Il cast parla di Call my Agent – Italia 3: una stagione “nel segno di Marzia Ubaldi”

La scomparsa di Marzia Ubaldi, la crisi del cinema e come si convince un talent. Il cast di Call my Agent - Italia 3 racconta i segreti della serie su Sky e NOW dal 14 novembre 2025.

Il 14 novembre 2025 arriva, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, la terza stagione di Call my Agent – Italia, la popolare serie TV dedicata al dietro le quinte del mondo dello spettacolo, tra follie, nevrosi e il caos inestricabile vita-lavoro. Per Nils Hartmann, Executive Vice President di Sky Studios Italy, è facile spiegare un simile successo. “Call my Agent è lo specchio di Sky Studios, un crocevia di talenti. Ci troviamo di fronte a una famiglia disfunzionale. Di solito non facciamo remake, correvamo il rischio di toppare il progetto, ma se la nostra bellissima serie vive di vita propria è grazie ai suoi talenti”. A Roma a presentare la terza stagione – i talent stavolta sono Luca Argentero, Michelle Hunziker, Miriam Leone e tanti altri – oltre al cast creativo c’era anche Giuseppe De Bellis, Executive vice president Sky Italia Sport News Entertainment, che fornisce un po’ di numeri utili a chiarire le dimensioni del fenomeno Call my Agent – Italia. “La prima stagione di Call my Agent è stata la seconda in assoluto per ascolti, la prima tra le italiane. La seconda si è piazzata al secondo posto dopo quella sugli 883, quarta italiana in un panorama segnato da una grande concorrenza”. La forza della serie, dal suo punto di vista, è di “essere ironica, colta, sempre al passo, di raccontare il cinema con rara leggerezza, acume e cultura. Tutte cose riflesse dalla scrittura e dalla regia”.

Call my Agent - Italia 3; cinematographe.it

Scrittura e regia, regia e scrittura. Andando sul dietro le quinte… del dietro le quinte, c’è da dire che Call my Agent – Italia 3 non è, dal punto di vista del timone creativo, la stessa serie delle prime due stagioni. Simone Spada si occupa della regia; l’esordio nell’universo di Call my Agent è stato stimolante, perché bisognava entrare “in punta di piedi. Quello che ho fatto è stato osservare e stare in ascolto. All’inizio non è stato facile, perché la famiglia di Call my Agent esiste già e tu devi far entrare la tua idea senza cambiare estetica. Ma è andata; il ritmo mi è congeniale, anche se fa parte dell’identità pregressa della serie”.

Eredita il timone creativo da Lisa Nur Sultan Federico Baccomo, sceneggiatore. La chiave di tutto è stata la morte di Marzia Ubaldi, indimenticata interprete di Elvira Bo, figura di riferimento dell’agenzia di talent su cui è costruita la serie, la CMA (Claudio Maiorana Agency).“La scomparsa di Marzia è stata il punto di partenza. Non potevamo ignorarla. Qui si gioca al confine tra realtà e finzione, e bisognava parlarne. I personaggi ora perdono la mamma, dopo che nella prima stagione se n’era andato il papà, Maiorana. La cosa interessante era capire fin dove spingerli. Dopo tre stagioni abbiamo imparato a conoscerli, ora è come se andassimo a berci una birra insieme. Li conosciamo nel privato, e iniziamo a capire come lavoro e privato comunicano”.

Come la scomparsa di un’attrice apre la strada ai cambiamenti di Call my Agent – Italia 3

Chi era Marzia Ubaldi - Cinematographe.it

La parola agli agenti. Per Maurizio Lastrico, che interpreta Gabriele, “la cosa più bella di CMA è di essere un laboratorio privilegiato di comicità. Non dobbiamo mai perdere la nostra ambizione alta, nel portare avanti la serie”. Poi c’è Michele Di Mauro, Vittorio, che comincia ricordando Marzia Ubaldi. “Il cinismo di Marzia e del personaggio ci è servito da motore. Dentro quel cinismo c’erano profondità e valori, legati ai sentimenti, ai rapporti umani e al lavoro. Sul set aleggiava una sana malinconia. La stagione è all’insegna di Marzia. L’arrivo di Simone Spada ci ha dato una scossa. Dentro le sceneggiature sono entrate cose nuove sui personaggi”. Sara Drago/Lea trova interessante, in questa terza stagione di Call my Agent Italia, “mostrare la vita che entra nel lavoro e il confine non tracciabile tra i due. Mi piace che se ne parli così, oggi, quando la tendenza è di guardarsi indietro e torna la voglia di dare un nome alle cose. L’ingresso di Simone Spada ha spostato un po’ tutto”. I cambiamenti fondativi della terza stagione “ci hanno messi nella condizione di non dare nulla per scontato. Questa è la scommessa. Direi che è una stagione terremotata, esplodono diverse bombe”.

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Sara Lazzaro è Monica, assistente di Vittorio, dal carattere elettrico e sempre sul pezzo. “Per Monica percepisco che vengono esplorati territori più umani e vulnerabili. Impariamo a conoscerla meglio”. Anche per lei “la stagione profuma di Marzia”. Che sia una stagione diversa, nelle modalità di costruzione del racconto, lo precisa Kaze, per meglio dire Sofia: centralinista, attrice e interesse amoroso di Gabriele. “Ci siamo messi in discussione, stavolta ci sono molti meno momenti corali e più duali. Io me ne sto sempre con il mio Frodo (Maurizio Lastrico, ndr) che se ne va in giro con l’anello e una proposta che fatica ad arrivare; poverino! Sono contenta di vedere anche negli altri colleghi qualcosa oltre la comicità”.

L’eterna questione, valida anche per Call my Agent – Italia 3, è il rapporto con l’originale francese, Dix pur cent. Federico Baccomo ha molto da dire in proposito. “Lisa Nur Sultan ha dato forma alla serie: l’idea era usare i francesi come punto di partenza – il primo episodio doveva essere molto simile al loro – e poi trovare la nostra strada. Ormai viviamo di vita propria; se i nostri agenti e i francesi si incontrassero, avrebbero qualcosa da dirsi. Da sadico quale sono (nel lavoro e nella vita), voglio vedere i personaggi in difficoltà, per poi godere della risalita”. Quanto al rapporto con i talent, partiamo sempre da persone con cui vorremmo lavorare, che portano qualcosa di bello, di caldo. Se il talent dice di sì, ci mettiamo a studiare la sua vita e, se la nostra idea trova consenso, viene sviluppata. Altre volte è il talent che si racconta, altrimenti la suggestione arriva altrove: la prima puntata corale che abbiamo mai fatto, quella con il cast di Romanzo Criminale, è un’idea di Sky. Preferiamo esagerare con l’attore, piuttosto che frenarci. Io sul disagio ci vado a nozze, non tutti sono disposti a percorrere questa strada, a me piace”. Dei no ci sono stati. “Li abbiamo avuti, non per le storie, ma proprio perché non si riusciva a venirsi incontro”.

Chiedono agli agenti per finta se gli piacerebbe esserlo sul serio. Maurizio Lastrico si prende in giro. “Non riesco a organizzare il biglietto del treno da Genova a Roma, figuriamoci fare l’agente. Il mio Gabriele non avrebbe, nel multiverso di Call my Agent, potuto rappresentare Maurizio Lastrico perché quel Lastrico lì avrebbe fatto l’educatore, non l’attore. Io l’agente” prosegue, “lo farei in teatro, per cercare qualcuno che ancora con c’è”. Il teatro è una soluzione che piace anche a Sara Drago. “Mi piacerebbe vedere più spazio per gente che viene dal teatro, come è successo a me. Sceglierei di rappresentare, se potessi, Vanessa Scalera, un’attrice che stimo molto. O Cate Blanchett!”. La proposta che non si può rifiutare la fa Michele Di Mauro. “Propongo ai colleghi: perché non apriamo una vera agenzia dove ci occupiamo solo di sconosciuti, e non gli facciamo fare mai nulla?!”.

Come si racconta un talent e, soprattutto, qual è il problema più grande di tutti

Call My Agent Italia, cinematographe.it
Marzia Ubaldi, Sara Drago, Maurizio Lastrico e Michele Di Mauro nella prima stagione di Call my Agent – Italia.

Si è parlato dei talent, e degli sforzi necessari per farli saltare a bordo della serie. Ora Federico Baccomo parla dei talent una volta saliti a bordo, e come la serie sceglie di ritrarli. Più o meno ferocemente dei francesi? “Siamo più trattenuti, su certe storie, dei francesi. Ricordo un episodio dell’originale a proposito di una coppia affiatata di attori. A un certo punto si scopre il tradimento di lei. Come si risolve? Veniamo a sapere che lui ha tradito lei professionalmente, perché è stato pagato di più per una commedia. È una storia bellissima: partendo da un piccolo tradimento arriviamo a quello più grave, il problema del salary gap. Questa storia non ho mai avuto il coraggio di proporla. Non la farebbero? Non so, io mi autocensuro, ma abbiamo saputo spingerci oltre. Ficarra & Picone per la prima volta vanno in scena col loro nome, senza aver scritto nulla. Li abbiamo fatti litigare e dirsi cose che non si sono mai detti: si sono divertiti. Sull’autocensura aggiungo un particolare: ho un mutuo, devo lavorare, capitemi!”. Aggiunge Maurizio Lastrico, “in Italia c’è questa paura di identificare il personaggio con l’attore. Poi ci sono anche quelli che si prendono in giro, come Sorrentino, ed è una cosa che ti fa uscire più forte”.

Michele Di Mauro non ha di questi problemi. A sentir lui, è facile sbarazzarsene. “Non credo nel legame tra personaggio e interprete. Separare le due cose per me è automatico, credo sia meglio per la psiche degli attori. Lasciamo questo genere di riflessioni e di rapporti al secolo scorso, che è finito da 25 anni”. Dei tanti talent incontrati nel corso degli anni, Maurizio Lastrico ricorda soprattutto “Valeria Bruni Tedeschi, ho amato il suo amore per la verità e la concretezza. C’era questa scena, dovevamo litigare, e lei ha improvvisato chiamando al telefono la madre per dirle, mentre giravamo: mamma, guarda, sto litigando col mio agente! Quella roba lì l’ho amata”. Il ricordo più bello di Sara Drago riguarda “Stefano Accorsi, che si è preso in giro fino in fondo. Anche Aurora Ramazzotti, che non è un’attrice ma è stata bravissima. Le credi sempre, nel rapporto con la madre”. La preferita di Michele Di Mauro è “Stefania Sandrelli. Ha portato sul set la sua storia e l’età che fa i conti con questo tipo di lavoro. Ha portato la sua stanchezza, la sua follia, la sua allegria. Non ha mai mostrato il fianco, o forse l’ha mostrato continuamente”.

Gli agenti devono vedersela con molti problemi, nella finzione scenica di Call my Agent Italia – 3. Nessuno di questi problemi è tuttavia paragonabile, per serietà, a quello che nel mondo reale attanaglia tutti, agenti e talent (veri o no), le maestranze come i produttori. La crisi dell’audiovisivo in Italia, con un numero altissimo di produzioni ferme, è un enorme problema. Maurzio Lastrico ha parlato “con alcuni colleghi. Ho capito quanto dura sia la situazione, molti faticano ad arrivare a fine mese”. Per Sara Lazzaro “adesso ci troviamo all’apice della crisi, ma di base credo ci sia una grande ignoranza su quello che è un lavoratore dello spettacolo. Difficilmente veniamo riconosciuti come lavoratori, anche se diamo un bel contributo al Pil. Noi più affermati siamo solo la punta dell’iceberg”. C’è anche un problema di tempi, come sottolinea Nicola Serra, co-CEO e produttore di Palomar. “Il nostro lavoro si sviluppa nell’arco di anni. La possibilità di programmare è fondamentale. Spero in decisioni positive per l’industria dello spettacolo. Vogliamo informazioni certe, per programmare”. Chiosa ironica. “Magari ci facciamo un episodio la prossima stagione”.