Piros Zánkay su The Last Image: “sono sempre felice

La nostra intervista a Piros Zánkay, una delle voci più originali del cinema europeo, regista di The Last Image.

Un’opera intima e nostalgica, The Last Image della regista Piros Zánkay, che ha fatto il suo debutto in anteprima allo scorso Ortigia Film Festival, in un luogo che l’autrice descrive come profondamente significativo. “Per me è un’emozione enorme.” – ha raccontato – “Quando ho saputo che il film sarebbe stato presentato qui, ho sentito come se fosse un segno dell’universo. Ortigia è un posto affascinante, pieno di vita e di storia”.

The Last Image, che vede nel cast Katrine Eichberger e Levente Molnárè, segue la storia di Annelise (interpretata dalla Eichberger), una celebre pittrice berlinese malata terminale, che decide di rifugiarsi nella casa di campagna dove ha trascorso la sua ultima estate felice da adolescente. Lasciandoci guidare dal focus del film abbiamo chiesto alla regista a quale luogo e momento tornerebbe per essere felice.
“Parli della mia vita? In realtà, sono sempre felice.” – ha rispondo sorridendo – “Ho tanti luoghi e momenti che amo, ma credo di essere felice qui e ora. Ho molti ricordi belli, ma non ne sceglierei uno solo: sono grata per tutto ciò che ho vissuto”.

Piros Zánkay parla dell’idea alla base del film nella nostra intervista su The Last Image

Piros Zánkay su The Last Image cinematographe.it

Ci racconti perché hai deciso di raccontare questa storia?
“L’idea risale a circa quindici anni fa. È nata da un luogo reale e da un mio caro amico pittore, un artista tedesco. C’era una scena, in particolare, che avevo sempre in mente: quella in cui la ragazza beve insieme al gatto, e la madre le dice che si sarebbe uccisa per questo. Quella frase è rimasta impressa nella mia memoria, sapevo che doveva essere nel film. Quando poi ho avuto l’occasione di scrivere la sceneggiatura, sono partita proprio da quei due personaggi”.

Il film colpisce per la sua eleganza visiva. Anche se parla di un’artista, evita ogni eccesso e rimane sobrio, essenziale. Come hai lavorato sugli aspetti tecnici e sul cast?
“È una domanda complessa. Martin Szecsanov, il direttore del film, è una persona con cui ho già collaborato in altri progetti. Con lui c’è una grande sintonia: conosce bene il mio modo di lavorare e il linguaggio che voglio portare sullo schermo. Abbiamo girato in un luogo che ci appartiene ormai, familiare, quasi una seconda casa. Questo ci ha permesso di creare un’atmosfera autentica, intima. E poi c’è Katrin Eichberger, la protagonista: una presenza magnetica, capace di dare profondità e leggerezza al tempo stesso.”

Tra l’altro l’attrice ha avuto un ruolo centrale nella realizzazione del progetto, giusto?
“In realtà è stata lei a spingermi a iniziare a scrivere. Tutto è nato da una nostra conversazione: cercavamo qualcosa che potessimo fare insieme e da lì è arrivata l’idea. Durante la scrittura mi ha accompagnata passo dopo passo, mostrandosi sempre curiosa e partecipe e dandomi supporto. Devo molto al suo entusiasmo e alla fiducia che mi ha dato”.

the last image recensione cinematographe.it

Parlavi prima del lavoro con il direttore della fotografia Martin Szecsanov, cosa puoi dirci di più?
“Con Martin abbiamo realizzato insieme tutti i nostri progetti più amati. Forse i lavori più importanti li abbiamo fatti anche con altri, ma quelli che sentiamo davvero nostri, i preferiti, li abbiamo sempre girati insieme. Era naturale che collaborassimo anche per questo film. Mi piace moltissimo la sua visione, le immagini che è riuscito a creare e la sensibilità con cui ha raccontato la storia”.

The Last Image – Piros Zánkay parla della musica del film, arrivata per caso

Un altro incontro fondamentale è stato quello con Nicolas Arnaud, compositore francese che si è unito al progetto quasi per caso.
“Stavamo già girando quando ho ricevuto un’email da uno sconosciuto che aveva saputo del film. Mi scrisse che era un compositore e che avrebbe voluto creare la musica per noi. Gli risposi che non avevamo previsto una colonna sonora, ma lui mi mandò comunque un brano che aveva già composto ispirandosi alle immagini.
Ricordo che lo ascoltai in una giornata complicata di riprese, con il sole che calava troppo presto e un vento terribile. Appena ho messo gli auricolari, quella musica mi ha completamente catturato. Era perfetta. Da lì è nata una collaborazione intensa, durata per tutta la post-produzione. La sua musica si è evoluta insieme al montaggio, adattandosi ai movimenti e ai respiri del film. Ha fatto davvero un lavoro straordinario”.

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