The Hateful Eight: 15 curiosità sul western di Tarantino
Riscopriamo uno dei titoli più amati del grande cineasta
Uscito nel 2015, The Hateful Eight rappresenta uno dei film più complessi e ambiziosi di Quentin Tarantino. Ambientato nel gelido Wyoming post–Guerra Civile, è una storia di sospetto, inganno e violenza, che si svolge quasi interamente all’interno di un’unica stanza: l’emporio di Minnie. Con un cast corale e una fotografia imponente in 70mm, l’opera mescola il western con elementi di thriller, noir e giallo da camera. La genesi del film, tuttavia, è stata tutt’altro che lineare, e dietro la sua realizzazione si nascondono numerose curiosità e retroscena.
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1. La sceneggiatura rubata

Nel 2013 Tarantino annunciò il progetto, ma poco dopo fu costretto a interromperlo: la sceneggiatura era stata trafugata e diffusa online. Il regista, furioso, decise inizialmente di non girare più il film. Fu solo grazie all’insistenza degli attori del suo entourage che cambiò idea. Riscrisse intere sezioni della storia e organizzò una lettura pubblica con il cast a Los Angeles, evento che riaccese il suo entusiasmo e portò alla ripartenza delle riprese l’anno successivo.
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2. The Hateful Eight: la lettura pubblica a Los Angeles
Prima ancora di iniziare le riprese, Tarantino organizzò una serata di beneficenza all’Ace Hotel Theatre di Los Angeles. Davanti a oltre 1600 spettatori, il cast lesse per intero la sceneggiatura, fondendo cinema e teatro in un esperimento inedito. L’evento divenne un momento chiave nella lavorazione, influenzando il tono teatrale e la struttura quasi da pièce che caratterizzano il film.
3. Girato in Ultra Panavision 70mm

Per la prima volta dopo quasi cinquant’anni, Tarantino scelse di girare e distribuire il film in formato Ultra Panavision 70mm, un formato cinematografico ampio e rarissimo. La decisione nacque dal desiderio di esaltare i paesaggi innevati e di trasformare anche gli spazi interni in quadri visivi complessi. Il film debuttò in un numero limitato di sale nel Natale 2015, con proiezioni dotate di intermezzo e overture, come nei grandi classici del passato.
4. Il film più lungo della sua carriera
Con i suoi 187 minuti nella versione estesa, The Hateful Eight è il film più lungo di Quentin Tarantino. L’edizione speciale in 70mm includeva una breve introduzione musicale e una pausa a metà proiezione, proprio come nei film d’epoca. Successivamente Netflix ha pubblicato una versione in quattro episodi, rimontata dal regista stesso.
5. The Hateful Eight e l’omaggio a Sergio Leone

Durante le riprese Tarantino fece spesso riferimento allo stile visivo di Sergio Leone. In alcune inquadrature verticali, in particolare quelle con Kurt Russell e Jennifer Jason Leigh, il regista volle ricreare l’effetto dei classici western italiani, con prospettive ampie e un senso di immobilità tesa. Anche la musica di Morricone e l’uso del silenzio accentuano questo tributo.
6. L’influenza de La Cosa di John Carpenter
Prima di iniziare le riprese, Tarantino mostrò al cast La Cosa (1982) di John Carpenter. I due film condividono un ambiente gelido e isolato, il tema del sospetto e persino un protagonista comune: Kurt Russell. Anche le musiche di Ennio Morricone creano un legame diretto, dato che il compositore riutilizzò alcuni brani inediti scritti proprio per La Cosa.
7. Il ritorno di Ennio Morricone in The Hateful Eight

Morricone tornò a collaborare con Tarantino dopo Bastardi senza gloria, componendo una colonna sonora originale che mescola temi inediti a frammenti mai utilizzati in film precedenti. La musica contribuisce a creare una tensione crescente, quasi claustrofobica. Per questo lavoro, il maestro vinse l’Oscar, il Golden Globe e il BAFTA, a più di cinquant’anni dal suo debutto.
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8. Jennifer Jason Leigh e la chitarra distrutta
In una delle scene più note, Jennifer Jason Leigh canta accompagnandosi con una chitarra d’epoca del 1870. Kurt Russell, seguendo la sceneggiatura, avrebbe dovuto distruggerne una copia, ma per errore ruppe l’originale, un prezioso strumento prestato dal museo Martin. La reazione della Leigh, scioccata, è reale e rimasta nel film. Dopo l’incidente, la Martin Guitar Company decise di non prestare mai più strumenti per produzioni cinematografiche.
9. Un ruolo conteso

Per il personaggio di Daisy Domergue furono considerate attrici come Jennifer Lawrence, Hilary Swank, Geena Davis e Michelle Williams, ma alla fine la parte andò a Jennifer Jason Leigh. La sua interpretazione le valse una candidatura all’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista, confermando la scelta di Tarantino come una delle più riuscite della sua carriera recente.
10. Tim Roth al posto di Christoph Waltz in The Hateful Eight
Il ruolo di Oswaldo Mobray fu inizialmente pensato per Christoph Waltz, ma l’attore non era disponibile. Tarantino lo affidò allora a Tim Roth, che già aveva lavorato con lui in Le Iene e Pulp Fiction. Curiosamente, il personaggio si rivela poi essere Pete Hicox, un antenato di Archie Hicox, l’ufficiale interpretato da Michael Fassbender in Bastardi senza gloria, mantenendo così la continuità del “Tarantinoverse”.
11. Viggo Mortensen e il ruolo rifiutato

Il personaggio di Jody, fratello di Daisy Domergue, fu proposto a Viggo Mortensen, che però dovette rinunciare per altri impegni. Il ruolo finì a Channing Tatum, che accettò con entusiasmo la possibilità di apparire, seppur brevemente, in un film di Tarantino.
12. Il legame con Django Unchained
Nel film compaiono alcuni oggetti già visti in Django Unchained: la giacca verde di Django e la sella utilizzata da Samuel L. Jackson nella scena iniziale con i tre cadaveri. Sono piccoli dettagli voluti dal regista per creare un filo invisibile tra i suoi film ambientati nell’America del XIX secolo.
13. Le sigarette Red Apple in The Hateful Eight

Come in molti altri film di Tarantino, anche qui fanno la loro comparsa le sigarette “Red Apple”, marchio fittizio inventato dal regista. Nel caso del personaggio di Bob, di origine messicana, il pacchetto riporta l’etichetta “Manzana Roja”, la traduzione letterale in spagnolo, a testimoniare la cura dei dettagli anche nei particolari più ironici.
14. The Hateful Eight: un western da camera
Pur appartenendo al genere western, The Hateful Eight assume presto i tratti di un giallo e di un thriller claustrofobico. L’emporio di Minnie diventa una scena teatrale, dove ogni personaggio osserva, mente e trama contro gli altri. Tarantino volle che la tensione fosse palpabile anche visivamente, mantenendo spesso tutti i protagonisti nell’inquadratura, come in una partita a scacchi mortale. Il rimando a un certo tipo di cinema e letteratura è fin troppo palese.
15. Critiche, incassi e controversie

Con un budget di 44 milioni di dollari, il film ne incassò oltre 150 in tutto il mondo. Tuttavia, parte della stampa americana attribuì i risultati inferiori alle aspettative alle dichiarazioni del regista contro la brutalità della polizia statunitense, che alimentarono polemiche. Nonostante ciò, The Hateful Eight è oggi considerato uno dei lavori più maturi e formalmente ambiziosi di Tarantino.