La vita va così – recensione del film di Riccardo Milani

Tra Sardegna e Milano, Riccardo Milani racconta un’Italia in bilico tra radici e modernità

Due mondi contrapposti: da una parte quello legato alle radici millenarie, alle tradizioni, alle viscere della terra che alimentano usi, costumi e modi di vivere; dall’altra quello metropolitano, imprenditoriale, legato al progresso continuo. Due visioni opposte della vita: quella della campagna sarda e quella capitalista milanese. La vita va così di Riccardo Milani, film d’apertura della Festa del Cinema di Roma 2025, racconta la storia – realmente accaduta – di un pastore sardo che decide di opporsi alle mire espansionistiche di uno dei gruppi immobiliari più potenti d’Italia.
A Bellesamanna, nella Sardegna sud-occidentale, un imprenditore milionario vuole costruire un resort di lusso, e per farlo deve acquistare tutti i terreni individuati. Sembra tutto facile, tranne per Efisio Mulas (Ignazio Giuseppe Loi), vecchio pastore che non vuole cedere nemmeno un centimetro della sua terra.

Riccardo Milani riparte da qui. Al suo quattordicesimo lungometraggio, il regista romano conferma la volontà di riscoprire luoghi d’Italia un po’ dimenticati. Dalla campagna abruzzese di Un mondo a parte – con la coppia Raffaele/Albanese – approda questa volta in Sardegna, affidandosi a un cast corale: Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio e Geppi Cucciari.

Efisio Mulas: un pastore sardo contro un cieco progresso

La vita va così Recensione Cinematographe.it

In La vita va così c’è la tensione di un piccolo paese che cerca un’occasione di riscatto. L’unica possibilità sembra aprire le porte al nuovo resort, un modo per ottenere posti di lavoro nella propria terra senza dover emigrare altrove. Milani spinge in questa direzione, forse anche troppo, perché procedendo nella narrazione non si comprende fino in fondo da che parte voglia stare il film. Si schiera con l’ostinazione e il coraggio del vecchio pastore? Oppure comprende, in parte, le esigenze di una comunità che spera in nuove opportunità? La sensazione è che il film tocchi molti temi importanti – meritevoli di maggiore approfondimento – rischiando però di disperdersi in un racconto un po’ sfilacciato.

Alcune interpretazioni, in particolare quella di Giuseppe Ignazio Loi, restituiscono un forte senso di verità e radicamento, mentre altre appaiono meno centrate. Virginia Raffaele, interprete versatile e brillante, affronta con rigore la lingua sarda, ma in alcune scene sembra non trovare la profondità necessaria al suo personaggio. Anche il suo ruolo di figlia/guida per il padre Efisio, col passare dei minuti, perde incisività e resta più spettatrice degli eventi (come nella scena del pellegrinaggio del paese per convincere il pastore a vendere la proprietà). Le sottotrame, come quella tra Mariano – il capocantiere interpretato da Aldo Baglio – e Francesca (Raffaele), oppure quella tra Giacomo (Diego Abatantuono) e la figlia, sono solo accennate e non trovano uno sviluppo compiuto, finendo per appesantire la narrazione invece di arricchirla.

Il cinema di Riccardo Milani

La vita va così Recensione Cinematographe.it

Milani resta un regista attento, lucido, e per certi versi politico: i suoi film sono sempre un mezzo per leggere il reale. I suoi primi esperimenti avevano regalato opere riuscite come La guerra degli Antò (1999), la doppietta Come un gatto in tangenziale (2017) e Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto (2021), fino al suo film più maturo, Un mondo a parte (2024).
Ne La vita va così, però, l’equilibrio tra commedia e dramma risulta meno riuscito: affidarsi troppo alla verve di attori come Aldo Baglio e Virginia Raffaele non permette al film di affondare davvero nelle questioni più profonde, quelle che da decenni relegano alcune zone della Sardegna al margine.

Va però riconosciuta la capacità del regista di valorizzare volti e caratteristi locali, restituendo un senso di autenticità genuina e preziosa. Da uno dei registi italiani più abili nel raccontare – attraverso la commedia – le idiosincrasie del nostro Paese, ci si aspettava forse qualcosa in più: una messa a fuoco più nitida del cuore del film, e un abbandono maggiore alla sua naturale empatia, capace di unire ironia e tenerezza in modo tagliente e universale.

La vita va così: valutazione e conclusione

Un film sincero, con un’anima forte e una materia narrativa interessante, ma che non sempre trova la misura giusta tra satira sociale e racconto umano. Rimane, comunque, un’opera coerente con lo sguardo civile di Milani, capace di riportare al centro l’Italia invisibile, quella che resiste.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3