Venezia 75 – I Diari di Angela – Noi due cineasti: recensione

I Diari di Angela presenta alcuni problemi tecnici, ma ciò che colpisce è soprattutto la tenerezza del ricordo del regista.

Chi è Angela Ricci Lucchi e come la sua professione continua a influire sulla vita delle persone che hanno fatto parte della sua esistenza, soprattutto del compagno Yervant Gianikian? I Diari di Angela – Noi due cineasti è un tributo realizzato dal montatore di origini armene sulla regista e pittrice italiana scomparsa quest’anno, nel mese di febbraio 2018.

Il documentario celebra la Ricci Lucchi non solo come artista, ma anche come persona, mostrando lati più intimi della donna e aspetti più inerenti alla sua presenza nella sfera domestica. Materiale di base, da cui è stata tratta l’idea di realizzare un documentario, sono stati i diari scritti dall’artista, in cui è possibile trovare dei disegni semplici di alcuni fatti degni di nota, racconti e descrizioni di viaggi, letture e tutto ciò che la Lucchi riteneva fosse importante ricordare.

I Diari di Angela – Noi due cineasti alterna la lettura delle pagine dei diari alle riprese degli eventi narrati

I Diari di Angela Cinematographe

La costruzione del progetto è particolarmente elementare. Yervant Gianikian non è solo il regista, ma funge anche da narratore e soprattutto da lettore. Le sue dita sfogliano attentamente le pagine del diario che sembra appartenere a una vita fa, in cui è possibile scorgere la grafia sinuosa e ordinata della compianta partner. Nel titolo si parla di diari, al plurale, perché effettivamente Gianikian prende in esame vari diari, ciascuno dei quali possiede contenuti diversi. Dopo la breve lettura di alcuni episodi, automaticamente vengono legate le sequenze che presentano visivamente quello che Angela ha spiegato a parole.

La semplicità delle cose quotidiane, l’affetto tra due compagni di vita, l’amore per il proprio lavoro, la conoscenza di persone care ai due partner, la ricerca di materiali d’archivio sparsi nel mondo, un viaggio nell’Armenia sovietica con l’attore Walter Chiari, sono gli aspetti principali, presentati con efficacia, nel documentario. Dalle immagini “riesumate” da Gianikian appare una Angela socievole, divertente ed estremamente curiosa, a volte anche presa di mira in modo scherzoso dai propri amici.

I Diari di Angela – Noi due cineasti presenta vari problemi tecnici dal punto di vista cinematografico

Nonostante l’opera sia un toccante omaggio a un’artista che ha avuto il coraggio di osare, realizzando cortometraggi e progetti sperimentali e d’avanguardia, si percepiscono, a livello cinematografico, dei piccoli disturbi tecnici, che potrebbero ostacolare la visione e l’ascolto. Gianikian appare incerto come lettore/narratore, spesso indugiando su quanto scritto dalla compagna, auto-correggendosi e usando un tono di voce poco sicura, spesso difficoltoso da comprendere nella sua totalità.

Inoltre, le riprese che riguardano gli avvenimenti raccontati nei diari sono, per ovvi motivi, amatoriali e analogiche per lo più. La macchina da presa non è stabile, le inquadrature sono più volte sfocate, e spesso gli spettatori si trovano a guardare dei dettagli non importanti, mentre in sottofondo si sente la continuazione di un dialogo o comunque qualcuno parlare. Tuttavia, non è necessario andare alla ricerca del virtuosismo tecnico ne I Diari di Angela – Noi due cineasti, e bisogna vederlo per quello che è realmente: un semplice documentario atto a onorare la memoria di una compagna di vita, il cui ricordo non svanirà mai, adesso più che mai.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2
Sonoro - 1.5
Emozione - 2.5

1.8