minuti della pellicola), un cast veramente fantastico ed eclettico, caratterizzato alla perfezione che, negli 85 minuti di durata, si quadruplica in molteplici parti e caratterizzazioni dei vari personaggi, quasi come se stessimo osservando un leggendario e misterioso spettacolo teatrale giapponese con maschere kabuki.

Sicuramente Real Onigokko non è un film per tutti, una pellicola molto particolare che necessita di molte visioni prima di assaporare in pieno tutta la profondità che porta con sé ma, avendo a disposizione gli strumenti necessari per comprenderlo ed analizzarlo, non potrà non regalare le giuste emozioni date dal folklore giapponese.

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Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.2

3.7

Voto finale