RomaFF12 – Mademoiselle Paradis: recensione

Presentato alla 12ma Festa del Cinema di Roma, Mademoiselle Paradis narra la vita vera e sofferta di una pianista cieca, di come riacquistò la vista perdendo il talento e delle sue scelte dolorose.

È la Vienna del Settecento quella raccontata nell’ultimo film della regista austriaca Barbara Albert (Böse Zellen, Nordrand – Borgo Nord, The Death And The Living), il grigio, triste mondo di Mademoiselle Paradis e della realmente esistita pianista Maria Theresa Paradis, priva della vista, ma provvista di un talento che compenserà una vita passata nell’oscurità. Un dramma in costume con protagonista l’attrice Maria Victoria Dragus, accompagnata nel viaggio del tempo verso un dolorante passato dal cast composto dagli interpreti Attila Beke, Thomas Anton, Katja Kolm e Sascha Merényi.

Egregia suonatrice di pianoforte, Maria Theresa Paradis (Maria Victoria Dragus) e la sua famiglia non desiderano altro se non il ritorno della vista della sfortunata musicista. Condotta nella casa di cura di un particolare medico, quest’ultimo si cimenterà con tecniche dal non chiaro procedimento scientifico, le quali permetteranno però alla giovane di tornare a guardare il mondo con i propri occhi. L’eccellente risultato va però ad influire negativamente sull’abilità manuale della giovane, che sembra perdere il dono che le era stato fatto dal dio della musica, perdendo l’unico tratto che, oltre alla cecità, la contraddistingueva e senza il quale sembra impossibile per la giovane prospettarsi un radioso futuro.

Mademoiselle Paradis – Il ritorno della vista e la perdita del talento

mademoiselle paradis

Chi non vede non viene visto a sua volta. Questa è la regola generale dalla quale apparentemente è riuscita a svincolarsi la sgraziata, ma talentuosa Maria Theresa, avvolta nell’oscurità della sua menomazione e risollevata nei solitari tormenti dalla capacità di perdersi nel tumultuoso ammontare delle proprie melodie, rilasciate tramite febbricitanti note. Una passione legata a un’attitudine sconfinata che contrasta con il ritorno di una non così emozionante vista, che allontana dal suo posto nel mondo, quello alla soglia dei tasti di un pianoforte, la sconvolta protagonista di Mademoiselle Paradis.

Le voci fino ad allora solo ascoltate cominciano ad assumere contorni e volti, perdendo però l’anima allo sguardo confuso e impreparato della giovane protagonista, in un film che come i nuovi oggetti per il personaggio principale si presenta insignificante e difficile da inquadrare. Mademoiselle Paradis perde infatti di coinvolgimento annullando pian piano la voglia di seguire il fatto reale dietro alla messinscena certamente curata, ma per nulla stupefacente o meravigliosa come ci si aspetterebbe da qualsiasi opera in costume. Non cercando di rimediare neanche sotto il punto di vista della sceneggiatura o della regia, per questo rimanendo, come una nota muta, del tutto anonima.

Madamoiselle Paradis – La nota stonata della regista Barbara Albert

mademoiselle paradis

Ben spiegando i vari filoni che la storia intraprende per regalarle così compostezza e sostegno narrativo, della drammatica pellicola della regista Barbara Albert si comprende il potenziale cinematografico, ma non la costruzione scelta per la realizzazione dell’intero film, che altrettanto cieco come la signorina Maria Theresa sembra non accorgersi della sua totale mancanza di sollecitazione visiva e sentimentale, perdendo quasi subito l’interesse dello spettatore che, annoiato, tenta di seguire le silenziose logiche e conseguenze del ritorno della vista della protagonista.

Perdendo la propria grazia nel creare musica in grado di armonizzare la stanza di infinite melodie, il film acquista solamente un ritratto veritiero, ma poco apprezzabile dell’incredibile vicenda della musicista viennese, che per un breve tratto della propria vita ha dovuto scegliere, sotto pressione di una famiglia di approfittatori e di un medico deciso a diventare noto, se diventare qualcuno senza poter guardare alla maestosità del mondo o rimanere nell’angolo di un’esistenza che non si lascia vivere, ma soltanto sbirciare. Contrariamente alla fenomenale indole della protagonista, Mademoiselle Paradis stona la partitura di un film non all’altezza della stupefacente vita e delle sofferte scelte di Maria Theresa Paradis, un pianoforte scordato che il pubblico non desidera altro che sentir smettere.

 

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.8