Come un gatto in tangenziale 2: recensione del film con Paola Cortellesi e Antonio Albanese

Riccardo Milani rilancia al cinema la coppia composta da Paola Cortellesi e Antonio Albanese in un sequel che convince ancora più del primo film e che lascia molto più spazio all'emotività dei protagonisti.

A distanza di quattro anni dall’ultima volta, è pronta a tornare al cinema la banda composta da Paola Cortellesi, Antonio Albanese, le gemelle Alessandra e Valentina Giudicessa ed il regista Riccardo Milani. Ad accoglierli, questa volta, c’è un Italia diversa, ulteriormente ferita e spaccata rispetto a qualche anno fa, ma altrettanto desiderosa di sorridere e distrarsi. In fondo una risata è gratis e, solitamente, risulta accessibile a tutti, senza distinzioni sociali. Ecco perché Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto rappresenta ciò di cui da oltre un anno si aveva bisogno, ovvero la possibilità di tornare ad unirsi, un po’ come fa la Nazionale di calcio, per sorridere e lasciarsi andare ad un’ora e mezza di spensieratezza. Anche questa volta, però, il film offre al pubblico non solo risate ma anche la possibilità di imparare qualcosa e ragionare sulle tematiche drammatiche che, camuffate da commedia, trovano ampio spazio nell’opera.

Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, quando il sequel risulta anche più riuscito del film precedente

Come un gatto in tangenziale 2 - Cinematographe.it

Un dramma travestito da commedia, dicevamo. Ed infatti tutto inizia con Monica (Paola Cortellesi) che finisce in carcere per colpa delle sue sorelle gemelle, Pamela e Sue Ellen (Alessandra e Valentina Giudicessa). Suo figlio Alessio si è trasferito a Londra e lei non vuole che, al suo ritorno, il ragazzo la trovi dietro le sbarre. Le compagne di cella, allora, le suggeriscono di richiamare il suo ex, quella “specie di ministro” di Giovanni (Antonio Albanese) che, una volta scoperto che Monica è in carcere, corre in suo aiuto e riesce a far sì che la donna sconti la sua pena nella parrocchia di Don Davide (Luca Argentero). Da questo momento, una lunga serie di gag ed i soliti tormentoni ormai entrati nel linguaggio comune scandiscono la storia alla base di questo film, fatta di risate ma, questa volta più che mai, anche di emozioni genuine e pronte a far crollare definitivamente le insicurezze e i dubbi dei due protagonisti.

Nel 2017, Come un gatto in tangenziale ha rappresentato un successo clamoroso al botteghino. Dopo aver recitato insieme in Mamma e Papà, Paola Cortellesi e Antonio Albanese  sono tornati insieme sul grande schermo, conquistando definitivamente il pubblico e diventando, di fatto, una delle coppie più vincenti del cinema nostrano. Va da sé che questo sequel, Ritorno a Coccia di Morto, non doveva far altro che riproporre quanto di buono fatto nel primo film. In fondo, nel corso degli anni abbiamo visto, anche tramite il maestro del genere, Checco Zalone, come agli italiani piaccia che qualcuno gli mostri senza troppi fronzoli i loro difetti. Gli piace riconoscersi in ciò che vedono sullo schermo e, nel migliore dei casi, escono dalla sala consapevoli che in fondo, su certe cose, non è che ci sia poi così tanto da ridere e che non sia mai troppo tardi per migliorare se stessi.

Come un gatto in tangenziale fa proprio questo, ovvero evidenzia i difetti dei due fronti sociali in cui l’Italia è oggi divisa in maniera ancora più netta rispetto a quattro anni fa: periferia e alta società. In questo film, però, gli sceneggiatori scelgono di far emergere ancora di più anche i pregi di queste due realtà, del tipo “Ok, ora che avete riconosciuto i vostri difetti, ricordatevi anche che in fondo non è proprio tutto da buttare“. Uno scambio reciproco e continuo, a cui possono prendere parte anche gli spettatori: scoprire quanto, in certi casi, sia bella la diversità e quanto qualcosa che non sentiamo vicino al nostro stile di vita possa in realtà rappresentare una fonte a cui attingere per migliorare se stessi e ciò che ci sta intorno. Della serie, come diceva Pablo Picasso, “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, cogli l’occasione per comprendere“.

Monica e Giovanni, nel loro “grazie” reciproco c’è tutto il senso del film

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Monica e Giovanni sono l’emblema di questa differenza netta, che però è semplicemente frutto della realtà in cui sono nati e/o si ritrovano oggi a vivere. Lei è una sorta di Wonder Woman di borgata, che non ha bisogno dei soldi per aiutare chi le sta intorno. Si dimostra sempre risoluta e capace di intervenire rapidamente in soccorso degli altri senza chiedere nulla in cambio. Allo stesso tempo, lui vuole aiutare chi ha bisogno ma è abituato a farlo “a distanza”, con il denaro e con i suoi progetti a lungo termine che però le periferie non capiscono, ed infatti lo vedono come un nullafacente, proprio perché impossibilitati a “toccare” il frutto del suo operato.

Così diversi, insomma, eppure calamitati l’uno verso l’altro: le loro differenze abissali li dividono nella teoria ma nella pratica non riescono a rimanere lontani e nel nuovo film capiscono quanto in realtà la vita gli stia offrendo l’opportunità di crescere e migliorarsi, lasciandosi definitivamente alle spalle i pregiudizi. Non a caso, la scena più emozionante del film è quella in cui la coppia gira di notte in una Roma deserta: Giovanni vuole far vivere a Monica emozioni che non ha mai provato prima, facendole capire che certe bellezze non hanno un prezzo ed anche lei, che si sente spesso condannata a vivere nel disagio e nelle bruttezze, può goderne come tutti gli altri. Alla fine, però, è anche lui stesso a ringraziarla, per avergli ricordato la bellezza della semplicità, ed è proprio in quel grazie reciproco che ritroviamo il senso dell’intero film.

Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, la forza della condivisione dopo un anno di solitudini

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Ad arricchire ulteriormente il film, dal punto di vista della risate, sono poi i ruoli secondari: il personaggio di Luce (Sonia Bergamasco), ad esempio, è protagonista di un’evoluzione evidente rispetto al primo film. Anche lei era più brava con la teoria che con la pratica, invece stavolta la ritroviamo irresistibile, molto amica di Monica e pronta a non tirarsi indietro quando si tratta di “toccare” le diversità. Sempre per il gioco degli opposti che si attraggono, chissà che l’ex moglie di Giovanni non possa sentirsi improvvisamente attratta dall’ex compagno di Monica, Sergio (Claudio Amendola). Da segnalare poi le novità nel cast, il tanto “pio” Luca Argentero e Sarah Felberbaum, a cui è stato assegnato l’antipatico ruolo della compagna snob di Giovanni.

Insomma, gli sceneggiatori Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti sono riusciti anche questa volta a portare al cinema una commedia destinata a conquistare il grande pubblico. L’esame del “numero 2” è stato ampiamente superato e, considerato il finale del film, c’è da sperare nella realizzazione di un terzo capitolo, che magari mostri se e quanto gli ambienti altolocati di Giovanni riusciranno ad accettare Monica, così come la periferia ha fatto con lui. Un omaggio AL cinema, con tanto di citazioni a grandi classici del passato come Shining e Il settimo sigillo, e PER il cinema, come palesa la scelta di far uscire il film in un periodo in cui la gente ci pensa dieci volte prima di chiudersi in una sala cinematografica. Una sfida che solo un film così tanto amato avrebbe potuto accettare. Di certo, chi si è affezionato a Monica e Giovanni quattro anni fa non perderà l’occasione di scoprire come si evolve la loro storia: potrà così godersi un sequel che, per molti versi, è ancora più avvincente del primo film, in cui non esistono momenti morti e le risate sono garantite dall’inizio alla fine. Un’opera che rilancia un fenomeno cinematografico che sta durando ed è destinato a durare molto più di un gatto in tangenziale. Il film arriverà nelle sale in anteprima il 14 e 15 agosto, per poi uscire ufficialmente il 26 dello stesso mese.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8