La mano sulla culla: recensione del remake del thriller cult
Nel remake del thriller cult c'è un’ottima prova attoriale di Mary Elizabeth Winstead contro una sceneggiatura spenta e priva di suspense.
Due bimbe, una mamma che va alla maniacale ricerca dell’eccellenza e una tata (tossica) sono gli ingredienti di La mano sulla culla, film con due ottime protagoniste disponibile su Disney+ dal 19 novembre 2025 (il cui titolo originale è The hand that rocks the cradle). Il thriller psicologico 20th Century Studios è un remake del cult – cioè una versione moderna dell’omonimo classico – diretto da Michelle Garza Cervera. Vede come protagonista Mary Elizabeth Winstead che interpreta Caitlin Morales: una ricca mamma di periferia che assume come tata Polly Murphy (Maika Monroe), per poi scoprire che quest’ultima come sé stessa non è solamente la persona che dice di essere. Il cast del lungometraggio scritto da Micah Bloomberg sulla base di una sceneggiatura di Amanda Silver è incredibile e comprende anche Raúl Castillo, Martin Starr, Mileiah Vega, Riki Lindhome e Shannon Cochran.
La mano sulla culla: il thriller intrattiene grazie alla bravura delle due protagoniste ma non sa inquietare o disturbare

Nel 1992 De Mornay portò sullo schermo una rivale determinata a voler distruggere la vita della protagonista: traditrice e subdola in una pellicola curata in tutti i dettagli e interpretata in manierea eccezionale. Anche nel remake Polly (Maika Monroe) desidera rovinare la vita di Caitlyn (Mary Elizabeth Winstead) – esteriormente invidiabile: è bellissima, una donna in carriera, con una bella casa, un marito devoto e amorevole (Raúl Castillo) e due figlie. La stabilità della sua famiglia inizia a vacillare quando assume come babysitter Polly, una giovane apparentemente timida, carina e disponibile che in segreto desidera solo il male di Caitlyn; infatti inizia a fare qualsiasi cosa per devastare la sua vita. Questo nuovo adattamento del thriller cult non è accostabile alla versione originale. Michelle Garza Cervera realizza un remake senza mordente, che intrattiene ma non riesce a creare suspense. Sguardo inquieto a parte, la Polly interpretata dalla Monroe è una insospettabile cattiva, soprattutto nella prima tranche del film ma troppo debole come antagonista!
Un’ottima prova attoriale di Mary Elizabeth Winstead contro una sceneggiatura spenta e priva di suspense

Mary Elizabeth Winstead riesce ad essere una convincente Caitlyn, con il suo personaggio incarna alla perfezione il self-doubt, ovvero il dubbio che si prova su se stessi e sulle proprie capacità, il sentimento di insicurezza che deriva dalla percezione dei giudizi degli altri e dal timore di sbagliarsi, di commettere errori… La storia di La mano sulla culla procede infatti con gli imbrogli e i tranelli che Polly adopera per mettere in cattiva luce la protagonista agli occhi del coniuge e persino della figlia maggiore, creando maggiore preoccupazione e confusione nella mente di Caitlyn che inizia ad aver timore di impazzire. Nell’originale, indipendentemente dal trauma iniziale, la protagonista ha una storia meno complessa alle spalle e, pertanto, è molto difficile da danneggiare o denigrare. Ciò rendeva il film più interessante da seguire. In questo caso Caitlyn assume gli psicofarmaci e risulta tutto più plausibile. Polly, profittando di questa situazione, non fa nessuna sforzo ad ottenere l’attenzione e la fiducia dei familiari della protagonista, facendola risultare una pazza visionaria.
La mano sulla culla: valutazione e conclusione
Il remake di La mano sulla culla è dunque complessivamente un aggiornamento dell’originale che intrattiene senza mai osare. Non è comparabile con l’originale negli aspetti della dismisura, della ferocia o della tensione. Il film targato Disney+, con pochissimi colpi di scena che si stringono nel finale – unico vero momento di tensione con una guerra tutta al femminile e con una certa quantità di violenza – non è riuscito ad inquietarci o a disturbarci davvero.