Il primo figlio: recensione del film horror di Mara Fondacaro
Il film horror di Mara Fondacaro racconta la paura di una donna che non sa come affrontare la maternità.
Il primo figlio è il film d’esordio di Mara Fondacaro. La regista napoletana, dopo aver scritto la sceneggiatura di La salita, opera prima di Massimiliano Gallo, ha girato questo dramma psicologico horror che sfocia nella dimensione del soprannaturale. Il lungometraggio è stato presentato in concorso alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, ed è nato da un progetto della stessa autrice che ha ottenuto il premio SIAE Cinema per giovani sceneggiatori nell’ambito della Festa del Cinema di Roma. Prodotto da Nightswim e Sajama Films, e interpretato da Benedetta Cimatti e Simone Liberati, affronta il tema della “maternità difficile e imperfetta” per dirla con la regista. Arriva nelle sale italiane il 27 novembre 2025, grazie alla distribuzione de Lo Scrittoio con Nightswim.
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Il primo figlio è la storia di una madre che non ha mai superato il trauma della scomparsa del figlio primogenito

I protagonisti de Il primo figlio sono Ada (Benedetta Cimatti) e Rino (Simone Liberati), due docenti universitari, sposati e in attesa del secondo figlio. Dopo aver perso – in un funesto incidente al lago il piccolo Andrea (Lorenzo Ferrante) il primogenito- la gestazione è quasi terminata e la coppia si trasferisce nella prima abitazione, in cui la cameretta del bambino è pronta insieme alla nuova carta da parati per “chiudere” o “coprire” la precedente. La donna cerca di apparire tranquilla, ma in realtà non ha mai superato il trauma della scomparsa del primo figlio. Ada comincia ad avvertire invece la sua presenza in casa, dapprima udendo la sua voce – poi proprio vedendolo apparire. Lei sola riesce a percepire la sua presenza, mentre suo marito teme che il trauma subito dalla donna possa danneggiare irreparabilmente la salute mentale della moglie mettendo a rischio anche la nuova nascita. Intanto quella strana presenza vorrebbe Ada tutta per sé, vorrebbe portarla via altrove, impedendo quindi anche il parto imminente. La protagonista si vedrà costretta a scegliere dove andare.
L’esordio interessante della regista Mara Fondacaro e l’influenza di Roman Polanski

Il film racconta con uno stile cinematografico interessante, il modello della Madre e delle sue paure che si associano ai sensi di colpa connessi a un tragico destino. La regista riesce a muoversi con molta facilità nei generi drammatici, del thriller e dell’horror. Abbiamo l’impressione che il film, così com’è stato strutturato, rappresenti soprattutto un pretesto, con tutta la sua messa in scena affinché l’anima autorale possa emergere e creare il suo spazio, probabilmente non solo in un luogo cupo e insano. Il primo figlio affronta i temi della elaborazione della maternità, ma anche quello della elaborazione del lutto, della paura del buio o della difficoltà nel ritrovare una stabilità nel proprio ruolo di genitore ma anche di madre. L’influenza di Roman Polanski, di un classico come Rosemary’s Baby, è evidente ma non sembra essere la sola. Ad esempio, l’impianto horror della pellicola sembra guardare al cinema di Pupi Avati.
Il primo figlio: valutazione e conclusione
La regista mostra un gran talento nell’articolare la sua messa in scena sfruttando soprattutto il vuoto dell’inquadratura, lavorando in modo certosino sul fuori campo e affidandosi all’uso della soggettiva sfruttando anche luoghi inusuali delle province di Isernia e Campobasso; riuscendo a creare un sistema di immagini coerentemente disturbanti. Fondacaro non ha avuto paura di portare sul grande schermo la paura di una donna che non sa come affrontare la maternità, un concetto complesso che va oltre l’idea tradizionale di “naturale”, ma che lei con pieno diritto non percepisce come tale. Raccontato nel film attraverso uno sguardo che si scioglie e “rintraccia” nell’oscurità, che detesta e ama. Rifiuta e accoglie allo stesso tempo.