RomaFF12 – A prayer before dawn: recensione del film di Jean-Stéphane Sauvaire

A prayer before dawn, la recensione del film di Jean-Stéphane Sauvaire, con Joe Cole, tratto dall'autobiografia omonima di Billy Moore

A prayer before dawn è un un film di Jean-Stéphane Sauvaire, con Joe Cole, presentato durante la Festa del cinema di Roma, tratto dall’autobiografia omonima di Billy Moore.

Billy Moore è un pugile inglese che vive in Thailandia. Conduce una vita dissoluta, divisa tra confronti fisici e tossicodipendenza. Billy, un giorno, viene arrestato per possesso di droga e mandato in una prigione abietta e malsana in cui i detenuti lo prendono subito di mira. Un carcere dove vige la legge del più forte, la logica del rispetto reciproco, in cui ogni cella ha tanti detenuti che dormono assieme in condizioni disperate.

Billy tenta di sopravvivere tra soprusi, molestie e risse quotidiane, tentando di accattivarsi i favori di una guardia, di una donna e del suo capo cella. In carcere imparerà il Muay-Thai, la tipica boxe tailandese, che gli darà una chance per riscattarsi da una vita piena di dipendenze e di miseria.

A prayer before dawn

A prayer before dawn è un film sulla sopravvivenza, tratto dall’autobiografia omonima di Billy Moore, che ci porta in un vero girone infernale, in cui Billy è incatenato ad una dipendenza meschina verso qualsiasi tipo di droga. Una volta costretto al carcere si dovrà scontrare non solo contro l’astinenza, che lo indebolirà inevitabilmente, ma contro tutti i suoi compagni di cella che lo vedranno come un debole, un essere fragile e quindi adoperabile per ogni tipo di sopraffazione.

A prayer before dawn mostra la redenzione di un uomo attraverso la metafora del lottatore, un film claustrofobico che getta luce sulle condizioni disumane dei carceri thailandesi, in cui non c’è controllo, non c’è umanità. La speranza di Billy è riposta nella sua determinazione di vivere, di combattere con le proprie doti da pugile. Sauvaire fotografa una realtà sconcertante in cui tutto è sacrificabile.

A prayer before dawn

A prayer before dawn mostra la redenzione di un uomo attraverso la metafora del lottatore

Le scene di lotta e dei combattimenti non sono eccessivamente crude, il regista non sputa in faccia la violenza o il sangue, ma sceglie inquadrature che canalizzano l’attenzione verso il dolore, fisico e interiore del protagonista, che, inerme, subisce ogni tipo di angheria poiché la sua mente è offuscata dalle droghe. Il dramma di questo giovane boxer è tagliente, credibile con scene che catturano il volto di Billy con i suoi occhi cerulei e il corpo seviziato.

A prayer before dawn è un film carnale, in cui Joe Cole interpreta un uomo che è schiacciato da due forze uguali e contrarie, che decide di misurarsi con la disciplina e il rigore delle arti marziali, che lo dirigono verso la salvezza. Un film personale, che segue il protagonista in ogni attimo della sua vita carceraria, una pellicola che non è molto verbosa, in cui Billy fatica a comprendere la lingua dei detenuti.

A prayer before dawn

A prayer before dawn è un film sulla sopravvivenza

Joe Cole riflette perfettamente sul proprio volto il disagio, le difficoltà, la rabbia e la solitudine di un uomo messo in un angolo dalla vita. Voci discontinue, suoni distorti e fragori dilatati compaiono nel film come a veicolare la dissoluzione, l’autodistruzione di un uomo che sceglie di andare oltre i propri limiti, da cui imparerà una lezione per la vita.

Il finale è semplice, emozionante, in cui appare il vero Billy che sorride al proprio riflesso filmico, una presenza quasi paterna, simbolica, che conclude una pellicola su un uomo che si trova faccia a faccia con i propri demoni, che non viene mai nobilitato ad eroe, che riemerge dal proprio inferno per dedicare la propria vita ad aiutare chi come lui vive e ha vissuto una feroce dannazione.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8